mercoledì 14 aprile 2021

L'ATTUAZIONE DEL COLPO DI STATO

  Da: Edward Luttwak,  TECNICA DEL COLPO DI STATO, 1968. 

CAPITOLO QUINTO


L'ATTUAZIONE DEL COLPO DI STATO


Non appena la forza morale della rappresentanza nazionale

fu distrutta, un'assemblea legislativa, qualunque essa potesse

essere, non significò altro, per i militari, che un gruppo di

cinquecento uomini, meno vigorosi e disciplinati di un battaglione

formato dallo stesso numero di individui.

MADAME DE STAËL, a proposito del colpo di Stato di Napoleone


Sono venuto su un carro armato e soltanto

un carro armato potrà scacciarmi.

ABU ZUHAIR TAHIR YAHYA, primo ministro iracheno, 1968


LA FASE attiva di un colpo di Stato è analoga a un'operazione militare, ma in forma intensificata. Se il principio generale della tattica consiste nell'applicazione della forza nel punto giusto, il colpo di Stato riesce in ciò con precisione chirurgica, colpendo il cuore organizzativo dello Stato; se la rapidità è spesso importante nelle operazioni militari, nel colpo di Stato è un requisito essenziale. Ma il colpo di Stato differisce da quasi tutte le operazioni militari per un aspetto cruciale: mentre in guerra è spesso vantaggioso conservare alcune forze di riserva per impiegarle nelle fasi successive (e forse più critiche) del conflitto, in un colpo di Stato si applica il principio dell'impiego totale. La fase attiva si conclude in un breve periodo di tempo e le forze tenute di riserva oggi saranno inutili domani.: tutte le nostre forze devono essere per conseguenza impiegate nell'unico scontro decisivo.

Il fatto che il colpo di Stato non abbia in pratica dimensioni temporali significa che di rado potremo correggere gli errori commessi durante la sua attuazione; in guerra, la tattica può essere mutata, le armi possono essere sostituite, i piani possono essere rifatti e gli uomini possono essere nuovamente addestrati sulla base dell'esperienza in combattimento, ma nel colpo di Stato non vi sarà tempo a sufficienza per qualsiasi ripensamento. Sotto questo aspetto il colpo di Stato è simile alla forma ùi guerra più moderna: il colpo sferrato con i missili strategici e, come nel caso di quest'ultimo, il fattore tempo pone l'intero fardello delle decisioni nella fase della preparazione. Ogni bersaglio deve essere studiato nei particolari prima dell'azione: la squadra cui tocca il compito di impadronirsene deve avere la stessa forza e la stessa composizione; ogni sua mossa deve essere predisposta in anticipo e nessuna flessibilità tattica può essere consentita.

Con questo grado di preparazione particolareggiata, non vi sarà nessuna necessità di alcun genere di strutture di comando nella fase attiva del colpo di Stato; poiché, se non esiste alcun motivo di prendere decisioni, non v'è alcuna necessità degli uomini che le prendano e del loro apparato. In effetti, avere un comando costituirebbe un grave svantaggio: esso offrirebbe un bersaglio concreto all'avversario, un bersaglio al contempo vulnerabile e facilmente identificabile.

Non appena iniziato il colpo di Stato, il gruppo dominante saprà che sta accadendo qualcosa, ma, a meno che i colpi di Stato non siano frequentissimi nel paese, nessuno saprà che cosa sia questo “qualcosa”; potrebbe trattarsi di un ammutinamento, di una insurrezione, dell'inizio di una guerriglia o anche dell'invasione ad opera di una potenza straniera. Tutte queste forme di conflitto rappresentano minacce per il regime, ma sono tutte diverse per quanto concerne le loro conseguenze immediate e, quel che più conta, per guanto concerne i provvedimenti necessari per affrontarle. Dovremmo evitare di intraprendere un'azione qualsiasi che chiarisca la natura della minaccia e riduca così la confusione nelle file dell'apparato difensivo del regime. Le nostre squadre usciranno dalle loro basi e si accingeranno a impadronirsi degli obiettivi designati, agendo come unità indipendenti; il loro scopo collettivo e la loro coordinazione rimarranno così ignorati fino a quando non sia troppo tardi per una qualsiasi opposizione efficace.

I capi del colpo di Stato saranno sparsi tra le varie squadre e ognuno di essi si unirà a quella squadra il cui obiettivo ultimo richiede la sua presenza: così, il portavoce del colpo di Stato si troverà con la squadra che deve impadronirsi della stazione radiotelevisiva e il futuro capo della polizia sarà nella squadra il cui obiettivo è il comando della polizia. Poiché ogni squadra sarà al contempo piccola e estremamente mobile e poiché non esiste un comando durante tutta la fase attiva del colpo di Stato, l'avversario non avrà un solo singolo obiettivo su cui poter concentrare le proprie forze. In questo modo la sua superiorità numerica sarà annullata e le forze numericamente inferiori del colpo di Stato avranno la superiorità locale nel settore di ciascun obiettivo particolare. Questa sarà la chiave della vittoria del colpo di Stato.


ALLA VIGILIA

Negli ultimi due capitoli abbiamo passato in rassegna la preparazione del colpo di Stato per quanto concerne la neutralizzazione delle difese « professionali » dello Stato c la scelta di quegli obiettivi che contribuiranno alla neutralizzazione delle forze “politiche”. Abbiamo analizzato la struttura delle forze armate e degli altri mezzi di coercizione e veduto che gran parte delle prime, una parte significativa del sistema di polizia, e alcuni dei servizi di sicurezza, non sarebbero in grado di intervenire, sia a nostro favore sia contro di noi, nell'eventualità di un colpo di Stato. Ciò a causa della loro lontananza, di uno spiegamento disperso, o perché il loro addestramento e equipaggiamento erano inadeguati o troppo specializzati. Abbiamo allora infiltrato la parte relativamente piccola dell'apparato che aveva una capacità di intervento, per cui la quasi totalità di esso è venuta a essere tecnicamente neutralizzata e il resto completamente sovvertito. Questo ci ha assicurato la neutralità di gran parte delle difese dello Stato e la collaborazione attiva di alcune delle sue forze.

L'infiltrazione dell'esercito e della polizia ci ha fornito uno strumento: le unità che abbiamo incorporato e che costituiscono le forze del colpo di Stato. Abbiamo inoltre preparato l'impiego di questo strumento selezionando gli obiettivi per la cui conquista sarà utilizzato; abbiamo identificato gli obiettivi materiali che devono essere conquistati e quelli che dovranno essere sabotati o altrimenti resi inutilizzabili; abbiamo scelto le più alte personalità tra i capi del potenziale avversario. sia nel governo sia fuori di esso, e ci siamo preparati alloro arresto. Di un compito importante, però, non ci siamo occupati nella fase della preparazione: l'energico isolamento del • nocciolo " delle forze lealiste. È augurabile che il numero di queste forze che ci è stato impossibile infiltrare e che hanno inoltre una capacità di intervento. non sia molto grande. Ma anche se sono deboli in termini assoluti, noi non osiamo ignorarle. Far questo significherebbe invalidare tutte le misure adottate per isolare la capitale (e noi stessi) dall'intervento di forze ostili. L'estrema instabilità dell'equilibrio delle forze durante la fase attiva del colpo di Stato significa che quanto in altre circostanze costituirebbe soltanto una minaccia di importanza secondaria, potrebbe in questo caso avere conseguenze disastrose c, se il « duro nocciolo » delle forze lealiste è grande in rapporto alle nostre, dovremo effettivamente distogliere gran parte delle nostre forze per destinarle al suo isolamento.

