mercoledì 14 aprile 2021

LA PREPARAZIONE DEL COLPO DI STATO

Da: Edward Luttwak,  TECNICA DEL COLPO DI STATO, 1968. 

 

CAPITOLO QUARTO


LA PREPARAZIONE DEL COLPO DI STATO



... anche le barricate, in apparenza un elemento meccanico

della sollevazione, rivestono importanza, in realtà,

soprattutto come forza morale ...”

LEV D. B. TROTSKIJ


NELLE prime ore del mattino del 23 aprile 1961, elementi del 1° reggimento paracadutisti della legione straniera si impadronirono dei punti chiave della città di Algeri, in nome dei generali Challe, Zeller, Jouhaud e Salan. I quattro generali, a causa del loro prestigio personale e della loro posizione nella gerarchia francese, riuscirono a imporsi rapidamente sul comando militare locale e incominciarono a estendere la loro autorità su tutte le forze armate d'Algeria. In quel momento, il governo de Gaulle stava iniziando trattative con i nazionalisti algerini, e i generali erano decisi a sostituire de Gaulle con un capo che portasse la guerra fino alla sua conclusione vittoriosa. Le forze armate francesi in Algeria erano di gran lunga più potenti di quelle dislocate in Francia e in Germania e i quattro generali speravano che. una volta affermata la loro autorità, avrebbero potuto facilmente assumere il controllo effettivo del governo francese. In fin dei conti, lo stesso de Gaulle era salito al potere dopo un episodio analogo nel maggio del 1953 e sembrava che non si frapponesse alcun ostacolo importante a una riuscita seconda edizione del famoso treize mai.

Quando i quattro generali fecero alla radio la loro dichiarazione sull'Algeria, i reggimenti paracadutisti coloniali l 14° e 18" passarono dalla parte del colpo di Stato. Alcune unità di fanteria e delle truppe da sbarco e gran parte dell'aviazione militare rimasero fedeli a de Gaulle (come nel maggio del 1958 erano rimaste fedeli alla quarta repubblica), ma la maggior parte delle forze armate in Algeria furono attcntistc. a Aspetta e sta' a guardare », è l" atteggiamento che di solito favorisce un colpo ùi Stato e, quando il generale Henri de Pouilly spostò il proprio quartier generale da Orano a Tlemcen, per evitare di dover scegliere tra battersi e unirsi al colpo di Stato, stava favorendo obiettivamente quest'ultimo.

I quattro generali sembravano essere sull'orlo della vittoria. La decisa popolazione pieds-noirs dell'Algeria era al cento per cento con loro. Le potenti unità paracadutisti fornivano loro una forza di intervento formidabile e la maggior parte delle forze armate o si era schierata con essi o rimaneva neutrale. Anche le forze fedeli a de Gaulle non facevano attivamente nulla per opporsi al colpo di Stato.

Mentre i capi di quest'ultimo incominciavano a assicurarsi appoggi, il ministro della Guerra francese si trovava in visita nel Marocco; Maurice Papon, capo della polizia di Parigi, era in vacanza; Debré, primo ministro e principale difensore del regime, era indisposto; in quanto a de Gaulle, egli stava ospitando il presidente del Senegal, Senghor. Altri ministri si trovavano nella stessa Algeri e furono prontamente catturati e trattenuti, insieme ad altri rappresentanti del presidente. Tutto stava ad attestare che il colpo di Stato avrebbe ottenuto una rapida vittoria, ma tuttavia, pochi giorni dopo. il generale Challe veniva portato in aereo a Parigi per un eventuale processo e la prigionia, mentre Salan e gli altri fuggivano nell'interno, diretti verso l'esilio o la cattura, e il reggimento paracadutisti della legione straniera si ritirava nei suoi accantonamenti cantando ]e ne regrette rien di Edith Piaf, sebbene i suoi ufficiali fossero agli arresti e l'unità stesse per essere sciolta.

Perché falli il colpo di Stato? Forse la ragione principale fu il fatto che i quattro generali avevano trascurato nel modo più assoluto le « forze politiche,. e consentito al potere immediato delle forze armate di oscurare il ruolo alquanto meno immediato, ma in ultimo decisivo, che esse avrebbero potuto avere. Nel colpo di Stato gollista del maggio del 1958, l'azione dei militari e della popolazione di Algeri era stata appoggiata dall'infiltrazione gollista della burocrazia statale e dalla costante corrosione della volontà di altri gruppi politici di opporsi alla dissoluzione della quarta repubblica. Questa volta i generali avevano semplicemente ignorato i civili.

De Gaulle parlò alla televisione e chiese l'appoggio

del popolo: “Françaises, Français, aidez-moi”. Debré, che Io seguì sullo schermo, fu più specifico: “Andate... agli aeroporti... e convincete i soldati che sono stati fuorviati …”. Incominciò inoltre a armare una milizia tratta dalle file del partito gollista. Quel che più conta, le organizzazioni sindacali, la comunista (CGT), la democristiana (CFTC) e le Force Ouvrière si schierarono tutte con il governo, mentre la maggior parte dei partiti politici faceva altrettanto; il movimento dei cattolici di sinistra incominciò a organizzare scioperi bianchi in Algeria; e, in genere, quasi tutte le forze organizzate della società francese intervennero e si rifiutarono di accettare l'autorità degli organizzatori del colpo di Stato.

Le conseguenze di questo rifiuto furono decisive; la maggior parte dell'elemento “aspetta e sta' a guardare” nelle forze armate smise di aspettare e si dichiarò a favore di de Gaulle, e questa fu la fine del colpo di Stato.

Riusciremo a evitare di ripetere l'errore cruciale commesso dai generali soltanto se potremo neutralizzare le forze politiche efficacemente come quelle militari.

Il potere politico immediato è sempre concentrato nel governo ùel paese, ma in ogni paese e con ogni sistema politico vi saranno gruppi al di fuori del governo (e anche al di fuori della politica ufficiale) i quali avranno anch'essi un potere politico. La loro forza deriva dalla capacità di influenzare gruppi particolari di votanti (come nelle società democratiche) o dal controllo di certe organizzazioni che contano nella vita politica del paese. Che questi gruppi, da noi denominati « forze politiche », siano gruppi di pressione, partiti politici o altre associazioni, non riveste una grande importanza. Quello che conta è la loro capacità di partecipare alla formazione del governo e, in seguito, di influenzarne le decisioni. La natura delle forze che contano nella vita politica di un particolare paese rispecchierà la struttura della sua società e della sua economia e dipenderà inoltre dal particolare contesto del processo decisionale.

Se ad esempio ci si chiedesse di elencare le forze più importanti della vita politica inglese, potremmo compilare il seguente elenco (alquanto convenzionale):

- i due maggiori partiti politici

- il congresso dei sindacati e certi sindacati importanti

- la confederazione dell'industria inglese

- il complesso dei dirigenti della burocrazia e degli accademici

- la City e le sue società anonime

- la stampa

Ma se ci si chiedesse di isolare i gruppi che conterebbero in una decisione di politica estera a proposito, ad esempio, del Medio Oriente, compileremmo un elenco completamente diverso:

- le due più importanti società petrolifere inglesi o in parte inglesi

- il gruppo filo-arabo negli ambienti del Foreign Office e accademici

- le organizzazioni centrali degli ebrei inglesi

_____________________________________________________________

TABELLA 10


I gruppi che influenzerebbero la politica americana

nel Medio .Oriente

Partecipanti ufficiali e non ufficiali

_____________________________________________________________

Partecipanti ufficiali

_____________________________________________________________

- il presidente e i suoi collaboratori della Casa Bianca

- il dipartimento di Stato

- il Pentagono

- la CIA (come fonte di informazioni)

- i comitati chiave del Congresso

______________________________________________________________

Partecipanti non ufficiali

______________________________________________________________

a) società petrolifere con interessi petroliferi nel Medio Oriente (cercano di tutelare ed estendere i loro interessi e pertanto favoriscono la comprensione e la simpatia per quanto concerne le aspirazioni e le politiche arabe)

b) società petrolifere con interessi esclusivamente interni (sono favorevoli al perpetuarsi dell'attuale politica mirante a escludere il petrolio straniero dal mercato degli Stati Uniti e sono pertanto ostili a ogni riavvicinamento generale tra Stati Uniti e Paesi arabi)

c) altre industrie produttrici di energia (anch'esse ostili a ogni rilassamento degli attuali controlli sulle importazioni negli Stati Uniti di petrolio straniero a buon mercato)

d) uomini politici nelle cui circoscrizioni elettorali esiste una considerevole popolazione ebraica (costoro adottano logicamente un atteggiamento fìlo-israeliano nelle votazioni al Congresso e pronunciano appropriati discorsi)

e) organizzazioni pro-sioniste dell'ebraismo americano

f) il Consiglio americano per il giudaismo (questo organismo è anti-sionista e si oppone agli elementi filo-israeliani)

g) enti accademici particolarmente interessati agli studi sugli arabi o sul Medio Oriente (si identificano di solito con i punti di vista arabi e cercano simpatizzanti delle richieste arabe)

_________________________________________________________________

In una società sofisticata, con la sua complessa struttura industriale e sociale, vi sono centinaia di organizzazioni che, qualunque sia il loro scopo principale, agiscono inoltre come gruppi di pressione e tentano di influenzare le decisioni politiche in modo da tutelare gli interessi dei loro membri. Queste organizzazioni rifletteranno, con i loro atteggiamenti divergenti, la diversità di una società complessa. Nei paesi economicamente retrogradi, però, la struttura della società è più semplice e ogni conflitto di interessi, sebbene altrettanto forte, viene sfruttato in un campo più limitato e con un minor numero di partecipanti. In Africa, a sud del Sahara, i gruppi religiosi sono in genere frazionati e apolitici e, ove la comunità commerciale locale è ancora relativamente piccola e debole, le maggiori forze politiche sono limitate a pochi raggruppamenti:

- gruppi tribali e altri gruppi etnici

- sindacati

- associazioni di studenti c di laureati

- funzionari dello Stato e ufficiali delle forze armate

- gli attivisti del partito politico dominante

In gran parte dell'Africa occidentale si dovrebbe aggiungere l'associazione dei commercianti dei mercati locali e, nelle zone settentrionali, le tradizionali strutture della leaùcrship musulmana. In Asia, i gruppi religiosi e i loro capi dovrebbero essere aggiunti all'elenco e in taluni paesi (come Formosa, Thailandia, Corea del Sud e Hong Kong) la classe commerciale locale riveste una certa importanza. Mancano da tutti gli elenchi gli interessi commerciali stranieri, che possono avere un ruolo importante o addirittura dominante, ma che rappresentano un problema particolare, già trattato nel capitolo secondo. Tuttavia, quali che siano i gruppi che dominano la scena politica nel nostro paese bersaglio in tempi normali, le particolari circostanze del colpo di Stato significano che soltanto alcuni elementi tra essi rivestiranno importanza per noi.

