ALLA COMMISSIONE MORO
Argomento: L’ipotizzata conoscenza
anticipata di imminenti pericoli per la sicurezza di Aldo Moro, pag. 124
– 138 della relazione del 10 Dicembre 2015
Lo scrivente, autore
del libro intervista “Moro si poteva salvare – 96 quesiti irrisolti sul
caso Moro” a cura di Marilina Veca, si è ovviamente molto preoccupato
della questione “preavvisi”, che potevano salvare l’On. Moro dal
rapimento e i cinque agenti di scorta, dalla morte.
Lo scrivente ha
letto con molto interesse la relazione provvisoria, con particolare
riferimento al contenuto delle pagine da 124 a 138, sulla “L’ipotizzata
conoscenza anticipata di imminenti pericoli per la sicurezza di Aldo
Moro”, però non ha trovato alcun cenno a due preavvisi dell’attentato
che ritiene di notevole importanza.
Il primo riguarda il
preannuncio di cui riferì a suo tempo l’On. Luigi Cipriani (vedi il
libro, “Quel Marx di San Macuto, di cui riporto le pag. 141-142), in cui
mette in rilievo la notizia (che secondo l’On. Cipriani era assai
affidabile) relativa ad una comunicazione pervenuta dal carcere di
Matera, di un detenuto, Salvatore Senatore (il quale l’aveva a sua volta
appresa da componenti delle BR).
Il secondo preavviso è stato
reso noto, tra l’altro dal regista Giuseppe Ferrara, autore del film
sull’attentato di Aldo Moro e dei libri “Misteri del caso Moro”, “Il
caso Moro”, la lettera-comunicato del 2 marzo 1978, in cui si accenna
con 14 giorni di anticipo all’attentato. Può darsi che questo preavviso
sia comunque scaturito dal precedente dell’On. Cipriani.
Lo scrivente ritiene che questi due preavvisi siano particolarmente rilevanti.
Per quanto riguarda questo secondo preavviso, chi ha compilato la
lettera/ordine di operazione del 2 marzo ’78 (e chi l’ha letta)
avrebbero dovuto immediatamente comunicare a tutte le Autorità di
sicurezza il preavviso, e l’esistenza del grave pericolo, che non
riguardava solo l’On. Moro ma anche la scorta (che venne trucidata). È
bene precisare che la scorta dipendeva dalla “Direzione delle scorte”
affidata al Ten. Col. Antonio Varisco, il quale certamente avrebbe
dovuto adottare provvedimenti - qualora fosse stato informato, per
evitare che, addirittura, i mitra della scorta fossero conservati nel
baule della macchina. Certo, se i mitra venivano conservati nel baule,
questo doveva dipendere da un ordine, dato che proprio il capo scorta
aveva allertato le Autorità di pericoli imminenti. E certamente non
avrebbe di sua iniziativa lasciato le armi, a difesa di Moro e degli
agenti stessi, nel baule.
Scarsissime, o praticamente inesistenti,
almeno a quanto noto allo scrivente, sono le indagini su questo
importantissimo aspetto riguardante la capacità difensiva della scorta.
Resta il rilevante interrogativo, che riguarda il fatto se vi furono
comunicazioni alle varie autorità, sui preavvisi più sopra citati e
quindi su come si comportò l’apparato di sicurezza. Certamente se i
mitra fossero stati imbracciati dagli agenti della scorta, l’esito
dell’attentato sarebbe stato ben diverso. E forse gli autori
dell’attentato se avessero potuto prevedere una reazione armata, non
avrebbero neppure messo in essere l’attentato stesso (forse, qualcuno
aveva loro segnalato che i mitra erano custoditi nel baule e che quindi
non poteva esserci un’adeguata reazione.
Lo scrivente non sa se vi
siano state delle indagini nei riguardi del Ten. Col. Varisco per
conoscere la sua interpretazione dei fatti, ma si permette di indicare
questa esigenza informativa alla Commissione da Lei presieduta.
Il
Ten. Col. Varisco morì per un attentato, il 13 luglio 1979, attentato
del quale ancor oggi non si conoscono gli autori. Tra le ipotesi
avanzate furono quella che l’attentato sia da addebitarsi alle BR, e
quella che l’attentato sia da addebitarsi alla Banda della Magliana. In
proposito, si sa che il Ten. Col Varisco, a parte l’incarico delle
scorte, ha svolto numerosissimi altri incarichi. Tra l’altro, intervenne
a via Gradoli, ed ha avuto numerosi incontri con molte personalità
(vedi ad esempio quanto si legge nei libri del Senatore Flamigni e del
Senatore Gotor).
Della questione si è occupata tempo fa anche la
giornalista e scrittrice Marilina Veca, che scrisse anche un articolo
sulla vicenda. Più recentemente si sono posti il quesito la giornalista e
scrittrice Annamaria Turi, e la studiosa Tania Barbieri (Vipera), in
una lettura in cui intravede la possibilità che una strategia
“dall’alto” (magari da “una loggia in paradiso”) abbia ispirato la
vicenda dell’attentato (con le gravi ripercussioni che ha avuto nel
paese e nella sua storia).
Nel ringraziare per l’attenzione, Lei e la Commissione da Lei presieduta, le invio i più cordiali saluti.
Roma, lì 9 febbraio 2015
Falco Accame
Presidente Anavavaf
e Presidente Onorario CIVG
Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia
Vedi anche: Aldo Moro e la Banca d'Italia: il caso nel caso
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