Sebbene non siamo stati in grado di penetrare in questo «duro nocciolo» di forze Jealiste, due cose saranno state probabilmente conseguite: a) ci saranno noti il loro numero, la loro qualità e la loro posizione, e b) i nostri provvedimenti di neutralizzazione avranno ridotto la loro efficienza complessiva. La capacità combattiva delle forze Iealiste non sarà stata erosa, ma, come risulta dalla tabella 14, il loro intervento contro di noi sarà ritardato e ostacolato.


TABELLA 14

La meccanica dell'intervento delle forze lealiste


fase

effetto delle nostre misure generali

l) Gli uomini dei servizi di polizia o di sicurezza danno l'allarme iniziale e cercano di mettersi in contatto con i loro comandi.

La centrale telefonica è stata occupata, i collegamenti telegrafici sono stati sabotati, i relè radio sono stati chiusi. I lealisti sono pertanto costretti a inviare un messaggio verbale.

2) I comandi dei servizi di polizia o di sicurezza controllano i rapporti e si rendono conto della gravità della minaccia. Tentano di mettersi in comunicazione con la leadership politica.

Come sopra per quanto concerne le comunicazioni. Alcuni messaggeri non riescono ad arrivare man mano che i punti focali del traffico sono gradualmente occupati.

3) La leadership politica richiede l'intervento dell'esercito e della polizia.

Come sopra per quanto concerne le comunicazioni. Alcune unità risultano assenti dalle caserme; altre rifiutano di muoversi; altre ancora non possono intervenire a causa della neutralizzazione tecnica.

4) I capi politici incominciano a rendersi conto della portata della nostra infiltrazione nelle forze armate e nella polizia. Le truppe lealiste reagiscono.

Come sopra per quanto concerne le comunicazioni. Soltanto i collegamenti radio militari possono essere impiegati per comunicare con le forze lealiste.

5) Le forze non infiltrate si riuniscono c si preparano all'intervento. Cercano di mettersi in contatto con la leadership politica per avere una conferma degli ordini. Alcuni uomini disertano per passare dalla nostra parte, altri scelgono la neutralità; ma una parte di essi rimane agli ordini del governo.

Molti capi politici suon introvabili; alcuni sono stati arrestati, altri si nascondono.

6) Le forze lealiste avanzano sulla capitale o, se già vi si trovano, si portano nel centro della città.

Gli aeroporti sono chiusi e le piste di atterraggio inaccessibili. Le linee ferroviarie sono interrotte e i treni fermi. I punti di accesso alla città sono controllati da nostri blocchi strada li.

Le forze lealiste nel settore della capitale vengono quindi isolate con mezzi diretti

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II nostro scopo non è quello di distruggere militarmente le forze lealiste (in quanto potremo risolvere amministrativamente il problema dci loro quadri dopo il colpo di Stato) ma semplicemente quello di immobilizzarle per alcune ore, poche ma cruciali. Le tattiche da impiegare devono essere esclusivamente difensive: un anello di posizioni di blocco intorno a ciascun concentramento di forze lealiste o, qualora ciò non sia possibile, un anello analogo intorno alla capitale.

Così, anche se saremo strategicamente all'offensiva (nel senso che saremo noi a voler mutare la situazione in generale). ci troveremo altresì tatticamente sulla difensiva e ciò ci assicurerà importanti vantaggi tecnici e psicologici.

Servendoci di blocchi stradali difesi per isolare le forze lealiste, imporremo ad esse la responsabilità dell'iniziativa di continuare a battersi; le nostre forze si limiteranno a aspettare e saranno le forze lealiste a tentar di passare. Se una colonna di forze lealiste dovesse presentarsi di fronte al blocco stradale, i suoi comandanti si troverebbero di fronte ad avversari che indossano la stessa uniforme e appartengono allo stesso esercito, forse anche allo stesso reggimento. Entrambe le parti dichiareranno di « eseguire gli ordini », ma, strano a dirsi, gli «ordini» dei comandanti delle nostre forze sembreranno probabilmente più legittimi di quelli dei comandanti delle forze lealiste. A causa degli arresti da noi effettuati e del fatto che abbiamo impedito l'impiego dei mezzi di trasporto, gli ordini “legittimi” avranno assunto, con ogni probabilità, una formula inconsueta: saranno stati impartiti quasi certamente alle truppe lealiste da persone diverse dai loro diretti superiori gerarchici; il sistema impiegato per comunicarli sarà stato quasi senz'altro quello inconsueto d'emergenza; e nella forma saranno identici a quelli che sarebbero potuti essere impartiti dagli organizzatori del colpo di Stato.

Cosi, gli ufficiali delle forze lealiste possono aver ricevuto ordini che dicono, ad esempio: «Portatevi nel centro della città, occupate il palazzo del parlamento e la stazione radio ». La leadership potrebbe avere aggiunto che si tratta di agire contro le forze di un colpo di Stato, ma. anche in questo caso, ordini del genere avrebbero un che di insurrezionale. Quando ufficiali dell'esercito si trovano a dover fare cose inconsuete, la loro reazione naturale è di tentar di adattarli a moduli familiari; il modulo più familiare d'ogni altro consisterà nel pervenire alla conclusione che i « politici » sono colpevoli di un ennesimo « disastro » La linea d'azione più probabile consisterà nel chiedere chiarimenti agli ufficiali superiori. È sperabile che questi ufficiali avranno deciso nel frattempo di rimanere neutrali, oppure saranno stati tratti in arresto; in entrambi i casi, i chiarimenti non arriveranno mai (figura 6).

 

Se, invece, le unità lealiste decideranno di forzare i blocchi stradali, noi approfitteremo dei vantaggi tattici della difensiva. Essi comprendono la possibilità di scegliere il luogo (ostacoli naturali come ponti e gallerie) e la possibilità di spiegare e mascherare armi e uomini. Allo scopo di sfruttare appieno tanto i vantaggi psicologici quanto quelli tattici, le posizioni di blocco dovrebbero avere una duplice struttura: una prima linea (in vasta misura simbolica) formata da alcuni opportuni ostacoli materiali, come ad esempio veicoli pesanti disposti trasversalmente sulla strada, con alcuni uomini ai quali sia stato impartito l'« ordine » di vietare ogni transito; più indietro vi sarà una seconda linea (militare), numericamente molto più forte, con armi e uomini spiegati in modo da respingere un eventuale attacco (i relativi particolari operativi sono esaminati nell'Appendice B). I difensori delle posizioni di blocco dovrebbero informare le forze lealiste in avanzata del fatto che esiste una seconda linea di difesa; quest'ultima dovrebbe essere in parte mimetizzata e servirebbe da deterrente, pur essendo numericamente debole in confronto all'avversario, in quanto sarebbe difficile accertarne la forza reale.

La situazione della posizione di blocco richiederà un comportamento molto delicato e sarà necessario che i soldati dalla nostra parte si rendano conto che il loro compito fondamentale è quello di evitare un conflitto, anziché di impegnarvisi con successo. In termini concreti, la loro missione sarà un'azione ritardatrice anziché un'azione decisiva, e ciò avrà implicazioni precise per quanto concerne le armi e le tattiche da impiegare.


