giovedì 11 febbraio 2016

Aldo Moro, Accame: Varisco e quei mitra tenuti nel bagagliaio....

ALLA COMMISSIONE MORO 

Argomento: L’ipotizzata conoscenza anticipata di imminenti pericoli per la sicurezza di Aldo Moro, pag. 124 – 138 della relazione del 10 Dicembre 2015

Lo scrivente, autore del libro intervista “Moro si poteva salvare – 96 quesiti irrisolti sul caso Moro” a cura di Marilina Veca, si è ovviamente molto preoccupato della questione “preavvisi”, che potevano salvare l’On. Moro dal rapimento e i cinque agenti di scorta, dalla morte.
Lo scrivente ha letto con molto interesse la relazione provvisoria, con particolare riferimento al contenuto delle pagine da 124 a 138, sulla “L’ipotizzata conoscenza anticipata di imminenti pericoli per la sicurezza di Aldo Moro”, però non ha trovato alcun cenno a due preavvisi dell’attentato che ritiene di notevole importanza.
Il primo riguarda il preannuncio di cui riferì a suo tempo l’On. Luigi Cipriani (vedi il libro, “Quel Marx di San Macuto, di cui riporto le pag. 141-142), in cui mette in rilievo la notizia (che secondo l’On. Cipriani era assai affidabile) relativa ad una comunicazione pervenuta dal carcere di Matera, di un detenuto, Salvatore Senatore (il quale l’aveva a sua volta appresa da componenti delle BR).
Il secondo preavviso è stato reso noto, tra l’altro dal regista Giuseppe Ferrara, autore del film sull’attentato di Aldo Moro e dei libri “Misteri del caso Moro”, “Il caso Moro”, la lettera-comunicato del 2 marzo 1978, in cui si accenna con 14 giorni di anticipo all’attentato. Può darsi che questo preavviso sia comunque scaturito dal precedente dell’On. Cipriani.
Lo scrivente ritiene che questi due preavvisi siano particolarmente rilevanti.
Per quanto riguarda questo secondo preavviso, chi ha compilato la lettera/ordine di operazione del 2 marzo ’78 (e chi l’ha letta) avrebbero dovuto immediatamente comunicare a tutte le Autorità di sicurezza il preavviso, e l’esistenza del grave pericolo, che non riguardava solo l’On. Moro ma anche la scorta (che venne trucidata). È bene precisare che la scorta dipendeva dalla “Direzione delle scorte” affidata al Ten. Col. Antonio Varisco, il quale certamente avrebbe dovuto adottare provvedimenti - qualora fosse stato informato, per evitare che, addirittura, i mitra della scorta fossero conservati nel baule della macchina. Certo, se i mitra venivano conservati nel baule, questo doveva dipendere da un ordine, dato che proprio il capo scorta aveva allertato le Autorità di pericoli imminenti. E certamente non avrebbe di sua iniziativa lasciato le armi, a difesa di Moro e degli agenti stessi, nel baule.
Scarsissime, o praticamente inesistenti, almeno a quanto noto allo scrivente, sono le indagini su questo importantissimo aspetto riguardante la capacità difensiva della scorta.
Resta il rilevante interrogativo, che riguarda il fatto se vi furono comunicazioni alle varie autorità, sui preavvisi più sopra citati e quindi su come si comportò l’apparato di sicurezza. Certamente se i mitra fossero stati imbracciati dagli agenti della scorta, l’esito dell’attentato sarebbe stato ben diverso. E forse gli autori dell’attentato se avessero potuto prevedere una reazione armata, non avrebbero neppure messo in essere l’attentato stesso (forse, qualcuno aveva loro segnalato che i mitra erano custoditi nel baule e che quindi non poteva esserci un’adeguata reazione.
Lo scrivente non sa se vi siano state delle indagini nei riguardi del Ten. Col. Varisco per conoscere la sua interpretazione dei fatti, ma si permette di indicare questa esigenza informativa alla Commissione da Lei presieduta.
Il Ten. Col. Varisco morì per un attentato, il 13 luglio 1979, attentato del quale ancor oggi non si conoscono gli autori. Tra le ipotesi avanzate furono quella che l’attentato sia da addebitarsi alle BR, e quella che l’attentato sia da addebitarsi alla Banda della Magliana. In proposito, si sa che il Ten. Col Varisco, a parte l’incarico delle scorte, ha svolto numerosissimi altri incarichi. Tra l’altro, intervenne a via Gradoli, ed ha avuto numerosi incontri con molte personalità (vedi ad esempio quanto si legge nei libri del Senatore Flamigni e del Senatore Gotor).
Della questione si è occupata tempo fa anche la giornalista e scrittrice Marilina Veca, che scrisse anche un articolo sulla vicenda. Più recentemente si sono posti il quesito la giornalista e scrittrice Annamaria Turi, e la studiosa Tania Barbieri (Vipera), in una lettura in cui intravede la possibilità che una strategia “dall’alto” (magari da “una loggia in paradiso”) abbia ispirato la vicenda dell’attentato (con le gravi ripercussioni che ha avuto nel paese e nella sua storia).
Nel ringraziare per l’attenzione, Lei e la Commissione da Lei presieduta, le invio i più cordiali saluti.

Roma, lì 9 febbraio 2015
Falco Accame
Presidente Anavavaf
e Presidente Onorario CIVG
Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia

Vedi anche: Aldo Moro e la Banca d'Italia: il caso nel caso

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