Le forze politiche possono intervenire contro il colpo di Stato in due modi:

a) possono chiamare a raccolta e spiegare le masse, o una parte delle masse, contro il nuovo governo;

b) possono manipolare mezzi tecnici da esse controllati, allo scopo di opporsi al consolidamento del nostro potere.

L'azione dei capi individuali, politici, religiosi, etnici o intellettuali, che potrebbero avvalersi contro di noi della struttura del loro partito o della loro comunità, costituisce un esempio del primo tipo di intervento; uno sciopero del personale del servizio radiotelevisivo è un esempio del secondo tipo. Uno sciopero generale assocerebbe, in effetti, entrambi i tipi di intervento.


NEUTRALIZZAZIONE DELLE FORZE POLITICHE IN GENERALE

La politica, come l'economia, ha la sua infrastruttura. Così come l'industria e il commercio richiedono uno sfondo di infrastrutture come le strade, i porti e le fonti di energia, l'azione politica diretta richiede certe infrastrutture tecniche. La mobilitazione dell'opinione pubblica francese, che ebbe luogo durante il tentativo di colpo di Stato in Algeria e che fu la causa principale del suo insuccesso, non sarebbe stata possibile senza l'impiego di tutta una gamma di infrastrutture tecniche. Il governo fece appello alla pubblica opinione mediante i mass media, in particolare i servizi radiofonici e televisivi; i sindacati e altre organizzazioni coordinarono l'agitazione dei loro iscritti mediante una rete di diramazioni collegate con il comando centrale per mezzo dei servizi pubblici di telecomunicazioni; infine, le dimostrazioni di massa non avrebbero potuto aver luogo senza l'impiego di mezzi di trasporto pubblici e privati.

La nostra neutralizzazione generale delle forze « politiche » verrà condotta nei termini di questa infrastruttura. Ci impadroniremo, mantenendole, di quelle infrastrutture che saranno necessarie ai nostri scopi, mettendo temporaneamente fuori uso le altre. Se i mezzi di comunicazione c il sistema di trasporti sono sotto il nostro controllo, o per lo meno non funzionano, la minaccia potenziale posta dalle « forze politiche » sarà in vasta misura neutralizzata; i capi del governo ante-colpo di Stato saranno arrestati, in quanto fanno parte dell'infrastruttura e sarebbero probabilmente le maggiori fonti di ispirazione di ogni opposizione al colpo di Stato. [1]

Neutralizzeremo in particolare alcune forze politiche identificando e isolando la loro leadership e smembrandone l'organizzazione; ciò si renderà necessario soltanto per quelle forze che siano sufficientemente elastiche e militanti per intervenire contro di noi anche se l'infrastruttura sarà stata neutralizzata.

Entrambe le forme di neutralizzazione implicheranno la scelta di determinati obiettivi che saranno catturati o posti fuori uso da squadre [2] formate con quelle forze dello Stato che avremo completamente sovvertito o, secondo la nostra terminologia, incorporato.

A meno che il nostro paese bersaglio sia particolarmente piccolo e abbia una struttura fisica e politica particolarmente semplice, il suo sistema di governo sarà complesso, le sue infrastrutture materiali saranno estese e le sue forze politiche saranno molte di numero, mentre la loro capacità di intervento potrà essere difficile a prevedersi.

Incominceremo, pertanto, analizzando la leadership governativa allo scopo di stabilire quali personalità dovranno essere isolate per la durata della fase attiva del colpo di Stato e quali potranno essere ignorate senza pericoli. Subito dopo, studieremo le infrastrutture materiali e sceglieremo quelle che, con ogni probabilità, rivestiranno importanza durante il colpo di Stato, allo scopo di predisporre la loro cattura o neutralizzazione. Infine. studieremo la probabile natura di quelle forze politiche che potrebbero ancora conservare un certo grado di capacità di intervento dopo le nostre misure « generali », in modo da essere pronti alla loro neutralizzazione individuale.


LE PERSONALITÀ DEL GOVERNO

Per guanto il nostro colpo di Stato possa essere attuato senza spargimento di sangue, per quanto progressisti e liberali possano essere i nostri scopi. dovremo ugualmente isolare alcuni singoli individui durante, e immediatamente dopo, la sua attuazione. Di essi, il gruppo più importante sarà quello formato dalle figure più eminenti del regime ante-colpo di Stato o, in altri termini, dai leader del governo e dai loro stretti collaboratori, sia che essi siano ufficialmente uomini politici o no. I componenti del gabinetto formeranno un gruppo alquanto numeroso, da dieci a cinquanta persone: aggiungendo i loro collaboratori e i loro intimi consiglieri, alcuni dei quali potrebbero organizzare un'opposizione contro di noi, potremmo arrivare facilmente a un numero di persone quattro o cinque volte superiore. Oltre a essere scomodamente numeroso, questo gruppo sarà inoltre particolarmente deciso e pericoloso. La reputazione personale, la prestanza e l'autorità dei suoi componenti potrebbero essere tali da consentire loro di chiamare a raccolta contro di noi le forze disorganizzate dello Stato o le masse organizzate; potrebbero inoltre consentire a questi uomini di imporre la loro volontà alla squadra inviata a catturarli, tramutando quelli che sarebbero dovuti essere i catturatori in alleati. Il generale Challe, ad esempio, era considerato il patron dai sottufficiali dell'esercito francese in Algeria, e anche dopo il completo insuccesso del suo tentativo di colpo di Stato, il governo di Parigi non poté affidarlo a una scorta militare durante il viaggio verso la Francia e l'arresto e dovette ricorrere alle CRS [3] che non erano mai state sottoposte alla sua autorità militare. In fin dei conti, se un giovane soldato che agisce al di fuori delle sue mansioni familiari si trova di fronte a una personalità politica tutto il comportamento della quale è calcolato in modo da indurre la gente a ubbidirla, è difficile essere assolutamente certi che eseguirà gli ordini c non i contrordini che potrebbero essergli impartiti.

Il gran numero di persone da fermare e i loro possibili effetti di « radiazione » lasciano capire che le squadre inviate a arrestarle dovrebbero essere al contempo numerose e ben selezionate. Poiché le nostre risorse saranno limitate, questo a sua volta significherà che dovremo accentrare i nostri sforzi sui personaggi più importanti nell'ambito del gruppo, riservandoci di arrestare gli altri quando i nostri mezzi saranno stati potenziati dall'adesione dell'elemento “aspetta e sta' a guardare”. Non possiamo arrestare tutti coloro che possono costituire un eventuale pericolo, ma dobbiamo essere certi di trarre in arresto gli uomini realmente pericolosi, vale a dire le figure chiave della leadership, le quali possono o non possono venire prime nell'ordine di precedenza ufficiale.

La struttura formale del governo può essere suddivisa in due grandi categorie (come risulta dalla tabella 11): il tipo “presidenziale”, in cui il capo dello Stato è anche colui che prende le maggiori decisioni (come negli Stati Uniti, in Francia e in quasi tutti gli Stati afro-asiatici), e il tipo “primo-ministeriale”, in cui il capo dello Stato ha in vasta misura doveri simbolici o cerimoniali, mentre le vere decisioni vengono prese a un livello teoricamente più basso (come in Inghilterra, in India e in quasi tutta l'Europa, nonché nell'URSS).

 


Una terza scelta, che non è affatto una struttura, ma il diniego di una struttura, piuttosto. è la forma di governo dell' “uomo forte”. L’ “uomo forte” può non essere un primo ministro e addirittura può non rivestire alcuna posizione ufficiale, ma governa elettivamente avvalendosi del gruppo politico ufficiale come di un paravento. Questo tipo di regime viene a determinarsi quando l'apparato dello Stato è indebolito a tal punto che soltanto il capo di qualche unità delle forze armate o della polizia è in grado di controllare la situazione e di restare al potere. Se questa persona è sia pur minimamente accettabile come capo politico, può assumere la carica formale e divenire anche il capo visibile del governo. Aùd el-Nasser in Egitto e Reza Scià (il padre dell'attuale scià di Persia) riuscirono entrambi in ciò dopo un breve periodo di transizione, ma talora possono esservi ragioni razziali o religiose che impediscono all' “uomo forte” di salire a una posizione ufficiale. L'uomo che domina le baionette può essere totalmente inaccettabile come figura politica, ma può ugualmente governare in modo indiretto manovrando i capi ufficiali che egli tiene sotto controllo mediante la sanzione ultima del ricorso alla forza.

Quando, agli inizi del 1966, il governo siriano formato dall'ala moderata del partito B'aath, diretto da Miche! Aflak, Salah Bitar e dal capo militare Hafez, fu rovesciato da una fazione di estrema sinistra del partito, la nuova leadership constatò che, pur controllando l'esercito c il paese, non poteva governare apertamente. Gli ufficiali dell'esercito che avevano diretto questo recente colpo di Stato erano troppo giovani, troppo sconosciuti e, soprattutto, si trattava di alawiti. Salah Jadid, il loro capo, è un uomo tetro e capo che destava timore e odio tra quella piccola parte del pubblico dalla quale era conosciuto; e, fra tutte le comunità della Siria, quella degli alawiti è la meno prestigiosa. Ai tempi coloniali, i francesi avevano reclutato quasi tutte le loro forze di repressione, le Troupes Spéciales du Levant, tra le comunità della minoranza, soprattutto tra gli alawiti, e avevano concesso alla regione alawita nella Siria settentrionale una forma di autonomia, allo scopo (o così affermarono i nazionalisti) di spezzare l'unità nazionale siriana. Dopo l'indipendenza, la comunità sunnita, che aveva la maggioranza, considerò gli alawiti dei rinnegati e l'opinione pubblica avrebbe accettato soltanto con difficoltà un capo dello Stato alawita.

Salah Jadid sormontò questa difficoltà nominando tutti i ministri del gabinetto dopo averli scelti accuratamente in modo da arrivare a un equilibrio tra le varie comunità, pur riservando il potere di prendere le vere decisioni a un gruppo separato, il Consiglio rivoluzionario nazionale, presieduto da lui stesso. Cosl, sebbene la Siria abbia un presidente (Nureddin al-Atassi), un primo ministro (Yussef Zwaycn) e un ministro degli Esteri (Ibrahim Makhus). tutte le decisioni politiche importanti sono prese da Jadid; i ministri si recano all'estero per visite ufficiali, pronunciano i discorsi pubblici e appaiono in tutte le pubbliche cerimonie, ma il potere non è nelle loro mani.

Il governo dei paesi “socialisti” è ufficialmente un governo di partito, ma tende a tramutarsi in uno dei due altri tipi; nella forma originaria, il reale potere politico è accentrato nel Comitato centrale o in qualche più alto consesso del partito, come indica la figura l.