MOMENTO DI ATTUAZIONE, SEQUENZA E SICUREZZA


Idealmente, il momento di attuazione del colpo di Stato sarà del tutto flessibile, in modo che ci sia consentito approfittare di qualsiasi circostanza favorevole che possa presentarsi, come ad esempio la temporanea assenza della leadership dalla capitale o lo scoppio di disordini civili in coincidenza con la nostra azione.

Questa flessibilità, che sarebbe augurabilissima, è possibile soltanto di rado perché l'infiltrazione dell'esercito e della polizia è un processo dinamicamente instabile: il numero di coloro che hanno deciso di unirsi a noi aumenterà e continuerà ad aumentare man mano che si farà sentire l'effetto del fenomeno a « palla di neve », ma, a meno che il colpo di Stato non si materializzi, vi sarà in ultimo una tendenza alla neutralità o anche all'opposizione. Nel frattempo, aumenterà anche il pericolo di denunce, man mano che un numero sempre più grande di persone saprà come si stia preparando un colpo di Stato o, in ogni caso, come si stia preparando « qualcosa ». Il momento di attuazione del colpo di Stato sarà pertanto imposto dai progressi della nostra infiltrazione nelle forze armate e nella polizia e, non appena un grado soddisfacente di penetrazione sarà stato conseguito, si dovrà passare all'azione. Questo significa che non sarà possibile stabilire una data molto prima del colpo di Stato, una data da comunicare alle varie squadre. Meglio così, del resto, in quanto ciò significa che la data stessa non potrà filtrare fino ai servizi di sicurezza. In realtà, è molto probabile che qualche informazione su di noi giunga ai servizi di sicurezza, ma ciò non dovrebbe influire sull'esito dell'azione. Man mano che i preparativi del colpo di Stato procederanno, un numero sempre maggiore di informazioni sulla nostra attività finirà con il circolare, ma sarà altresì oscurato in misura crescente da «voci » incontrollabili. [1]

Ogni mossa da noi compiuta genererà informazioni le quali potrebbero in ultimo pervenire ai servizi di sicurezza, ma le interpretazioni errate e le conseguenze delle nostre azioni genereranno un numero equivalente, o anche più grande, di «voci». Ciò renderà sempre più difficile agli analisti dei servizi di sicurezza il compito di identificare la natura della minaccia, in quanto la loro capacità di vagliare le informazioni non è illimitata. Questo processo è esemplificato dalla figura 7, in cui 0-Z è il livello normale di « voci » ricevute continuamente; 0-A è la capacità di valutazione degli analisti dei servizi di sicurezza; X è il punto al di là del quale il flusso totale dei dati supera le capacità di valutazione, per cui a ogni informazione corrispondente alla verità viene accordata un'attenzione sempre minore. [2]

 


Anche se i servizi di sicurezza riuscissero a dividere le informazioni reali dalle “voci”, non intraprenderebbero di solito un'azione immediata. II loro istinto professionale sarebbe quello di tentare di esplorare tutte le ramificazioni del complotto, in modo da poter arrestare tutti coloro che vi abbiano partecipato. Ed è augurabile che il colpo di Stato venga effettivamente attuato mentre i servizi di sicurezza sono ancora impegnati in queste esplorazioni. Ma anch'essi saranno consapevoli di questo problema del momento di attuazione ed è probabile pertanto che reagiscano a una possibile minaccia procedendo all'arresto di quegli organizzatori del colpo di Stato che saranno stati identificati. Questo « nervosismo » pone un problema particolare alla vigilia del colpo di Stato, perché i nostri preparativi finali genereranno probabilmente un netto intensificarsi del flusso totale di informazioni ricevute dai servizi di sicurezza. Anche senza separare i dati « sicuri » dalle « voci », il mero aumento del flusso di informazioni potrebbe essere interpretato come un segnale di pericolo (cosi lo interpreterebbero senz'altro analisti capaci) e ciò darebbe l'avvio agli arresti.

In pratica, di rado sarà possibile conseguire la sicurezza totale nell'ambito delle forze del colpo di Stato e dovremmo presumere, come ipotesi di lavoro, che esse siano state infiltrate in effetti dai servizi di sicurezza.

Ciò conduce alle procedure difensive generali esaminate nel capitolo terzo, ma avrà altresì precise conseguenze operative:

a) A ogni squadra verrà detto con notevole anticipo quale equipaggiamento e quali tattiche accorreranno per impadronirsi del suo particolare obiettivo, ma non le si rivelerà mai quale sia esattamente l'obiettivo.

b) A ogni squadra verrà indicato il suo obiettivo soltanto quando riceverà effettivamente l'ordine di conquistarlo.

c) Ogni squadra verrà posta in allarme individualmente con appena quel preavviso necessario per prepararsi al suo compito particolare; non si darà il segnale del « via » a tutte le squadre contemporaneamente.

Poiché le squadre avranno punti di partenza diversi e obiettivi diversi verso i quali dirigersi, l'impiego di un unico segnale generale, o darebbe un preavviso insufficiente ad alcune di esse oppure un preavviso inutilmente lungo alle altre. Quanto più sarà lungo l'intervallo di tempo tra l'annuncio che il colpo di Stato è iniziato e la sua effettiva attuazione, tanto più sarà probabile che informazioni pervengano ai servizi di sicurezza in tempo per impedire la riuscita attuazione del piano, in quanto è questo il momento in cui i loro agenti tra le nostre file potrebbero trasmettere un avvertimento.

II problema del momento dell'avvertimento e del preavviso è illustrato nella figura 8.

 

 

Se diamo a tutte le nostre squadre un periodo di preavviso di dieci ore, trasmettendo un ordine generale all'ora -10, allora la squadra n. 1 raggiungerà appena in tempo il suo obiettivo, ma tutte le altre squadre avranno ricevuto il “preavviso in eccesso” o, in altri termini, le informazioni saranno state date prima che fosse essenziale darle. Se diamo a tutte le squadre un periodo di preavviso di due ore, allora il “preavviso in eccesso” sarà ridotto a zero, ma la squadra n. 5 raggiungerà il suo obiettivo parecchie ore prima della squadra n. 1 e coloro i quali lo difenderanno saranno con ogni probabilità in pieno stato d'allarme.

La soluzione sembra essere semplice: uguagliare il preavviso al tempo necessario per portarsi sull'obiettivo, in modo che ogni squadra venga posta in allarme appena in tempo per raggiungere l'obiettivo all'ora zero.

Ma nella realtà il problema è più complicato. Non si tratta di ottenere un arrivo simultaneo sugli obiettivi, ma piuttosto di ottenere una penetrazione simultanea del «sistema di allarme tempestivo,. Organizzato dai servizi di sicurezza dello Stato. Se, ad esempio. La squadra n. 2 deve attraversare tutta la capitale per raggiungere il suo obiettivo, il servizio di sicurezza sarà probabilmente posto in allarme non appena essa entrerà in città, diciamo alle ore -2. Così, prima che la squadra n. 4 raggiunga il suo obiettivo, l'avversario avrà avuto due ore di tempo per predisporre le proprie difese. Noi disporremo con ogni probabilità di ben scarse informazioni sul funzionamento dell'apparato di sicurezza, ma potremo agire in base alla supposizione che una squadra (se è numerosa e/o equipaggiata con mezzi corazzati) verrà notata e la sua presenza sarà riferita non appena la squadra sia. entrata nella capitale. Dobbiamo per conseguenza assicurare: a) la protezione della nostra posizione di sicurezza da una minaccia interna, il che è conseguito riducendo al minimo il « tempo di preavviso in eccesso », e b) la protezione della nostra posizione di sicurezza dall'osservazione esterna, il che è conseguito da una penetrazione simultanea nel settore della capitale.

Entrambi gli scopi verranno ottenuti inviando le squadre in azione a un'ora corrispondente al periodo di tempo ad esse necessario per giungere ai limiti (o a un altro perimetro possibile) della città. Ciò è chiarito dalla figura 9. [3]

 


IN AZIONE

L'effettiva attuazione del colpo di Stato richiederà molte quali diverse: abile diplomazia nei posti di blocco di fronte a forze lealiste; immediata imposizione del proprio ascendente alla stazione radiotelevisiva allo scopo di persuadere il suo personale tecnico a collaborare con noi; considerevoli capacità tattiche nel caso di obiettivi che siano fortemente difesi. Le nostre risorse saranno probabilmente troppo limitate per poter formare squadre composte al cento per cento da specialisti con quelle unità e quegli individui che avremo incorporato; tuttavia dovremmo apprestarci a conquistare vaste categorie di obiettivi con squadre appropriate. Possiamo distinguere tre categorie di questi obiettivi e le squadre corrispondenti:


OBIETTIVI A

Sono questi 1 luoghi sorvegliati in modo più massiccio, come il palazzo reale o quello presidenziale, il comando centrale della polizia e il comando dell'esercito. Nei momenti di crisi, naturalmente, questi obiettivi possono benissimo essere difesi da apprestamenti militari in grande stile e, in molti paesi, la crisi è permanente. In parte allo scopo di ridurre al minimo lo spargimento di sangue, che potrebbe avere riflessi tutt'altro che stabilizzatori sulla situazione, in parte per ridurre il numero degli uomini necessari, questi obiettivi dovranno essere conquistati da squadre “sofisticate”, le quali ricorrano a un insieme di infiltrazioni, diversioni e attacchi. [4]

Anche se sarà di solito necessario prepararsi a operazioni militari alquanto estese (e anche complesse, a meno che non disponiamo di una grande superiorità numerica nel settore dell'obiettivo), ciò non dovrebbe dar luogo a combattimenti effettivi: quando gli uomini che difendono l'obiettivo in questione si trovano di fronte ai nostri vasti preparativi, è improbabile che oppongano una seria resistenza. Il fatto che i nostri provvedimenti generali di neutralizzazione abbiano tagliato o impedito i loro collegamenti con la leadership, il fatto che i chiari aspetti patriottici di una guerra internazionale manchino di un conflitto interno e il fatto che noi siamo disposti a compiere ogni tentativo per consentire all'avversario di cedere in modo elegante, tutti questi fattori militeranno contro una difesa prolungata.

Se siamo così fortunati da aver incorporato un grandissimo numero di truppe e, in particolare, se queste truppe sono equipaggiate con mezzi imponenti, come i mezzi corazzati, sarà ancor meno probabile che abbiano luogo combattimenti. Tuttavia questi obiettivi ci porranno, indirettamente, un problema gravissimo, sebbene esso sia politico più che militare: la formazione delle potenti squadre necessarie solleverà la questione delicata del “colpo di Stato entro il colpo di Stato”.

Durante la fase attiva delle operazioni, la situazione sarà confusa e estremamente instabile e, mentre le altre squadre saranno troppo piccole per indurre i loro comandanti alla tentazione di usurparci il controllo, i comandanti operativi delle squadre A potrebbero benissimo soccombere ad essa. L'uomo al comando dei carri armati che si sono appena impadroniti del palazzo presidenziale potrebbe facilmente convincersi del fatto che sarebbe anche in grado di impadronirsi del potere per suo conto e, se la squadra A è abbastanza potente, potrebbe benissimo tentare. La nostra soddisfazione per aver attuato un riuscito colpo di Stato sarebbe una ricompensa insufficiente dopo tante fatiche, a meno che non ci assicurassimo anche il potere in seguito. Sarà pertanto necessario adottare provvedimenti per impedire ai comandanti di queste grandi squadre di sfidare la nostra posizione: ciò può essere possibile a volte formando le squadre A con molte piccole unità minori affidate al comando di un membro del nostro gruppo dirigente. Ove ciò non sia possibile, le squadre A dovranno essere frazionate in gruppi più piccoli assegnati a obiettivi secondari non appena abbiano portato a termine la loro missione principale. Cosi la possibile minaccia presentata dalle squadre A verrà parata applicando le energie dei loro comandanti ad altri compiti. Ai comandanti operativi delle squadre A occorrerà probabilmente un certo periodo di tempo per riadattarsi al fatto che non sono più individui isolati impegnati in un'impresa pericolosa e per incominciare a pensare in termini più ambiziosi. Le cose dovrebbero essere disposte in modo da privarli delle loro squadre potenti e unite prima che la transizione abbia avuto luogo nelle loro menti.


OBIETTIVI B

Si tratta degli impianti tecnici che di so1ito non saranno difesi in modo massiccio e che in ogni caso noi vogliamo neutralizzare anziché occupare, come ad esempio la centrale telefonica. l'ufficio telegrafico e le stazioni radiotelevisive secondarie. Ognuno di questi obiettivi verrà assegnato a una piccola squadra, i cui uomini comprenderanno un “tecnico”, la presenza del quale dovrebbe contribuire a ridurre al minimo i danni materiali causati dal sabotaggio. Se è possibile neutralizzare questi obiettivi con atti di sabotaggio ridotti ed esterni, la squadra B può essere formata semplicemente da uno o due elementi tecnicamente capaci. Anche se occorrerà penetrare per breve tempo nell'edificio vero e proprio, la squadra B sarà pur sempre piccola, ma in questo caso dovrebbe essere palese e consistere di soldati o poliziotti in uniforme.


OBIETTIVI C

Sono gli individui che noi desideriamo tenere in isolamento per tutta la durata del colpo di Stato. Nel caso delle più importanti personalità del governo, gli arresti dipenderanno dall'occupazione del palazzo presidenziale e di analoghi obiettivi A e, per conseguenza, gli altri obiettivi C non dovrebbero porre un problema di penetrazione. Sarà tuttavia presente il problema delle evasioni. Una stazione radio o un palazzo reale possono essere obiettivi assai difficili a occuparsi, ma per lo meno non possono fuggire né celare la loro identità. Le personalità che noi vogliamo arrestare tenteranno invece di fare entrambe le cose. Sarà pertanto essenziale dedicare sin dall'inizio la nostra attenzione a questi obiettivi in modo da assicurarci che ci si impadronisca di essi prima della loro fuga. Questo significa di solito che le squadre C dovranno entrare in azione marginalmente prima delle altre squadre e potranno farlo senza trasgredire alla regola della penetrazione simultanea del « sistema di allarme tempestivo », in quanto saranno sufficientemente piccole e disperse per poter agire furtivamente.

Essendo questi obiettivi esseri umani, essi saranno necessariamente più problematici di alcuni degli altri; gli individui interessati, oltre a fuggire o a celare la loro identità, potrebbero anche tentar di sovvertire le stesse squadre inviate ad arrestarli. Nel caso di persone che posseggano un particolare ascendente, le nostre squadre dovranno essere costituite da uomini appositamente selezionati; in alcuni casi può essere persino necessario includervi un membro del gruppo dirigente.