 

Una volta escluse le figure puramente cerimoniali, il numero delle persone alle quali occorre ancora provvedere sarà ridotto e possiamo ridurlo ulteriormente applicando il nostro criterio del breve intervallo di tempo. Il ministro della Pianificazione economica può essere una figura cruciale del governo, la sua posizione come tecnocrate può essere inattaccabile. eppure egli può non essere in grado di schierare l'opinione pubblica contro di noi, oppure di affermare la propria autorità sulle forze armate. La natura drammatica del colpo di Stato ridurrà la vita politica alla sua ultima possibilità di difesa, la forza pura, e noi ci dedicheremo a quei personaggi del governo che potrebbero ricorrere alla forza. Le ovvie personalità saranno pertanto:

a) il ministro degli Interni e i suoi collaboratori (che controllano la polizia);

b) il ministro della Guerra e i suoi collaboratori {che controllano le forze armate);

c) i capi dei partiti (se esiste una milizia di partito);

d) il primo ministro o un altro personaggio centrale {che coordina tutti costoro).


Dobbiamo tener presente che, per vari motivi, i personaggi del governo possono non sempre essere quello che sembrano. Possiamo scoprire che il ministro dell'Istruzione, in apparenza innocuo, controlla una importante milizia di studenti, o il ministro del Lavoro una potente milizia di operai. Quel che più conta, il potere effettivo può essere nelle mani di un particolare gruppo di ministri i quali, tra loro, controllano i mezzi di coercizione dello Stato. Così, il governo cecoslovacco. tra le elezioni del maggio 1946 e l'ultima presa del potere comunista nel febbraio del 1948, fu una coalizione di tutti i partiti “democratici”, ma i ministri comunisti che ne facevano parte monopolizzavano in realtà le vere fonti del potere mediante il controllo dei mezzi di coercizione. L'esistenza di un gruppo la cui alleanza trascende l'ordinamento formale del governo è illustrata nella figura 2.

 

In questo caso particolare, sui diciotto componenti del governo, il primo ministro, i ministri della Guerra, del Lavoro, dell'Istruzione e i sottosegretari di Stato per l'esercito e la polizia formano uno speciale consiglio interno che ha in realtà le redini del potere.

Il processo di selezione sin qui discusso dovrebbe portare alla classificazione delle personalità del regime ante-colpo di Stato in tre categorie:


LE FIGURE CERIMONIALI

Esse non saranno arrestate. Se il capo dello Stato gode di una grande popolarità, si dovrebbe impiegarlo come un simbolo di continuità che ci aiuterà a stabilire il nostro legittimo diritto, purché possa essere manovrato senza pericoli e costretto a interpretare questo ruolo. Le altre figure cerimoniali di minore importanza possono essere semplicemente ignorate.


IL «CONSIGLIO INTERNO» E COLORO CHE CONTROLLANO l MEZZI DI COERCIZIONE

Questo piccolo gruppo può essere « fermato » e tenuto in isolamento fino a quando la nostra autorità non sia stata sicuramente affermata. A parte i ministri delle Forze armate, eccetera, ogni ministro che goda di una particolare popolaripersonale dovrebbe essere incluso in questa categoria.


GLI ALTRI MINISTRI E l PlÙ ALTI FUNZlONARI DELLO STATO

Questo gruppo più numeroso dovrebbe essere suddiviso in. sottogruppi con un ordine di precedenza, per passarli nella categoria precedente man mano che le nostre risorse aumentino o si rendano disponibili una volta portati a termine i compiti più urgenti.


PERSONALITÀ ESTRANEE AL GOVERNO

Il peso politico di un individuo in ogni comunità politica su vasta scala rivestirà importanza, di solito, soltanto nell'ambito di una organizzazione che egli diriga o manovri. È talora possibile che un individuo acquisti importanza politica identificandosi con una ideologia o un atteggiamento in cui una parte significativa del pubblico crede. Kossuth, il capo del movimento nazionale ungherese nella rivoluzione del 1848-49, era un poeta di professione e non aveva alle proprie spalle alcun apparato di partito, ma disponeva di un potere considerevole perché le masse (per lo meno nelle città) identificavano la sua persona con il nazionalismo ungherese. Gandhi, che agì quasi sempre al di fuori dell'apparato di partito del Congresso, conquistò anch'egli il potere personale perché per molti indiani personificava il nazionalismo. La lontananza nel tempo di questi esempi lascia capire come simili figure siano assai rare e, se per caso ve ne fosse una nel paese bersaglio, si dovrebbe trattarla alla stessa stregua delle personalità ufficiali del governo.

 

 

INFRASTRUTTURE MATERIALI

I MASS MEDIA

Il controllo del flusso di informazioni che scorre dal centro del potere politico sarà la nostra arma più importante nell'imporre la nostra autorità dopo il colpo di Stato; per conseguenza, impadronirci dei principali mezzi di comunicazione di massa costituirà un compito di importanza cruciale. Una, anche se soltanto una sola fra tante, delle cause dell'insuccesso del controcolpo di Stato del re di Grecia alla fine del 1967, consistette nella sua impossibilità di comunicare con le masse, di persona e altrimenti. Quando radio Larissa diffuse i messaggi del re, essi pervennero soltanto a una frazione della popolazione; la trasmittente era debole e la lunghezza d'onda insolita; anziché rappresentare la voce tonante dell'autorità, la dichiarazione assunse la forma tecnica di una debole invocazione di aiuto. Non dobbiamo commettere un analogo errore.

A causa del breve intervallo di tempo durante il quale il colpo di Stato viene attuato e a causa del probabile sfondo sociale del nostro paese bersaglio, la stampa non deve costituire un obiettivo principale; affermeremo la nostra autorità su di essa dopo il colpo di Stato, così come per quanto concerne tutti gli altri aspetti della vita della nazione. Inevitabilmente, la stampa può avere un ruolo soltanto marginale nei paesi in cui l'analfabetismo è molto diffuso; e in ogni caso è il servizio radiotelevisivo a essere soprattutto associato con la voce del governo. I seguenti approssimati dati comparativi relativi al mondo arabo dimostrano l'importanza dei diversi mezzi di comunicazione in una parte del terzo mondo.

_____________________________________________________________

TABELLA 12

Mezzi di comunicazione alla metà del 1967

nel Medio Oriente e nell'Africa settentrionale [4]

circolazione stimata dei quotidiani 1.500.000

numero stimato dei televisori 1.000.000

numero stimato degli apparecchi radio 7.000.000

______________________________________________________________


Anche questi dati sottovalutano l'importanza degli apparecchi radio e dei televisori. perché mentre le cifre relative alla stampa si riferiscono alla circolazione, vale a dire al presunto numero di lettori, anziché alle copie vendute, gli apparecchi radio e i televisori hanno un pubblico molto più vasto, anche tra i gruppi più poveri, in quanto in ogni caffè ve n'è uno. Due sono i problemi relativi alla radio e alla televisione dal nostro punto di vista: a) vi sono spesso molti servizi di diffusione con i relativi impianti, e b) è molto difficile impadronirsene. In taluni paesi, ove la situazione della sicurezza interna è precaria, la radio governativa è custodita in modo massiccio, ma anche dove le cose non stanno in questo modo, non è facile impadronirsi di questi impianti perché il loro personale dispone di un mezzo eccezionale per dare l'allarme. In quanto alla duplicazione degli impianti di radiodiffusione, anche a Haiti, un paese piccolissimo ed estremamente retrogrado, vi sono diciotto diverse stazioni radio, appartenenti a reti indipendenti. Il nostro obiettivo non è semplicemente quello di controllare, ma anche quello di monopolizzare il flusso di informazioni e, per conseguenza, dobbiamo occuparci di ogni singolo impianto. Ciò sarebbe difficile e porterebbe inoltre a una dispersione delle nostre forze se cercassimo di impadronirci di ogni singola stazione trasmittente. La nostra strategia consisterà per conseguenza nell'impadronirci di una sola trasmittente, quella più strettamente legata alle autorità, e nel tenerla, neutralizzando le altre. Lo scopo si raggiunge più facilmente con la collaborazione di qualche elemento tecnico del personale che sia in grado di sabotare gli impianti dall'interno. Un solo tecnico disposto a collaborare potrà mettere temporaneamente fuori uso una stazione trasmittente che altrimenti richiederebbe l'intervento di una squadra d'assalto al completo.

Qualora non fossimo in grado di reclutare un sabotatore interno, la migliore alternativa possibile consisterebbe nel sabotaggio esterno. Non v'è alcuna necessità di causare danni estesi, in quanto di solito è possibile eliminare o distruggere una parte piccola, ma essenziale, del trasmettitore (o dei trasmettitori) neutralizzando così in modo efficace l'impianto. Quella sola trasmittente della quale dobbiamo impadronirci e che dobbiamo tenere, porrà un problema particolare: da un lato, la nostra necessità di disporne è assoluta; dall'altro, trattandosi di un obiettivo così ovvio, le forze governative tenteranno senza alcun dubbio di riconquistarlo. Ciò significa che la squadra assegnata a questo obiettivo dovrà comprendere uomini capaci ed essere adeguatamente equipaggiata; inoltre, allo scopo di provvedere alla necessità della collaborazione del personale dell'impianto, dovrebbe comprendere altresì un minimo di personale tecnico. (L'Appendice B, sugli aspetti militari del colpo di Stato, concerne, tra le altre cose, la composizione delle varie squadre.)


TELECOMUNICAZIONI

l progressi tecnici si sono verificati a nostro favore, in quanto a tutte le necessità di comunicazioni tra le nostre squadre possono sopperire le poco costose e sicure radio riceventi e trasmittenti ormai universalmente disponibili. Dobbiamo tuttavia impedire all'opposizione l'impiego dei suoi sistemi di comunicazione fissi, perché così facendo ne paralizzeremo la reazione e impediremo che spieghi contro di noi le forze da essa ancora controllate. Come dimostra la figura 3, la neutralizzazione degli impianti di telecomunicazione sarà resa più complicata dalla loro molteplicità, mentre al contempo è essenziale neutralizzarli tutti.

 


Il colpo di Stato della sinistra socialista rivoluzionaria contro i bolscevichi, nel luglio del 1918, fal in parte perché non rius a rendersi conto della necessità del monopolio di tutte le telecomunicazioni. I socialisti rivoluzionari di sinistra avevano infiltrato un gruppo della Ceka, lo strumento principale del potere bolscevico, nonché vari distaccamenti dell'esercito; mediante questi ultimi, arrestarono il capo della Ceka, Dzerzinskij e si impadronirono di molti edifici pubblici nonché dell'ufficio telegrafico di Mosca. Non riuscirono, però, a impadronirsi anche degli uffici telefonici e, mentre inviavano telegrammi in tutta la Russia chiedendo l'appoggio politico dell'intera nazione, Lenin si servi dei servizi telefonici per mobilitare le sue forze combattenti e con esse schiacciò rapidamente il colpo di Stato.

Le autorità che hanno la responsabilità della sicurezza interna sono consapevoli della necessità di comunicazioni efficienti e, a parte gli impianti elencati nella figura 3, possono esistere anche reti indipendenti, a uso esclusivo delle forze di sicurezza. La Gendarmerie francese dispone di un sistema di collegamenti regionali indipendenti dai telefoni pubblici e dai cavi telegrafici, e anche in paesi più piccoli, come nel Ghana, la polizia può disporre di un sistema totalmente indipendente (tabella 13).