Queste squadre C saranno piccole, giacché il loro compito consisterà nel penetrare in un'abitazione privata e nel sopraffare una o due guardie del corpo. Le dimensioni esatte di ogni squadra dipenderanno dal complesso delle nostre risorse e dalle condizioni nelle quali agiamo, ma di rado supereranno una dozzina di uomini.

Una volta che gli individui dai quali è costituito questo gruppo di obiettivi siano stati arrestati, dovremo assicurarci che essi siano sorvegliati in modo sicuro. Il nostro scopo nell'arrestarli è quello di impedire che si avvalgano della loro influenza e del loro ascendente contro di noi, e ciò può essere ottenuto soltanto se li isoliamo dal loro pubblico per tutta la durata del colpo di Stato. Questi individui sono spesso le uniche vittime di colpi di Stato attuati altrimenti senza spargimenti di sangue, perché non di rado è più facile eliminarli che tenerli prigionieri; se li tratteniamo, la prigione ad hoc impiegata deve essere al contempo segreta e sicura. La liberazione di un personaggio pubblico popolare potrebbe costituire il potente focolaio di azioni contro il colpo di Stato da parte dei nostri avversari e la segretezza sarà una difesa più sicura di qualsiasi barriera materiale.

Mentre le squadre sono in movimento verso i loro rispettivi obiettivi. anche i nostri altri alleati entreranno in azione; gli individui che avremo sovvertito in vari reparti delle forze armate e in vari uffici della burocrazia attueranno le loro missioni limitate di neutralizzazione tecnica; e i gruppi assegnati ai posti di blocco si accingeranno a occupare le posizioni previste e studiate per isolare le forze lealiste. Nel caso di questi individui dispersi, il cui contributo sarà estremamente importante, anche se quasi totalmente invisibile, sorgerà un problema di comunicazioni; dato che saranno disseminati in tutti i punti più sensibili dell'apparato statale, riuscirà difficile raggiungerli individualmente. Inoltre, essi potranno comprendere informatori dei servizi di sicurezza, perché, a differenza degli uomini delle varie squadre e dei posti di blocco, saranno stati reclutati come individui isolati e, per conseguenza, la reciproca sorveglianza esercitata a nostro favore nelle squadre non esisterà. Sarebbe pertanto pericoloso dar loro un preavviso dell'inizio del colpo di Stato e l'ordine destinato ad essi di entrare in azione dovrà essere la nostra prima trasmissione dalla stazione radio-televisiva, eccettuati i casi particolari in cui l'obiettivo da neutralizzare richieda un intervento anticipato.

Il nostro controllo operativo sui vari gruppi che collaborano con noi mirerà a conseguire due scopi:

a) come sempre, massima rapidità nell'attuazione dei loro compiti, e

b) impiego di un minimo assoluto di forze.

Ciò sarà importante non soltanto a causa dei fatturi psicologici e politici precedentemente menzionati, ma anche per una ragione tecnica più diretta: l'uniformità esteriore tra le due parti del conflitto. Le nostre squadre saranno formate naturalmente da elementi nazionali del paese in cui il colpo di Stato viene organizzato, cioè quasi esclusivamente da soldati e poliziotti. che indosseranno le stesse uniformi dell'avversario. Questa uniformità ci assicurerà una certa protezione, in quanto le forze lealiste non potranno sapere subito chi sia leale nei confronti del regime e chi no.

Di solito sarebbe un errore pregiudicare questa mimetizzazione protettiva adottando bracciali o altri segni convenzionali, in quanto a noi occorrerà tutta la protezione che riusciremo ad assicurarci. Così, mentre le squadre si porteranno intorno alla capitale (preferibilmente di notte), è probabile che non venga aperto il fuoco contro di loro, a meno che non lo aprano per prime; far questo, significherebbe facilitare l'avversario, in quanto sarà il solo suo modo di distinguere tra sé e noi. Inoltre, giacché le nostre squadre saranno sempre state mantenute separate, inizialmente per impedire la penetrazione ad opera dei servizi di sicurezza e poi per proteggere la nostra posizione nell'ambito delle forze del colpo di Stato, vi sarà un pericolo di conflitti tra i nostri stessi reparti. La confusione che determineremo nella mente dell'avversario potrà pertanto esigere un prezzo in fatto di confusione tra i nostri ranghi; ciò potrà avere serie conseguenze, a meno che i nostri uomini non rispettino la norma di un ricorso alla forza minimo e puramente difensivo.


LA SITUAZIONE IMMEDIATAMENTE DOPO IL COLPO DI STATO

Una volta che i nostri obiettivi siano stati occupati, le forze lealiste isolate e il resto della burocrazia e delle forze armate neutralizzato, la fase attiva (e più meccanica) del colpo di Stato sarà conclusa. Ma la decisione ultima rimarrà ancora in sospeso: il regime precedente sarà stato privato del suo controllo sui settori critici del meccanismo dello Stato, ma noi non lo avremo ancora, se non in un senso puramente materiale, e anche in tal senso soltanto nel settore della capitale. Se potremo conservare il controllo su ciò di cui ci saremo impadroniti, quelle forze politiche la cui necessità essenziale è la conservazione della legge e dell'ordine passeranno probabilmente dalla nostra parte. Il nostro scopo, pertanto, è quello di congelare la situazione in modo che questo processo possa aver luogo. Così, mentre sino all'effettiva attuazione del colpo di Stato il nostro scopo era quello di sconvolgere la situazione, in seguito tutti i nostri sforzi dovranno tendere a stabilizzarla, o meglio a ristabilizzarla. Faremo ciò su tre piani diversi: a) tra le nostre forze, ove il nostro intento è quello di impedire ai militari o agli alleati politici di usurparci la leadership; b) nell'ambito della burocrazia statale, della quale vogliamo assicurarci la fedeltà e In collaborazione; c) presso il pubblico in genere, del quale vogliamo l'adesione. In ciascun caso utilizzeremo la nostra influenza su un determinato piano per dominare quello successivo, ma ciascun piano richiederà inoltre provvedimenti distinti e particolari.


STABILIZZAZIONE DELLE NOSTRE FORZE

Durante la fase di preparazione, le nostre reclute nelle forze armate saranno pienamente consce del fatto che il successo del colpo ili Stato, e la loro salvezza, dipendono dal lavoro di coordinazione da noi svolto. Immediatamente dopo il colpo di Stato, però, la sola manifestazione di tutte le nostre fatiche sarà la forza immediata che esse stesse controllano. In queste circostanze, possono benissimo essere tentate a attuare un colpo di Stato per loro conto e potrebbero far ciò stabilendo contatti con gli altri capi militari da noi reclutati, in modo da assicurarsene l'assenso per quanto concerne la nostra esclusione dalla leadership. A parte le contromisure dispersive esaminate pitì sopra, la nostra sola difesa efficace consisterà nel conservare il pieno controllo di tutte le comunicazioni « orizzontali » o, in altri termini, nel rimanere il solo contatto tra ciascun comandante militare da noi reclutato e i suoi colleghi. Ciò può essere a volte conseguito tecnicamente tenendo sotto controllo i mezzi di comunicazione che collegano le varie unità, ma il sistema sarebbe efficace soltanto in capitali insolitamente vaste e verrebbe a cessare, in ogni caso, dopo un periodo di tempo relativamente breve. Di solito dovremo ricorrere a metodi politici e psicologici alquanto meno diretti, studiati per mantenere separati i vari comandanti militari da noi reclutati. Ciò può implicare promesse di più rapide promozioni a ufficiali più giovani e scelti, i quali non potrebbero altrimenti aspettarsi una carriera molto rapida, anche nel contesto limitato di coloro che hanno partecipato al colpo di Stato; sarà inoltre utile rammentare ai nostri alleati militari e della polizia che i loro colleghi al di fuori della cospirazione possono tentare di soppiantarli en bloc, a meno che loro (e noi) non veniamo a formare un gruppo compatto che si sostenga reciprocamente. In generale, dovremmo assicurarci che tutti coloro i quali potrebbero rappresentare una minaccia interna siano tenuti occupati in compiti che, essenziali o no, assorbano come minimo le loro energie e che tra essi agiscano fattori di divisione. Non appena incominceremo a ricevere l'adesione dei capi militari e burocratici rimasti precedentemente fuori della cospirazione, la nostra influenza presso le reclute militari e della polizia aumenterà in misura assai sostanziale. Il problema di conservare il controllo contro queste minacce interne, sarà per conseguenza, in vasta misura, a breve termine. Non appena la nostra posizione si sarà consolidata, la politica più efficace consisterà nell'eliminare gli alleati pericolosi ricorrendo ai consueti metodi cortesi disponibili a tale scopo: incarichi diplomatici all'estero, posizioni nominali e/o remote di comando e « promozioni » a settori meno vitali dell'apparato statale. Essendo possibile che un embrionale colpo di Stato sia esistito nell'ambito delle nostre forze sin dall'inizio, i provvedimenti generali di sicurezza escogitati per tutelarci dalla penetrazione dei servizi segreti serviranno anche a un utile scopo supplementare: impediranno il diffondersi laterale della cospirazione.

Se le nostre procedure interne di sicurezza sono sufficientemente valide per impedire ogni contatto tra le « cellule » separate, in modo che ogni infiltrazione da parte dei servizi di sicurezza venga contenuta, esse impediranno inoltre la coordinazione di questa opposizione interna.

Si è calcolato [5] che in una situazione militare difensiva, anche se soltanto il venti per cento delle truppe di una unità è fedele, le unità interessate dovrebbero agire con successo e raggiungere i loro obiettivi. E anche se, collettivamente, le nostre forze agiranno in modo offensivo, rispetto alle forze non infiltrate dello Stato, il loro atteggiamento sarà difensivo sia psicologicamente sia tatticamente. Così, anche se sarebbe inconsueto avere la fedeltà completa di coloro che (in quanto, innanzi tutto, si sono uniti al nostro colpo di Stato) devono essere in una certa misura sleali, le nostre forze dovrebbero ugualmente agire con successo.


STABILIZZAZIONE DELLA BUROCRAZIA

II nostro atteggiamento nei confronti del secondo livello, ]e forze armate e la burocrazia che non erano state infiltrate prima del colpo di Stato, dipenderà in parte dal grado di controllo che avremo sulle nostre forze .. incorporate ». Presumendo che abbiamo su di esse una presa ragionevolmente salda, non dovremmo tentare di ottenere un impegno prematuro dalla maggioranza dei soldati e dei burocrati che saranno stati informati per la prima volta della nostra esistenza dallo stesso colpo di Stato. Non conoscendo ]a portata della cospirazione, la loro preoccupazione principale sarà il possibile pericolo per le posizioni da essi occupate nella gerarchia: se quasi tutti gli ufficiali delle forze armate o i funzionari di un ministero hanno preso parte al colpo di Stato, coloro che non vi hanno partecipato molto difficilmente potranno in seguito essere premiati con una rapida promozione. Se i militari e i burocrati hanno capito che il gruppo il quale ha partecipato al colpo di Stato era in realtà limitatissimo, non possono non rendersi conto, inoltre. della forza della loro posizione: il fatto cioè che sono collettivamente indispensabili a ogni governo, compreso quello da formare dopo il colpo di Stato. Nel periodo immediatamente successivo al colpo di Stato, tuttavia, vedranno probabilmente se stessi come individui isolati, le cui carriere, e a volte le cui vite stesse, potrebbero essere in pericolo. Questa sensazione di insicurezza può precipitare due reazioni che si escludono a vicenda e che sono entrambe estreme: o si faranno avanti, dichiarando la loro lealtà nei confronti degli organizzatori del colpo di Stato oppure cercheranno di fomentare un'opposizione contro di noi o di unirsi ad essa. Entrambe le reazioni sono indesiderabili dal nostro punto di vista.

Le affermazioni di lealtà saranno di solito prive di valore, in quanto fatte da uomini che hanno appena abbandonato i loro precedenti e forse più legittimi padroni; l'opposizione sarà sempre pericolosa e talora disastrosa.

La nostra politica nei confronti dei quadri militari e burocratici consisterà nel ridurre questa sensazione di insicurezza: dovremmo stabilire rapporti diretti con il maggior numero possibile di ufficiali superiori e alti funzionari e persuaderli, in modo energico e convincente, di un'idea principale: che il colpo di Stato non minaccerà le loro posizioni nella gerarchia e che i suoi scopi non comprendono una riorganizzazione delle esistenti strutture militari e amministrative.6 Questa necessità avrà, incidentalmente, implicazioni tecniche nella fase della preparazione, quando il sabotaggio dei mezzi di comunicazione deve essere attuato in modo da essere facilmente reversibile.

La campagna informativa con i mezzi di comunicazione di massa raggiungerà anche questo ristretto ma importante settore della popolazione, ma sarebbe altamente desiderabile disporre di mezzi di comunicazione con esso più diretti e confidenziali.

Gli scopi politici e generali del colpo di Stato, così come sono espressi nelle nostre dichiarazioni alla radio e alla televisione, contribuiranno a rendere possibile il nostro tacito patto con i burocrati e i militari, il cui vero contenuto, però, sarà l'assicurazione che le loro carriere non sono minacciate. Nel trattare con particolari ufficiali dell'esercito o della polizia, i quali controllino forze particolarmente importanti, o con esponenti importantissimi della burocrazia, possiamo senz'altro decidere di andare oltre, nel senso che può aver luogo un effettivo scambio di promesse di reciproco appoggio.

Dovremmo tuttavia ricordare che la nostra più grande forza risiede nel fatto che soltanto noi abbiamo un'idea precisa della portata del nostro potere. Sarebbe pertanto imprudente concludere accordi i quali lascino capire che ci occorre urgentemente un appoggio: più generalmente, ogni informazione che riveli i limiti delle nostre capacità potrebbe minacciare la nostra posizione, basata essenzialmente sul fatto che la nostra inerente debolezza è nascosta. Anche in questo caso, come in quello delle forze incorporate, dovremmo cercare in ogni modo di impedire le comunicazioni tra i quadri delle forze armate e della burocrazia al di fuori del nostro gruppo. Queste comunicazioni sarebbero in genere indispensabili a coloro che cercassero di organizzare un contro-colpo di Stato; l'ignoranza della portata della cospirazione scoraggerà simili consultazioni; è ovviamente pericoloso chiedere a qualcuno Li i partecipare all'opposizione a un gruppo del quale egli stesso fa parte. Ma dovremmo anche impedire direttamente simili consultazioni avvalendoci del nostro controllo dell'infrastruttura dei mezzi di trasporto e di comunicazione.