________________________________________________________________

TABELLA 13

Impianti di telecomunicazioni della polizia nel Ghana


63 stazioni radiotelegrafiche fisse e radiotelefoni sia ad alta frequenza che ad altissima frequenza

6 stazioni radio mobili ricetrasmittenti

numerosi apparecchi radio portatili

________________________________________________________________


Negli Stati Uniti non esiste alcuna rete nazionale della polizia, ma il dipartimento della Difesa dispone di un sistema nazionale e internazionale che è la più grande singola rete esistente al mondo c che collega ogni installazione militare degli Stati Uniti con tutte le altre in ogni parte del globo.

Non possiamo sperare, naturalmente, di impadronirci di ogni impianto ricetrasmittente nelle mani della polizia e delle autorità militari, ma dovremmo neutralizzare, mediante il sabotaggio esterno o interno, [5] quegli impianti che possano essere individuati e localizzati. Non v'è alcuna necessità di impadronirsi di ognuno di questi impianti c di tenerli, e basterà di conseguenza penetrare l'organizzazione centrale di ciascun sistema di comunicazione, per il breve periodo di tempo necessario allo scopo di sabotarla, sebbene, anche in questo caso, il sabotaggio interno sia più semplice e più sicuro.


COI.LEGAMENTI STRADALI DA – E PER – LA CITTÀ

Durante la fase attiva del colpo di Stato, l'imprevisto arrivo di un sia pur piccolo contingente di lealisti o di forze non infiltrate potrete porre gravemente in pericolo tutte le nostre fatiche. Quando un governo scopre che truppe delle proprie forze armate stanno prendendo parte a un colpo di Stato nella capitale, la sua logica reazione può essere quella di fare affluire truppe stazionate altrove, nella speranza che l'infiltrazione delle forze armate sia limitata alle truppe esistenti nella capitale. Poiché non è facile infiltrare le forze armate in tutto il territorio nazionale. la speranza del governo può non essere infondata. Noi attaccheremo il meccanismo che condurrebbe all'arrivo di forze lealiste nella capitale a ciascun livello: arresteremo coloro che impartirebbero l'ordine di farle affluire, impediremo le telecomunicazioni necessarie per raggiungerle e tenteremo inoltre di isolare forze lealiste identificate ricorrendo a mezzi militari diretti (anche se puramente difensivi). Dobbiamo inoltre impedire l'incremento di queste forze controllando l'ultimo livello: il perimetro della capitale e il luogo in cui viene attuato il colpo di Stato. Se le forze lealiste vogliono intervenire in tempo, devono spostarsi rapidamente e ciò richiede l'impiego o delle strade p importanti oppure, come alternativa, dei mezzi di trasporto aereo. Se possiamo disporre efficaci blocchi stradali difensivi nei punti adatti, dovremmo essere in grado di impedire loro l'accesso alla capitale per il breve periodo di tempo necessario, cioè fino a quando non ci siamo insediati come governo legale e non abbia aderito a noi la maggior parte della burocrazia statale e delle forze armate. Così, quando le unità di intervento avranno raggiunto il teatro dell'azione, non saranno ormai altro che bande isolate di ribelli. I punti più adatti per bloccare una strada con un piccolo numero di uomini e un equipaggiamento limitato, nonché le tecniche e le conseguenze di queste azioni, sono esaminati nell'Appendice B e anche nel capitolo quinto, che tratta la neutralizzazione diretta delle forze lealiste identificate.


La figura 4 illustra le località che verrebbero prescelte in un esempio particolare.



 Ma il controllo delle vie di accesso alla capitale servirà anche ad altri scopi. Sarà uno dei modi con i quali dimostreremo la presenza fisica del nuovo regime e ci consentirà inoltre di impedire la fuga dei capi del governo e di altre personalità che non avremo potuto arrestare. Uno dci pericoli ai quali ci troveremo di fronte sari1 una nuova vitalità dell'opposizione al colpo di Stato, che potrebbe determinarsi se un'alta personalità del governo precedente riuscisse a fuggire dalla capitale e a unirsi agli elementi lealisti fuori di essa.

Dopo tutte le nostre iniziative per neutralizzare queste forze con mezzi interni e con interferenze nei loro mezzi di trasporto e di comunicazioni, l'intera nostra azione potrebbe essere posta in pericolo. Le forze lealiste potrebbero non riuscire a giungere nella capitale, ma la leadership politica potrebbe arrivare fino ad esse. I mezzi a nostra disposizione non saranno sufficienti per isolare ermeticamente l'intera capitale, anche se, naturalmente, molto può dipendere dalla sua posizione e dalla sua estensione. Brasilia, sebbene sia aperta da ogni lato, sarebbe facilmente isolabile soltanto chiudendo l'aeroporto, in quanto le vie d'accesso stradali sono inadeguate a consentire rapidi movimenti dal resto del paese. Helsinki, d'altro canto, sarebbe comoda dal punto di vista spaziale, perché, sebbene non remota dal resto del paese, è circondata dal mare e dal lago, per cui un numero limitato di blocchi stradali la isolerebbe in modo efficace.


PUNTI FOCALI DEL TRAFFICO

La presenza di carri armati nelle piazze principali della capitale è divenuta un simbolo del colpo di Stato, [6] ma è anche la manifestazione di una realissima necessità pratica: la necessità di stabilire una presenza fisica al centro dell'attività politica. Ogni capitale ha una zona che rappresenta l'equivalente locale di Whitehall nel Regno Unito o della collina del Campidoglio negli Stati Uniti e in cui o nelle cui vicinanze sono concentrate le principali strutture politico-amministrative. Noi sceglieremo e difenderemo determinate posizioni intorno a questa zona e all'interno di essa e, cosi facendo, conseguiremo tutta una serie di scopi:

a) le posizioni formeranno un anello intorno alla zona principale dove opereranno le nostre squadre attive, e questo per proteggerle da ogni forza ostile che possa essere penetrata nella capitale;

b) esse ci aiuteranno a affermare la nostra autorità fornendo una prova visibile della nostra forza;

c) serviranno da filtro dei movimenti verso la zona e dalla zona, consentendoci così di catturare coloro che non saremo riusciti a trarre direttamente in arresto.


Allo scopo di raggiungere questi diversi obiettivi, le nostre posizioni di blocco devono essere individualmente forti, perché altrimenti possono indurre a un contrattacco forze lealiste ancora esistenti. In ogni caso, se non saranno sufficientemente dotate di uomini, non potranno agire come filtri efficienti dei movimenti individuali. Dobbiamo resistere pertanto alla tentazione di rendere sicuro ogni luogo importante bloccando posizioni che siano individualmente deboli; in effetti, poiché soltanto alcuni dei luoghi possibili saranno realmente protetti, è essenziale sceglierli con particolare cautela. Sarà più facile scegliere punti focali del traffico in una città situata sulla costa o lungo un fiume, in quei casi, cioè, in cui una forma determinata è stata imposta alla città e al traffico che vi scorre. Ne dà un esempio la figura 5.


5 OBIETTIVI MATERIALI IN UNA CITTÀ COSTIERA


 

x = Blocchi stradali nei punti focali del traffico e nei punti di accesso alla città

P = Zona litoranea fittamente popolata

B = Zone ·residenziali miste

G = Edifici amministrativi del governo e altri edifici pubblici

R = Residenze dei ministri

---- = Perimetro entro il quale possono operare in tutta sicurezza le squadre d'azione


In ogni singolo caso, la zona che è il centro dell'attività politica e burocratica sarà ben nota agli abitanti e basterà pertanto scegliere un perimetro di strade diritte e sufficientemente ampie, ai cui incroci noi porremo i nostri blocchi stradali. (Le vie e i boulevards di Parigi sono ideali da questo punto di vista.)


AEROPORTI E ALTRI MEZZI DI TRASPORTO

Una delle mosse classiche nel periodo che segue immediatamente il colpo di Stato è la chiusura degli aeroporti e la sospensione di tutti i voli. Ciò fa parte della tattica generale che mira a «congelare» la situazione, impedendo il flusso incontrollato di persone e di informazioni. Vi saranno anche altri e più specifici obiettivi: chiudendo l'aeroporto, impediremo la fuga di quelle personalità del governo che non saremo stati in grado di arrestare. Impediremo inoltre ogni affluire di forze lealiste nel settore della capitale. Tenuto conto della brevità dell'intervallo di tempo durante il quale il colpo di Stato viene attuato, i trasporti aerei rivestiranno una grande importanza: l'equilibrio delle forze potrebbe essere capovolto da noi o dal governo facendo affluire con aerei contingenti molto piccoli dei rispettivi seguaci; la dimensione delle forze trasportabili per via aerea può essere limitatissima, ma, nel contesto del delicato equilibrio della fase attiva del colpo di Stato, esse potrebbero ugualmente avere una parte decisiva.

I trasporti aerei sono tuttavia vulnerabilissimi, in quanto devono disporre di lunghe e non interrotte piste di atterraggio e, per conseguenza, per quanto possibile, dovremmo evitare di far conto su di essi. Nella misura in cui saremo indipendenti dall'arrivo di rinforzi per via aerea, potremo pertanto impedire l'utilizzazione di tutti gli aeroporti esistenti nel settore della capitale e intorno a essa. Alcuni di questi aeroporti saranno militari, ma, anche nell'eventualità che non lo siano, possono ugualmente essere assai ben difesi. Ciò potrebbe costituire un serio ostacolo se il governo continuasse a controllare forze militari significative all'esterno della capitale e se aerei da trasporto fossero disponibili per farvele affluire. Impadronirsi di un aeroporto ben difeso sarà indubbiamente difficile, ma impedirne l'utilizzazione è assai facile. Pochi veicoli parcheggiati sulla pista, sia con espedienti nascosti sia mediante un po' di collaborazione dall'interno e « coperti » da una piccola squadra di tiratori per impedire che siano rimossi, basteranno a neutralizzare un intero aeroporto. Pochi tiri di avvertimento da posizioni adatte basteranno inoltre a impedire che abbia luogo qualsiasi atterraggio.

Altre forme organizzate di trasporto saranno soltanto di rado importanti nelle condizioni moderne. In molti paesi sottosviluppati, le linee ferroviarie svolgono un compito assai marginale nell'economia dei trasporti. Anche quando sono importanti economicamente, si trovano, il più delle volte, lontane dai principali centri abitati, essendo state costruite per collegare miniere e piantagioni con grandi porti, come un aspetto dell'economia coloniale di esportazione, anziché come collegamenti tra i principali centri abitati. In Europa, e in quei paesi dell'America Latina, ove le cose non stanno in questo modo, le linee ferroviarie continueranno a essere prive di importanza dal nostro punto di vista, a causa del fattore « tempo». In ogni caso, le linee ferroviarie sono estremamente facili a neutralizzarsi. Nel colpo di Stato del 1926, in Polonia, organizzato da Pilsudski, gran parte dell'azione si imperniò intorno al sistema ferroviario, ma le truppe trasportate dai treni non arrivarono mai in tempo per intervenire in modo decisivo, in quanto a entrambe le parti fu facile impedire i movimenti dell'altra, pur non potendo assicurare i propri. Dove, come in Etiopia, le linee ferroviarie sono importanti (o meglio, è importante l'unica linea ferroviaria Gibuti-Addis Abeba) [7] si dovrebbe ricorrere alla neutralizzazione tecnica. Le linee ferroviarie si basano su un sistema tecnico a catena per eccellenza e, se un solo tratto di rotaie o di segnali viene sabotato, l'intero sistema si ferma temporaneamente; il varco tra le due sezioni di rotaie viene collegato facilmente, ma con ogni probabilità non esisterà dall'altro lato alcun parco ferroviario.