DAL POTERE ALLA AUTORITÀ

STABILIZZAZIONE DELLE MASSE


Le masse non dispongono né delle armi dei militari né dei mezzi amministrativi della burocrazia, ma il loro atteggiamento nei confronti del nuovo governo istituito dopo il colpo di Stato sarà in ultimo decisivo.

II nostro scopo immediato consisterà nell'assicurare l'ordine pubblico, ma l'obiettivo a lungo termine sarà quello di conquistare il gradimento delle masse, in modo che la coercizione fisica non sia più necessaria per assicurare l'esecuzione dei nostri ordini. In entrambe le fasi, noi dovremmo utilizzare il controllo dell'infrastruttura e dei mezzi di coercizione. ma non appena il colpo di Stato indietreggerà nel tempo, i mezzi politici diventeranno sempre più importanti e quelli materiali lo saranno sempre meno.

I nostri primi provvedimenti, da adottare immediatamente dopo la fase attiva del colpo di Stato. avranno lo scopo di congelare la situazione imponendo l'immobilità fisica. Un coprifuoco totale, l'interruzione di ogni forma di trasporti pubblici, la chiusura di tutti i locali pubblici e la sospensione dei servizi di telecomunicazioni impediranno. o per lo meno ostacoleranno, la resistenza attiva contro di noi. La resistenza organizzata sarà molto difficile, in quanto non esisterà alcun modo per infondere decisione nei nostri potenziali avversari e per coordinarli; la resistenza disorganizzata da parte di una folla sarà, d'altro canto, impedita perché le persone che potrebbero formare una folla del genere dovrebbero violare il coprifuoco agendo individualmente, e non molti oseranno farlo senza lo scudo protettivo dell'anonimo fornito dagli assembramenti.

L'effetto dei nostri provvedimenti sarà ridotto fuori della capitale, ma, in quanto la capitale stessa costituisce il centro della rete nazionale dei trasporti e delle comunicazioni, sia i movimenti materiali sia il fluire delle informazioni saranno ostacolati. I controlli avranno un carattere puramente negativo e difensivo e noi non dovremmo contare su di essi che in misura minima perché il loro effetto concomitante è quello di sottolineare l'importanza delle forze armate che avremo sovvertito.

II nostro secondo, e di gran lunga più flessibile, strumento sarà il controllo dei mezzi ùi comunicazione di massa; essi rivestiranno un'importanza particolarmente grande, in quanto l'afflusso di ogni altra forma di informazione sarà impedito dai controlli. Per di più, gli eventi confusi e drammatici del colpo di Stato significheranno che i servizi della radio e della televisione avranno un pubblico particolarmente attento e ricettivo. Trasmettendo per radio e per televisione, il nostro scopo non sarà quello di fornire informazioni sulla situazione, ma piuttosto di influenzarne gli sviluppi sfruttando il nostro monopolio di questi mezzi.

Avremo due obiettivi principali nella campagna di informazioni che incomincerà immediatamente dopo il colpo di Stato: a) scoraggiare la resistenza appostaci, sottolineando la forza della nostra posizione, e b) placare i timori che altrimenti sfocerebbero in tale resistenza (tabella 15).216

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TABELLA 15

Il primo comunicato: una scelta di stili

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LO STILE ROMANTICO-LIRICO

Questo non è un comunicato, ma una confessione, una promessa e un appello. È la confessione della situazione cui sono stati ridotti l'esercito e il popolo da un pugno di uomini malvagi ... è la promessa di lavare l'onta subita dall'esercito ... è infine un appello alle armi e all'onore …

capitano MUSTAFÀ HAMDUN, Radio Aleppo, ore 6.30 antimeridiane del 25 febbraio 1954


LO STILE MESSIANICO

La borghesia è abolita ... incomincia una nuova èra di uguaglianza fra tutti i cittadini. .. tutti gli accordi con i paesi stranieri saranno rispettati…

colonnello JEAN BEDEL BOKASSA, Repubblica Centrafricana, 15 gennaio 1966


LO STILE IMPREPARATO

... [Questa ribellione ha avuto luogo] per una Nigeria forte, unita e prospera, esente dalla corruzione e dalle lotte intestine ... Saccheggi, incendi dolosi, omosessualità [sic]; violenze carnali, appropriazioni indebite. corruzioni, sabotaggi e falsi allarmi saranno punibili con la morte …

maggiore NZEOGWU. Radio Kaduna, Nigeria, 15 gennaio 1966


LO STILE RAZIONALE-AMMINISTRATIVO

Il mito che circondava Kwame N'krumah è stato infranto… [egli] governò il paese come se fosse stato una sua proprietà privata... la [sua] direzione capricciosa dell'economia del paese ... ha portato il Ghana al punto dello sfacelo economico ... Speriamo di poter rendere noti, entro pochi giorni, dei provvedimenti per sanare i mali del paese ... l'avvenire è indubbiamente luminoso …

comunicato radio del consiglio di liberazione nazionale del Ghana, febbraio 1966

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Il nostro primo obiettivo verrà conseguito rendendo note al pubblico la realtà e la forza del colpo di Stato, invece di cercare di giustificarlo; si potrà fare ciò elencando i controlli da noi imposti, sottolineando che la legge e l'ordine sono stati completamente ristabiliti e affermando che ogni resistenza è cessata. Uno dei principali ostacoli alla resistenza attiva consisterà nel fatto che abbiamo frazionato l'opposizione, per cui ogni singolo avversario dovrebbe agire nell'isolamento, tagliato fuori dagli amici e dagli alleati. In queste circostanze, la notizia di ogni resistenza appostaci agirebbe come un potente stimolante di ulteriori resistenze, distruggendo questa sensazione di isolamento. Dobbiamo pertanto fare tutto il possibile per non dare notizie del genere. Se esiste effettivamente una certa resistenza e se la sua intensità e la sua localizzazione sono tali da rendere difficile nasconderla a particolari settori del pubblico, dovremmo ammetterne l'esistenza; ma dovremmo altresì sottolineare energicamente il fatto che essa è isolata, il prodotto dell'ostinazione di pochi individui fuorviati e disonesti, i quali non sono affiliati ad alcun partito o ad alcun gruppo significativamente numeroso. L'azione costante del motivo dell'isolamento, la ripetizione di lunghi e particolareggiati elenchi dei controlli amministrativi e materiali da noi imposti e l'importanza attribuita al fatto che la legge e l'ordine sono stati ristabiliti, dovrebbero avere l'effetto di fare apparire la resistenza pericolosa e inutile.

Il secondo obiettivo della nostra campagna di informazioni consisterà nel rassicurare il pubblico in genere, disperdendo i timori che il colpo di Stato sia stato ispirato da elementi stranieri ejo estremisti e persuadendo particolari gruppi interessati, del fatto che il colpo di Stato non rappresenta per essi una minaccia. Il primo scopo verrà conseguito manipolando i simboli nazionali e affermando la nostra fede nelle religioni prevalenti: nel mondo arabo il nuovo regime affermerà la sua fede nell'unità araba e nell'islam o nell'unità araba e nel socialismo, a seconda dei casi; là dove, come in Egitto, la rivoluzione è stata istituzionalizzata, sarà necessario affermare la nostra fede nell'Al-Thawra. In Africa, il nuovo regime annuncerà la propria intenzione di combattere il tribalismo in patria e il razzismo all'estero; nell'America Latina, la necessità di assicurare la giustizia sociale (o di battersi contro il comunismo e magari il fidelismo) verrà invocata. Ovunque, nel terzo mondo, ci si servirà della retorica nazionalista e si parlerà del glorioso popolo di X e del glorioso paese di X, degradati dal regime precedente; soprattutto, sono de rigueur le ripetute accuse di neo, e non tanto neo, colonialismo. Queste accuse saranno particolarmente importanti là ove, nel paese in questione, esistono importanti iniziative commerciali straniere; l'inevitabile sospetto che il colpo di Stato sia il prodotto delle macchinazioni della « società » può essere disperso soltanto sferrando violenti attacchi contro di essa. Questi attacchi, essendo verbali e non inaspettati, placheranno il pubblico senza turbare gli interessi commerciali; essi dovrebbero essere tanto più violenti quanto più questi sospetti sono in effetti giustificati.