EDIFICI PUBBLICI

La necessità di dare alla burocrazia e alle masse una prova visibile della realtà e della potenza del colpo di Stato è uno degli elementi sempre presenti nella nostra analisi. Sotto ogni altro aspetto, questo sarà il meno definito e il meno coerente del nostro gruppo di obiettivi.

Gli edifici dei quali dovremo impadronirci in ogni caso saranno le residenze di quelle personalità del governo prescelte per essere arrestate, nonché quegli edifici nei quali si trovano impianti che dobbiamo utilizzare, come ad esempio l'edificio della radio e della televisione. Nel primo caso, basterà una lieve penetrazione per arrivare alla cattura o all'arresto; nel secondo, invece, dovremo impadronirci dell'edificio e occuparlo, e forse resistere ai tentativi per riconquistarlo. Ma vi saranno anche altri edifici ufficiali che dovremo occupare o l'accesso ai quali sarà necessario controllare. Questi ultimi possono essere definiti soltanto genericamente come gli edifici il cui possesso è accomunato al possesso del potere politico.

Quasi tutti i paesi hanno una forma o l'altra di assemblea eletta, un parlamento o il suo equivalente locale, ma in molti di essi il potere politico è localizzato nel palazzo del presidente o di un altro governante (o del comitato centrale del partito); non dovremmo !asciarci ingannare dalle finzioni costituzionali e, dopo esserci tanto adoperati per distinguere tra il potere politico effettivo e i suoi simboli, non commetteremmo l'errore di impiegare le nostre scarse risorse per questi ultimi.

Ciò nonostante, vi saranno determinati edifici simbolici che potrebbero avere una parte importante nella cruciale fase di transizione del colpo di Stato: il loro possesso, da una parte o dall'altra, sarà un indizio significativo per le masse e per gli impiegati d'ordine della burocrazia statale nel periodo confuso in cui non è ben chiaro quale delle due parti abbia in pugno la situazione. II possesso da parte nostra di questi simboli ci assicurerà ]a fedeltà di coloro che stavano aspettando di scegliere per una parte o per l'altra. Così, sebbene inutili in termini materiali e diretti, quegli edifici che hanno un potente valore simbolico potranno giustificare un'azione per occuparli. Nel colpo di Stato del Ghana, nel 1966, che abbatté il regime di N'krumah, i capi efficientissimi e assai pratici della rivolta ritennero necessario occupare combattendo la residenza presidenziale, sebbene non vi si trovassero né lo stesso N'krumah né alcun importante impianto tecnico. Si resero conto che, sebbene si trattasse di un vuoto simbolo par excellence, il suo possesso era essenziale per assicurarsi l'appoggio delle masse accra, che naturalmente collegavano il controllo del potere politico a quel particolare edificio. Fortunatamente, grazie alla natura stessa di questi simboli, vi sarà un solo edificio simbolico, o al massimo due, il cui possesso costituisce un requisito essenziale.

A parte gli edifici puramente simbolici, ve ne sono altri il cui possesso è altamente desiderabile. Si tratta delle direzioni amministrative dell'esercito, della polizia e dei servizi di sicurezza. Pertanto, in ogni caso, questo gruppo di obiettivi sarà così costituito:

a) La sede dell'effettivo potere politico: potrebbe trattarsi del palazzo reale o presidenziale o dell'edificio del parlamento oppure di quello del presidium del partito o del comitato centrale.

b) I principali edifici amministrativi: il ministero della Guerra, il ministero degli Interni, i comandi militari e della polizia, se separati.

c) Edifici simbolici: spesso l'edificio appropriato cadrà nell'una o nell'altra delle classificazioni precedenti; là dove, però, esiste un ritardo culturale tra lo sviluppo della vita politica del paese e gli atteggiamenti tradizionali, le masse continueranno a accomunare il potere politico a un edificio «superato».

Il colpo di Stato sarà praticamente finito (nella sua fase « attiva » ) quando i cittadini si desteranno e incominceranno a domandarsi chi sia in possesso degli edifici, simbolici o no. Possiamo pertanto rimandare a fasi successive l'occupazione di alcuni di questi obiettivi. Poiché in termini pratici e diretti altri obiettivi saranno più importanti, o in ogni caso piì1 urgenti, il modo migliore di risolvere il problema degli obiettivi simbolici e amministrativi consisterà nel servirsene come di punti di incontro per quelle squadre che abbiano già portato a termine la loro missione fondamentale.


NEUTRALIZZAZIONE DELLE FORZE POLITICHE GRUPPI PARTICOLARI

Quali gruppi organizzati saranno sufficientemente forti per opporci resistenza, anche se la voce del governo tacesse e la capitale fosse visibilmente in nostre mani? Non molti, ma dobbiamo tener presente che anche una sola dimostrazione bene organizzata o uno sciopero tempestivo potrebbero rappresentare una seria minaccia per il colpo di Stato nella delicata fase di transizione. È. per conseguenza, essenziale identificare questi gruppi e, dopo averli identificati, neutralizzarli prima dell'attuazione del colpo di Stato. Una volta diffusasi la notizia che il colpo di Stato ha avuto luogo, i capi delle organizzazioni militanti interessate si prepareranno immediatamente all'azione; sarà allora più difficile arrestarli c le loro organizzazioni diventeranno quasi clandestine.

Nei paesi in cui i conflitti politici sono limitati alla dimensione verbale, questo genere di reazione drammatica e rapida al mutamento politico sarà sconosciuto; ma altrove, là ove i contrasti politici possono essere violenti e ove tutte le forze organizzate, siano esse essenzialmente politiche o no, possono rimanere coinvolte in essi, questo genere di reazione è più o meno automatico. 1 partiti politici del :Medio Oriente e dell'America del Sud, i movimenti sindacali nell'Europa meridionale, i movimenti religiosi nel Vietnam del Sud hanno ben poco in comune tranne: a) la loro capacità di reagire in questo modo, e b) il fatto che anche senza le armi di cui taluni di essi dispongono, potrebbero rappresentare una minaccia reale per il colpo di Stato. Noi condurremo la nostra analisi nei termini di questi tre tipi di « forza politica », perché le loro caratteristiche includono in vasta misura quelle di altri tipi di gruppi organizzati, che possono essere importanti in determinati paesi. Negli Stati Uniti o in Inghilterra, ad esempio, ove né i sindacati né i gruppi religiosi né i partiti politici sono abbastanza militanti per opporsi a un colpo di Stato dopo che esso abbia conseguito i suoi obiettivi iniziali, i gruppi i quali possono avere tale capacità, come i movimenti paramilitari della destra paranoica, saranno organizzati in modo da avere caratteristiche di tutti e tre i tipi.

Una cosa dobbiamo tener presente, il fatto che non tutti i gruppi organizzati importanti nella vita politica normale saranno importanti anche nella politica, limitata all'estremo e spasmodica, del colpo di Stato.

Inversamente, gruppi che nella normale vita politica hanno un'importanza assai limitata, potrebbero emergere come minacce reali. Se, ad esempio, non riuscissimo a neutralizzare l'organizzazione della National Rifle Association negli Stati Uniti o della National Union of Students in Inghilterra, la loro reazione, per quanto inefficace di per sé, potrebbe ugualmente porre in pericolo il colpo di Stato rallentando il processo di stabilizzazione politica, in quanto esse potrebbero provocare conflitti che riaprirebbero l'intera questione.

Altri gruppi, più prudenti, riesaminerebbero allora la possibilità di contestare la nostra posizione, mentre il ricorso alla violenza per far cessare l'agitazione dei gruppi da noi trascurati potrebbe portare a un'ulteriore opposizione, in quanto gli effetti collaterali della violenza accrescerebbero la consapevolezza del colpo di Stato e l'ostilità nei suoi riguardi.

Infine, esistono certe forze politiche che non devono essere neutralizzate (a parte quei gruppi i quali abbiano accettato di appoggiarci). Si tratta di quei gruppi che vengono generalmente considerati composti da estremisti pericolosi, ma i cui poteri effettivi sono limitati. Consentendo loro una certa libertà d'azione, essi avranno il modo di opporsi a noi, e a questa opposizione si accompagneranno due conseguenze favorevoli:

a) saremo in grado di assicurarci l'appoggio di quelle forze politiche che temono loro più di noi; b) potremo farci avanti e battere altri gruppi, dopo averli accomunati con gli estremisti in questione. Questo può essere, però, un gioco pericoloso; nella situazione confusa e drammatica del colpo di Stato, gli estremisti potrebbero avvantaggiarsi in fatto di potere e appoggi politici ed è pertanto possibile che il tempo loro concesso per screditare l'opposizione agisca a loro favore.


ORGANIZZAZIONI RELIGIOSE


In molti paesi economicamente progrediti, le organizzazioni religiose non hanno più molto potere politico, sebbene possano ancora essere una forza sociale importante. I capi dei gruppi religiosi possono essere influenti nella vita sociale e, in certa misura, in quella politica, ma la fedeltà dei loro seguaci di rado si esprime con una diretta azione di forza nel campo politico.

Nei paesi economicamente retrogradi e in quelli i cui progressi economici sono limitati o molto recenti, le cose stanno diversamente. Là ove la nuovissima tecnologia dell'uomo è stata applicata soltanto di recente o non è stata applicata affatto, la più antica tecnologia di Dio ha ancora un'importanza suprema. Ciò può portare un considerevolissimo potere politico alle organizzazioni che si identificano con le opportune credenze religiose e che sono in grado di incanalare i sentimenti dei fedeli. Lasciando da parte i culti locali, che sono troppo frammentari per poter rivestire importanza sul piano della politica nazionale, e che in ogni caso tendono ad essere apolitici, [8] constatiamo come anche le religioni universali differiscano nella misura con la quale sono coinvolte nella politica.

Il ruolo della Chiesa cattolica in Italia, dopo la guerra, esemplifica il potere che può essere accumulato da un gruppo religioso bene organizzato, anche quando agisce in circostanze che sono sfavorevoli dal punto di vista religioso. Sebbene quasi tutti gli italiani di sesso maschile vadano di rado in chiesa o non ci vadano mai, le donne italiane sono assidue frequentatrici della chiesa. Poiché l'Italia è un paese democratico nel quale le donne hanno il diritto di voto, appare ovvio che se la Chiesa organizzata è disposta a orientare i suoi seguaci affinché votino per un determinato partito, quel partito si sarà assicurato la grande maggioranza del voto femminile prima ancora di avere iniziato le sue campagne elettorali. La Chiesa è stata disposta in genere a dare queste direttive specifiche, e ne ha beneficiato un particolare partito: la democrazia cristiana (DC). Aiutata dalla maggioranza assicurata del voto femminile, la DC sta governando in Italia, sola o con varie coalizioni, a partire dal 1946, e vi è riuscita, in vasta misura, grazie all'appoggio datole dalla Chiesa. Non ci si può certo stupire, pertanto, se la Chiesa è stata in grado di dominare la DC e se, attraverso la DC, ha influenzato ogni aspetto della vita nazionale italiana.

Non si tratta di un'influenza vaga, esercitata sul piano di un'autorità generica, ma piuttosto di una costante supervisione dell'attività politica, attuata sul piano provinciale dai vescovi e sul piano nazionale dal papa e dai suoi collaboratori. A ogni livello della burocrazia statale, ]a Chiesa, direttamente o indirettamente, esercita la propria influenza: per quanto concerne l'assegnazione degli impieghi governativi e le promozioni; per quanto concerne la distribuzione dei fondi di investimento e dei vari tipi di fondi governativi; per quanto concerne le decisioni amministrative riguardanti le suddivisioni in « zone » e i regolamenti edilizi. Questa influenza non è stata priva di conseguenze. Mentre l'apparato della burocrazia statale è andato costantemente deteriorandosi in confronto ai dinamici settori privato e parastatale, le strutture educative e religiose della Chiesa non hanno fatto che espandersi; il denaro per costruire e i permessi necessari non sono mai mancati.

Se non riuscissimo a neutralizzare l'organizzazione della Chiesa in Italia, essa potrebbe ispirare e coordinare l'opposizione ai nostri danni attraverso la rete capillare delle chiese parrocchiali. I parrocchiani sono assuefatti a ascoltare messaggi politici dal pulpito: [9] i sacerdoti sono abituati a ricevere particolareggiate istruzioni politiche dal vescovo e quest'ultimo riceve istruzioni dal Vaticano. Neutralizzando gli impianti di telecomunicazione, non impediremo che queste istruzioni continuino a essere impartite: il Vaticano ha una propria stazione radio ed essa potrebbe essere impiegata per stabilire contatti diretti con le organizzazioni di tutto il paese.

La Chiesa cattolica svolge un'attività analoga in certi altri paesi, ove conta, nominalmente. il novantanove virgola nove per cento dei fedeli ed è considerata la religione nazionale; ma la più forte struttura statale della Spagna e del Portogallo, per non parlare della Francia, le ha impedito di occupare quella posizione di predominio di cui gode in Italia. L"intervento della Chiesa sarebbe tuttavia un fattore potente in gran parte del mondo cattolico, compresa l'America del Sud, specie se si dovesse accertare che i moventi ispiratori del colpo di Stato sono anticlericali.

L'Islam, che ha al contempo la natura di una religione, di un sistema politico e di una civiltà, è tuttora (anche se molto decaduto) una forza politica importante e i suoi capi hanno un riconosciuto ruolo politico.

I «dottori » dell'università El-Azhar del Cairo, uno dei principali istituti teologici del mondo musulmano, vengono periodicamente incitati dal regime di Nasser a fare dichiarazioni apertamente politiche; nessun singolo capo dell'Islam ha l'autorità di un papa, perché il sistema è meno centralizzato, ma in ogni paese i capi locali sono tuttora molto importanti. Nemmeno la diffusione del « socialismo arabo » ha indebolito la posizione dell'islam, e i governi che seguono una « linea » di estrema sinistra in tutte le questioni estere e in alcune di quelle interne, non sono ancora disposti a sfidare (o ne sono incapaci) la posizione dell'Islam come religione di Stato. Quando un atteggiamento del genere venne proposto da un oscuro membro dell'attuale governo siriano, la leadership (che in ogni altro campo segue quasi la « linea » di Pechino) fu costretta a smascherarlo ufficialmente. Se questa elasticità significhi che la leadership islamica di determinati paesi potrebbe agire come una forza politica attiva, è un'altra questione. Le strutture dell'Islam come religione organizzata sono fossilizzate; l'aspetto fluido e dinamico del movimento nei suoi primi tempi è stato sostituito da una serie di credenze dogmatiche ed estremamente conservatrici, la cui inflessibilità è una delle cause dell'attuale travaglio del mondo arabo.

La sterilità politica dell'Islam nei tempi recenti ha significato che, sebbene esso sia stato impiegato dai governi per diffondere le loro iniziative politiche, l'Islam di per sé ha agito soltanto quando un attacco diretto è stato sferrato contro l'ortodossia religiosa. [10] Per conseguenza, a meno che il nostro colpo di Stato abbia una precisa colorazione antislamica, i capi religiosi dei paesi musulmani non prenderanno alcuna iniziativa di un'azione contro di noi. Dobbiamo quindi impedire che i nostri avversari facciano assumere al colpo di Stato una colorazione del genere.

Nella intermittente guerra politica tra i « socialisti arabi » e le monarchie, mentre queste ultime vengono accusate di essere « strumenti dei monopoli petroliferi sionistico-imperialisti », i primi sono accusati di voler sradicare l"Islam con le loro atee credenze. In realtà, anche i soi-disant “progressisti” non si sognerebbero mai di sfidare l'Islam, il quale, in fin dei conti, è il fattore principale che, mediante la lingua del Corano, unisce i paesi arabi, per quanto possano essere separati dalla storia e dalla geografia.

Così, con la sola riserva summenzionata, possiamo ignorare l'Islam come forza politica attiva. Altrettanto può dirsi dell'induismo che, sebbene sotto altri aspetti molto diverso, condivide il ruolo politico passivo dell'Islam. Sebbene alcune forze politiche in India abbiano successivamente sfruttato i sentimenti indù, i capi religiosi in quanto tali non hanno mai effettivamente iniziato alcuna azione politica importante. (Anche l'agitazione periodica contro la macellazione delle vacche è istigata dai partiti di estrema destra.)

Un esempio estremo delle capacità potenziali di una dinamica leadership religiosa è fornito dal movimento buddista nel Vietnam del Sud. Lo stato di guerra quasi continuo dell'ultima generazione e le conseguenze politicamente distruttive del regime Diem hanno portato allo sfacelo delle strutture politiche e sociali del paese, mentre la sua economia è stata ridotta a un'agricoltura locale di sussistenza, accomunata alla dipendenza urbana dagli aiuti degli Stati Uniti. In questa situazione, le più recenti forze economiche, politiche e sociali sono divenute estremamente deboli e i gruppi basati sulle più antiche affiliazioni religiose sono emersi come le uniche valide energie civili della società vietnamita. A parte il movimento buddista guidato da Tri Thich Quang e da altri capi religiosi, si ha il seguente schieramento di forze (inizi del 1968):

HOA HAO un gruppo buddista riformato, con un vasto seguito nella regione meridionale (Delta) del paese. La sua leadership ha un orientamento politico e, eccezion fatta per alleanze strettamente locali, è anti-vietcong. Sembra che gli Hoa Hao abbiano organizzato i rudimenti di una milizia annata.

CAO DAI importante setta buddista che ha tutta una storia di partecipazione politica.

BINH XUYEN una in parte setta e in parte società segreta, piccola ma molto attiva. La zona principale della sua forza è la regione di Saigon e, prima che il regime di Diem li soppiantasse, i Binh Xuyen solevano “dominare” la polizia cittadina e i bassifondi. La setta è stata influenzata dalle società segrete cinesi sull'altra riva del fiume a Cholon, e la conseguenza delle repressioni a opera di Diem è stata di farla diventare clandestina anziché di distruggerla.

CATTOLICI fino alla caduta di Diem, la grande minoranza cattolica era in grado di dominare la maggioranza buddista. Molti appartenenti alla società sudvietnamita sono profughi dal Nord; al tempo dei francesi, molti cattolici collaboravano attivamente con la potenza coloniale e prestavano servizio militare nelle forze annate francesi. Ora che il Sud sembra orientarsi nello stesso modo del Nord nel 1954, la comunità è venuta a trovarsi in un disperato vicolo cieco. L'attività dei suoi componenti contro un colpo di Stato favorevole ai vietcong (o semplicemente favorevole alla pace) sarebbe immediata e, con ogni probabilità, efficacissima.

Tutti questi gruppi religiosi potrebbero intervenire contro un colpo di Stato: i loro luoghi di riunione potrebbero servire per radunarvi e ospitarvi i nostri avversari; i sacerdoti potrebbero ispirare e coordinare agitazioni di massa contro di noi; infine la loro diretta influenza sull'esercito e sugli impiegati della burocrazia potrebbe essere impiegata per opporre resistenza all'imposizione della nostra autorità.

I gruppi religiosi. che possono essere importanti in determinati paesi, differiranno dal punto di vista dottrinario, ma, dai particolare punto di vista del colpo di Stato, sono, come organizzazione, sufficientemente analoghi per consentirci di adottare un metodo di neutralizzazione generale. Se posseggono impianti di radiodiffusione privati come radio Vaticano o le piccole stazioni radio delle sétte missionarie americane in molte parti del mondo, noi li metteremo temporaneamente fuori uso. I luoghi di riunione religiosi non dovrebbero essere chiusi con metodi amministrativi, che possono fomentare anziché soffocare l'opposizione, ma l'accesso ad essi dovrebbe essere impedito da « incidentali » blocchi stradali.

La leadership delle organizzazioni religiose presenta un problema particolare per quanto concerne la neutralizzazione: a causa del particolare ruolo psicologico di queste organizzazioni nell'opinione pubblica, sarà di solito un'imprudenza gravissima trarre in arresto gli effettivi capi gerarchici. Fortunatamente, coloro che prendono le reali decisioni nell'ambito delle organizzazioni religiose sono spesso uomini pii giovani, che il pubblico non conosce, ma che, dal nostro punto di vista, rappresentano le figure chiave. Se coloro che prendono le decisioni non sono anche i capi gerarchici, noi li arresteremo; ma, se i due compiti si accomunano nella stessa persona, o nelle stesse persone, ci guarderemo dal farlo. In termini concreti, un Tri Thich Quang, che prende decisioni importanti ma non fa parte ufficialmente della più alta gerarchia, può (e dovrebbe) essere arrestato; un papa che sia al contempo un capo rappresentativo ed effettivo, non può, tuttavia, essere tratto in arresto senza che ne consegua una considerevole opposizione che annullerà con i suoi svantaggi ogni vantaggio tratto dall'arresto.


PARTITI POLITICI


A differenza dagli altri gruppi che costituiscono una fonte potenziale di opposizione al colpo di Stato, i partiti politici sono i nostri diretti concorrenti, nel senso che il loro scopo essenziale, come il nostro, è l'accumulo di potere politico. [11] Ciò non farà necessariamente di essi la principale, o anche soltanto una significativa, minaccia potenziale nei nostri confronti, ma significherà che la loro reazione al colpo di Stato sarà particolarmente pronta. Che questa reazione sia verbale, oppure più diretta e effettiva, dipenderà da tutta una serie di fattori, compresa la natura della loro leadership, dell'organizzazione e degli iscritti. Poiché i partiti politici sono diversificati come i paesi nei quali gareggiano per il potere, li classificheremo in determinate categorie prima di esaminare i metodi che ne consentano la neutralizzazione individuale.


I PARTITI APPARATO


Là dove la politica è un mestiere come un altro, i partiti assumono la forma di un'associazione il cui scopo è quello di procurare voti in cambio di ricompense specifiche e materiali. II « capo » locale procura voti al partito al momento delle elezioni in cambio di contanti e/o di impieghi nella burocrazia per lui e per i suoi candidati. I deputati dell'assemblea consegnano poi i loro voti al governo in cambio di determinati favori, alcuni dei quali sono conservati da loro, mentre altri passano a coloro i quali hanno reso possibile la loro elezione. Il partito apparato può prosperare in società diverse come l'America dei primi anni del ventesimo secolo, l'Egitto tra le due guerre e l'attuale America del Sud. Gli occorrono d~1e ingredienti principali: una democrazia parlamentare elettiva e un elettorato socialmente retrogrado. Negli Stati Uniti, all'inizio del secolo, le comunità di immigrati erano composte in vasta misura da europei dell'est e del sud, le cui madri patrie erano economicamente, e spesso politicamente, non sofisticate. Così l'immigrato giunto di recente non possedeva la coscienza politica necessaria per ottenere concessioni dirette dal governo, sotto forma di legislazione sociale o di leggi sul lavoro. Imparò ben presto, però, a ottenere favori indiretti promettendo il suo appoggio all'organizzazione locale del partito: e cioè, se i voti venivano dati il giorno delle elezioni e il candidato risultava eletto, si ottenevano poi in cambio ricompense.

Gli attuali partiti apparato, come la democrazia cristiana in alcune regioni d'Italia, l'Accion Democratica nel Venezuela e il MNR in Bolivia, non distribuiscono le ricompense con la stessa generosità degli antichi apparati municipali negli Stati Uniti. Ciò accade perché questi partiti partecipano alla empleocracia, [NdE: impiegocrazia] che domina le società politiche in cui l'industria e il commercio sono sottosviluppati e l'agricoltura è il monopolio di agricoltori che sfruttano i braccianti o di latifondisti aristocratici. In queste condizioni, la politica e gli impieghi che da essa dipendono nella burocrazia statale sono i principali canali dell'iniziativa della classe media, e il partito (insieme alla pratica legale) è la struttura sulla quale si basa l'attività della classe media per quanto concerne la caccia agli impieghi.

Gli apparati dei partiti trovano la loro giustificazione nel contrasto tra le strutture costituzionali e quelle sociali nei paesi al contempo poveri e democratici.

Tutto il loro modo di procedere è imperniato intorno allo scambio di voti contro ricompense a ogni livello: in altri termini, esso richiede il funzionamento dell'apparato parlamentare, con le sue elezioni periodiche.

Nell'eventualità di un colpo di Stato, questa struttura istituzionale rimarrebbe paralizzata e l'apparato del partito sarebbe per conseguenza impotente. Anche se esso trova la sua base nell'appoggio delle masse, la leadership, essendo una coalizione di strutture locali di potere senza una « presenza » nazionale, non sarà in grado di mobilitarlo. Ignoreremo pertanto i partiti apparato e non sarà necessario procedere a alcuna particolare azione nei loro confronti.


PARTITI  INSURREZIONALI  [12]

Questi partiti possono partecipare o no all'aperta vita politica (ammesso che esista nel nostro paese bersaglio) ma lo scopo fondamentale dei partiti insurrezionali è quello di distruggere il sistema, anziché edificarlo. Come il partito bolscevico prima del 1917, la Fratellanza Musulmana in Egitto, i partiti comunisti e di estrema destra in molte parti del mondo, questi partiti insurrezionali conducono un'esistenza semilegaIe, con un'organizzazione cellulare e una mentalità «clandestina», nonché, di frequente, un elemento paramilitare. Essi sono caratterizzati dalla loro adesione a una serie di definite convinzioni ideologiche, da un'organizzazione rigidamente centralizzata e dalla tendenza a avvalersi di sistemi diretti per conseguire fini politici.

Nelle condizioni sociali e economiche dell'Europa settentrionale e dell'America del Nord, i partiti insurrezionali sono numericamente deboli e la loro sfida al sistema viene lanciata di solito in un'atmosfera di irrealtà, sebbene di quando in quando possano trovare un seguito di masse in certi settori della popolazione rimasti al di fuori della corrente principale della vita nazionale. II movimento del Black Power negli Stati Uniti, ad esempio, ha tutte le caratteristiche di un partito insurrezionale, ma agisce soltanto tra le comunità negre nei ghetti, le cui condizioni economiche e sociali sono quelle di una società economicamente arretrata. Nel terzo mondo però la pressione costante delle privazioni economiche può determinare una mentalità rivoluzionaria in vasti settori della popolazione, mentalità che i partiti insurrezionali cercano di incanalare e di sfruttare. La loro organizzazione, tuttavia, non è il più delle volte all'altezza del compito e gran parte dell'endemica attività di guerriglia nell'America Latina e delle insurrezioni nell’Asia sudorientale rimane sottratta al loro controllo.

I partiti insurrezionali possono opporsi a noi in tre modi principali: a) mediante l'agitazione delle masse. in quanto abbiano in effetti un seguito di masse; b) con mezzi diretti, come l'assassinio e il sabotaggio; c) con le agitazioni sindacali. I partiti insurrezionali hanno di solito una struttura autoritaria della leadership, e gran parte della loro forza. nella situazione confusa che seguirebbe a un colpo di Stato, deriverebbe dalla coerenza di una leadership centralizzata. Dovremmo pertanto compiere ogni sforzo per identificare e « isolare » i loro uomini chiave. quelli che prendono le decisioni. L'importanza attribuita alla disciplina di partito e l'abitudine di aspettare le « direttive » dall'alto rendono impotenti molti partiti insurrezionali una volta che la leadership ha cessato di funzionare. Sebbene le pressioni sociali che sono la fonte della forza di un partito insurrezionale possano in effetti portare alla sua rinascita, ciò non avverrà nel breve periodo di tempo che ci interessa. Questa vulnerabilità dei partiti insurrezionali è stata dimostrata in modo patente nel caso della Fratellanza Musulmana, Al-Ikhwan al-Muslimun. L'Ikhwan costituiva una forza importante nella vita politica egiziana dopo la guerra e il suo grande seguito di masse, la sua rete di attività economiche ed educative e i suoi gruppi giovanili paramilitari, le consentivano non poco potere diretto. L'efficacia della Fratellanza, tuttavia, derivava in vasta misura dalla corrente leadership del suo fondatore, lo sceicco Hasan al-Banna, e in effetti il movimento declinò rapidamente dopo la morte di lui (avvenuta in circostanze non chiarite) subito dopo il fallito tentativo di un colpo di Stato alla fine del 1948. Se necessario, pertanto, il comitato direttivo o il capo personale del partito insurrezionale dovrebbero essere arrestati e tenuti in isolamento per la durata del colpo di Stato; a causa dell'importanza attribuita alla disciplina di partito, il movimento decapitato si asterrà molto probabilmente da ogni azione nel breve ma critico periodo successivo alla nostra conquista del potere.


PARTITI PARA-BUROCRATICI

Negli Stati a partito unico, come quelli dei paesi comunisti, di gran parte dell'Africa e del Messico, il partito ha perduto il suo ruolo più importante: l'emulazione per assicurarsi la fedeltà delle masse. Essendo in una posizione monopolistica, corre inoltre il pericolo di apparire superfluo. Ma, come ogni altra organizzazione burocratica, può sopravvivere alla perdita della sua funzione principale, sia come sistema di spoliazione sia come un organo sussidiario o un supervisore della burocrazia amm1mstrativa dello Stato. I partiti africani, costituiti durante le lotte politiche che precedettero l'indipendenza, hanno spesso legiferato per assicurarsi il monopolio del potere subito dopo averlo conseguito. Alcuni di essi, come la TANU (Tanzanian African National Union). si sono tramutati in costruttivi galvanizzatori dei piani di espansione dei comuni e dello Stato: altri, come il vecchio partito di N'krumah nel Ghana, sono divenuti appendici della leadership personale e un sistema di beneficenza per gli “attivisti” suoi seguaci. Quasi tutti i partiti, però (fino a quando non li abbiano spazzati via le dittature militari), sono stati l'agente principale nella più importante industria locale: la politica.

Il partito para-burocratico tratta la burocrazia statale come una sua subordinata. Indaga sulle sue attività, riferisce sul suo comportamento alla suprema leadership e spesso pretende speciali privilegi e concessioni.

Questi partiti non hanno un seguito di masse, tranne che entro la cornice della normale vita politica, quando si può star certi che insceneranno dimostrazioni a favore di questa o quell'altra tesi della leadership. Non appena la presa della leadership è minacciata, non appena l'apparato della polizia non agisce più come un suo “muscolo” il partito para-burocratico si dissolve.

Possiamo pertanto ignorarlo nella fase attiva del colpo di Stato. Tuttavia le sue funzioni secondarie, quelle delle informazioni e della sicurezza. rivestiranno importanza e bisognerà occuparsene come di un aspetto dei nostri provvedimenti difensivi generali nei confronti di queste organizzazioni.


PARTITI NEI PAESI PROGREDITI

Sia che si tratti di un sistema bipartitico, come in gran parte del mondo anglosassone ove i partiti sono in effetti coalizioni dei gruppi di pressione, sia che si tratti dei partiti basati sulle classi o sulle religioni di gran parte dell'Europa occidentale, i più importanti partiti politici dei paesi democratici non rappresenteranno una minaccia diretta al colpo di Stato. Sebbene abbiano l'appoggio delle masse al momento delle elezioni, né essi né i loro seguaci sono versati nelle tecniche dell'agitazione di massa. La relativa stabilità della vita politica li ha privati dell'esperienza necessaria per ricorrere a metodi diretti e tutto il clima della loro azione è imperniato sul concetto delle elezioni periodiche. Anche là ove, come in Francia e in Italia, esistono grandi partiti nominalmente rivoluzionari, due o più decenni di vita parlamentare hanno ridotto la loro affinità con i metodi rivoluzionari.

L'apparato del partito, con le sue diramazioni e i suoi organizzatori locali, può tuttavia consentire di svolgere un compito di informazione e coordinazione che potrebbe essere potenzialmente pericoloso. Anche se la leadership dei partiti può non intraprendere alcuna azione, l'apparato può ancora servire come impalcatura per una agitazione contro il colpo di Stato. Noi chiuderemo pertanto, amministrativamente, la rete di diramazioni e ciò dovrebbe bastare a neutralizzare questa particolare minaccia.

La sola minaccia seria da questa direzione proverrà dai movimenti sindacali che sono affiliati ai partiti di massa dell'estrema sinistra. La loro esperienza in fatto di agitazioni industriali li ha logicamente addestrati a un intervento in massa contro un colpo di Stato, ma di questo tratteremo a parte pii avanti.


SINDACATI

Ovunque esista una misura significativa di progresso industriale, e anche in molti paesi ove essa non esiste, i sindacati sono una forza politica di primaria importanza. Grazie alla loro esperienza in fatto di agitazioni industriali, esperienza che può essere prontamente applicata a fini politici, la reazione dei sindacati al colpo di Stato potrebbe rappresentare per noi un grave pericolo. Il seguito delle masse di cui godono i sindacati, a differenza di quello dei partiti politici, è costante; le elezioni si svolgono soltanto ogni cinque anni, ma le fabbriche lavorano per tutto l'anno. L'immediatezza della minaccia rappresentata dai sindacati dipenderà dalle loro dimensioni. dalla loro coesione e dalla misura con cui sono militanti; il sindacalismo frammentato dell'Inghilterra, con la sua politica puramente elettorale, non potrebbe, nei nostri confronti, equivalere, ad esempio, alla minaccia del movimento italiano, con la sua centralizzazione c la sua lunga storia di scioperi politici.

L'esperienza della Bolivia dopo la rivoluzione del 1952 costituisce un esempio di come un singolo sindacato e le sue attività possono dominare la vita politica di un paese. La Bolivia è uno degli Stati più poveri dell'America del Sud, con un'economia caratterizzata da un'agricoltura sussidiata e dall'attività della grande industria dello stagno. Prima della rivoluzione e della nazionalizzazione delle miniere di proprietà dei Patino, degli Aramayo e degli Hochschild, i minatori lavoravano in condizioni materiali e economiche estremamente dure. Dopo l'emancipazione, vollero logicamente conseguire immediati e sostanziali miglioramenti di tali condizioni e il COMIBOL [Corporación Minera de Bolivia], l'organizzazione statale dell'industria mineraria dello stagno, varò immediate riforme.

Si constatò ben presto, però, che le condizioni geologiche ed economiche dell'industria richiedevano un aumento della produttività, possibile soltanto adottando molti nuovi macchinari e riducendo il numero dei lavoratori. Poiché la sola fonte di capitali erano gli Stati Uniti, i capi dei minatori si opposero alle riforme, con il duplice pretesto che non volevano un capitalismo yanqui (yankee) e neppure ridondanze. Questi problemi ci sono familiari, ma la differenza cruciale stava nel fatto che i minatori erano anche un esercito. Erano stali armati dai capi. appartenenti alla classe media, del rivoluzionario MNR (Movimiento Nacionalista Revolucionario), affinché controbilanciassero l'esercito regolare, dominato dai proprietari di miniere. L'esercito era stato sciolto dalla rivoluzione, per cui i minatori potevano non soltanto esercitare pressioni politiche ed economiche, ma anche ricorrere a sistemi più diretti e militari. Fino a quando i capi del MNR non trovarono un contrappeso nei sindacati organizzati tra i contadini, i campesinos, i quali furono armati a loro volta, i minatori poterono fare a modo loro. Guidati dai militanti delle miniere Catavi-Siglo Veinte, essi imposero il loro controllo sul COMIBOL e, per conseguenza, sul paese, che dipende da esso in quanto la sola fonte importante di valuta estera. Certamente, nessun colpo di Stato avrebbe potuto conservare il potere senza il consenso dei minatori e, anche se fosse stato possibile impadronirsi delle istituzioni centrali a La Paz, la vera base del potere nelle miniere sarebbe rimasta ugualmente sotto il controllo degli organizzatori sindacali.

Anche indipendentemente dalle particolari circostanze che esistono in Bolivia, i sindacati costituiranno spesso una forza politica importante, specie per quanto concerne la situazione immediatamente successiva a un colpo di Stato. Molto dipenderà dalla particolare struttura organizzativa dci sindacati e, in modo cruciale, dalla misura di effettiva centralizzazione nonché dalla natura delle loro affiliazioni politiche. In Inghilterra, il centro principale delle decisioni prese nell'ambito del movimento sindacale nel suo complesso è l'esecutivo dei singoli sindacati e, in alcuni di essi, questo è passato agli operai. A parte questa frammentazione che, come minimo, comprometterebbe la rapidità della reazione a un colpo di Stato, la corrente principale della politica del sindacalismo inglese non costituirebbe una cornice adatta per provvedimenti diretti.

In Francia e in Italia, il movimento sindacale non è suddiviso in base a criteri artigianali, come in Inghilterra, o a criteri industriali, come negli Stati Uniti e in gran parte dell'Europa settentrionale, ma in base a criteri politici. I singoli sindacati industriali sono affiliati a organicazioni centrali associate a determinati partiti. In entrambi i paesi la più grande organizzazione è controllata dal partito comunista locale e dai più piccoli partiti socialdemocratico e cattolico. Le organizzazioni comuniste, la CGIL in Italia e la CGT in Francia, hanno entrambe una lunga esperienza in fatto di attività politica, che si è espressa con scioperi « politici » e “generali”, fenomeni i quali, nei paesi anglosassoni, hanno ormai un significato quasi puramente storico. [13]

A meno che il nostro colpo di Stato non sia collegato direttamente con il partito comunista, le organizzazioni centrali del sindacalismo francese e italiano reagirebbero ad esso e si regolerebbero in modi prevedibili. Immediatamente dopo il colpo di Stato tenterebbero:

a) di stabilire contatti con altre forze democratiche per costituire un fronte popolare di opposizione; b) di mettersi in contatto con la loro rete nazionale di diramazioni periferiche per coordinare uno sciopero generale;

c) attuerebbero i loro piani di emergenza relativi all'attività « clandestina » e alla sopravvivenza illegale.

La sola tattica che rappresenterebbe per noi una minaccia è lo sciopero generale, il quale sarebbe organizzato con l'intenzione deliberata di « affrontare » le forze del colpo di Stato. I nostri provvedimenti generali dovrebbero impedire l'attuazione di questi piani di emergenza, ma si renderebbe inoltre necessaria un'azione specifica per evitare il confronto che i sindacati, con ogni probabilità, cercherebbero. Tanto la CGT quanto la CGIL ricordano i movimenti di resistenza del tempo di guerra; entrambe sono consce della natura sconvolgitrice di un'aperta repressione e tenterebbero pertanto di provocarci inducendoci a ricorrere alla violenza.

Sebbene il confronto in qualche forma possa essere inevitabile, è essenziale evitare lo spargimento di sangue, poiché esso può avere senz'altro cruciali ripercussioni negative tra gli uomini delle forze armate e della polizia. Evitare spargimenti di sangue in situazioni tese è una questione di tecnica e sarà pertanto essenziale l'abile impiego delle forze. armate e in uniforme da noi incorporate. [14]

Gli « incidenti » di Reggio Emilia, in Italia, nell'estate del 1964, nei quali sette persone morirono in seguito a uno sciopero « politico », costituiscono un esempio di come forze di polizia incompetenti possano indebolire l'autorità del governo che stanno cercando di proteggere. [15]

Se i sindacati del nostro paese bersaglio si avvicinano ai livelli di efficacia di quelli franco-italiani, sarà necessario, presumendo che il nostro colpo di Stato non sia collegato con essi, identificarne e arrestarne i capi e chiuderne le sedi in modo da impedire che entrino in azione i capi in sottordine. Altrove, si tratterà di orientare i nostri provvedimenti generali in modo da far fronte alle particolari minacce del movimento sindacale.



Note:


l. Impadronendoci dei capi del governo, contribuiremo inoltre all'isolamento di quei settori dell'esercito e della polizia che non saremo riusciti a infiltrare, anche se si renderanno necessari provvedimenti più diretti.

2. La natura e la composizione delle squadre attive del colpo di Stato sono esaminate nell'Appendice B.

3. Compagnies Républicaines de Sécurité, facenti parte della polizia e estranee alla comunità militare.

4. Dati desunti da Orbis Yearbook e da pubblicazioni nazionali.

5. Il modo normale di neutralizzare impianti radio che funzionano a energia elettrica consiste nel fare esplodere piccole cariche di plastico applicate ai cavi di collegamento tra !"impianto stesso e la centrale elettrica pubblica o i generatori indipendenti, qualora esistano. Questi ultimi non sono di solito di difficile accesso dall'esterno.

6. Carri armati nelle piazze principali sono una caratteristica dei colpi di Stato nel Medio Oriente e nell'America Latina, ma non di quelli dell'Africa. Quasi nessuno degli eserciti africani, infatti, possiede carri armati.

7. Una parte significativa dell'esercito etiopico, quella che non si sta battendo contro gli sllifta somali, si trova in città di guarnigione lungo l'unica linea ferroviaria fino al mare.

8. I culti locali possono essere importanti dal punto di vista dell'amministrazione locale, ma non nei termini della politica nazionale.

9. In un recente film italiano, che ha riscosso molto successo, si vedeva il parroco che spiegava al proprio gregge come egli non volesse dar loro istruzioni pre-elettorali, ma si limitasse a chiedere di votare per un partito che fosse democratico e che fosse cristiano. “Democratico e cristiano, cristiano e democratico …”.

10. Questa e le nostre successive affermazioni sull'islam e il mondo arabo si riferiscono all'islam sunnita: le eretiche sétte shi'a e le loro diramazioni sono un'altra questione. La loro leadership politica e religiosa è spesso accomunata nella stessa persona, e non di rado esse sono politicamente molto attive.

11. Questo è il loro scopo. La funzione, tuttavia, è quella di aggregare interessi.

12. Il termine alternativo, “partiti rivoluzionari”, sa di estrema sinistra, mentre il termine “insurrezione” si estende a entrambi gli estremi dello spettro.

13. Si confrontino gli avvenimenti del maggio 1968 in Francia.

14. Il rinascere dell'attivismo politico negli anni recenti, sia in Inghilterra sia negli Stati Uniti, ha intensificato la ricerca di mezzi efficaci per dominare le folle. Lo studio della psicologia delle masse e la produzione di un armamentario assortito non dovrebbero oscurare i principi fondamentali del controllo delle masse. Essi sono:

a) la necessità di mantenere le folle in spazi aperti in modo da evitare le pressioni claustrofobiche e fisiche, e

b) la necessità di rompere l'anonimato dell'individuo nella folla procedendo ad arresti selettivi.

15. Si confrontino le conseguenze del comportamento della polizia di Parigi la notte di venerdì 4 maggio 1968, che fece esplodere la crisi.


Torma all'indice


Nessun commento:

Posta un commento

Caduta l’altra faccia del muro di Berlino – a molti rimane la berlina...

Caduta l’altra faccia del muro di Berlino – a molti non rimane che la berlina "Al singolo, o alla collettività, spetta la resistenza co...