Mentre l'atteggiamento religioso conduce a lodi agli dèi per i propri successi e agli auto-rimproveri per gli insuccessi, l'atteggiamento nazionalista consiste nell'attribuire i successi alla nazione e nell’incolpare gli stranieri per gli insuccessi. Analogamente, gli inni a lode degli dèi sono stati sostituiti da maledizioni ritualizzate, variamente scagliate contro diversi gruppi di stranieri e le loro attività. Così, nella frase « il blocco di potere imperialista neocolonialista » si deve leggere gli inglesi e i francesi se essa è pronunciata da africani di ex colonie di questi paesi; mentre la frase « cospiratori monopolisti del petrolio sionista » si traduce in ebrei e cristiani nel subcosciente degli arabi musulmani che se ne servono.

Può esservi un elemento puramente ideologico in queste accuse, ma. anche quando gli americani di estrema destra parlano della « cospirazione internazionale del comunismo ateo » è significativo che essi la stigmatizzino come anti-americana anziché come anti-capitalista. Ci serviremo di un'opportuna scelta di queste brutte frasi; sebbene il loro significato sia stato totalmente oscurato da un costante e deliberato abuso, [7] queste frasi saranno utili come indici del nostro impeccabile nazionalismo e, se questa non è in realtà la nostra posizione, serviranno altresì a oscurare la nostra vera politica.

Il flusso di informazioni provenienti da tutte le fonti sotto il nostro controllo dovrebbe essere coordinato con i nostri altri provvedimenti: l'imposizione di controlli fisici verrà annunciata e spiegata e le mosse politiche, che ora tratteremo, saranno opportunamente presentate. La coercizione fisica impedirà o sconfiggerà l'opposizione diretta, mentre la campagna di informazioni getterà le basi della nostra acquisizione dell'autorità, ma soltanto i mezzi politici ci assicureranno una base di appoggio attivo. Là ave il regime precedente il colpo di Stato era eccezionalmente brutale, corrotto o retrogrado. gli organizzatori del colpo di Stato incontreranno poche difficoltà nel riuscire a essere accettati dalla generalità, ma anche in questo caso l'appoggio attivo di gruppi specifici può essere conseguito soltanto con gli accomodamenti politici: favorendo cioè politiche che servono gli interessi di gruppi particolari e fornendo loro così motivi per impegnarsi (o per lo meno interessarsi) alla nostra sopravvivenza. In alcuni paesi dell'America Latina, ad esempio, potremmo assicurarci l'appoggio dei contadini che non sono proprietari di terre annunciando la nostra intenzione di attuare un programma di riforma agraria. Nell'Africa occidentale, potremmo annunciare la nostra intenzione di aumentare i prezzi pagati ai contadini produttori dai vari comitati di acquisti; in Grecia e in Turchia, ove esiste un greve fardello di indebitamento contadino, potremmo annunciare l'annullamento generale dei debiti agricoli. Ognuno di questi annunci politici legherà al nostro governo gli interessi di un gruppo vasto e politicamente potente, a meno che non siano superati da altri annunci rivali, ma ciò porterà altresì all'ostilità di altri gruppi, i cui interessi vengano danneggiati dalle nostre previste politiche. Nell'America Latina, ove a trarre vantaggi sarebbero i contadini, i latifondisti ci rimetterebbero; in Africa, a perderei sarebbe la popolazione urbana, mentre in Grecia il contribuente sopporterebbe il fardello del condono dei debiti ai contadini. Così, l'appoggio degli appartenenti a un determinato gruppo ha in genere, come sua concomitante, la perdita dell'appoggio, o anche l'effettiva ostilità, di altri gruppi. Ovviamente, sarà necessario valutare l'appoggio politico netto che frutterà un determinato annuncio politico. Ciò significherà prendere in considerazione non soltanto l'importanza di ciascun gruppo, ma anche l'immediatezza del suo potere politico.

Nel contesto di una situazione post-colpo di Stato nell'America Latina, ad esempio, la buona volontà di contadini remoti e dispersi non ci aiuterà molto contro l'opposizione immediata e potente dei quadri burocratici e militari che potrebbero, per la massima parte, essere i figli dell'aristocrazia latifondista. Se, d'altro canto, la nostra posizione a breve termine è forte, ma noi siamo minacciati da un'usurpazione del potere a più lungo termine ad opera dei nostri allenti militari, il nostro obiettivo sarà quello di creare un contrappeso capace di divenire in ultimo una fonte di potere diretto, come ad esempio una milizia di contadini. Così, sia che optiamo per una politica di sinistra di riforme terriere e per un appoggio campesino a più lungo termine, sia che optiamo per una politica di destra di repressione dei contadini e di immediato appoggio ai grandi proprietari terrieri, di penderemo dall'equilibrio tra la forza delle nostre posizioni a breve termine e a lungo termine.

Gli elementi quasi meccanici che rivestono importanza nel clima particolare del periodo immediatamente successivo al colpo di Stato, modificheranno il normale equilibrio tra le forze politiche del paese interessato. Se, per conseguenza, la nostra posizione a breve termine non è fragile, dovremmo reprimere l'agitazione di quelle forze che hanno una potenza sproporzionata nel periodo a breve termine e concentrare invece i nostri sforzi per ottenere l'appoggio di quei gruppi il cui potere a più lungo termine è maggiore.

Un elemento della nostra strategia dopo il colpo di Stato si trova a mezza via tra la campagna d'informazione e quella politica: trattasi del problema della “legittimazione” del colpo di Stato. Ovviamente, il colpo di Stato è per definizione illegale, ma se questa illegalità conti e, in tal caso, se sia possibile controbatterne gli effetti, dipenderà dall'ambiente politico totale del paese interessato.

Abbiamo veduto nel capitolo secondo come in gran parte del terzo mondo la legittimazione o no del governo non rivesta una grande importanza; il governo è considerato un aspetto della natura ovvero come qualcosa cui ci si adatta anziché porlo in dubbio. Altrove, però, l'atteggiamento generale delle masse potrebbe essere più !egalitario. Un modo per legittimare il governo post-colpo di Stato è già stato accennato esaminando la scelta delle personalità da arrestare: la conservazione del capo nominale dello Stato (ove esista un simile ruolo costituzionale) come il nostro (estremamente) nominale capo dello Stato. In questo modo, le apparenze della continuità saranno mantenute e con esse le apparenze della legittimità. Dove il capo dello Stato non è nominale, come nei regimi “presidenziali”, occorrerà ricorrere ad altre tattiche; l'annuncio di imminenti elezioni o di un referendum (come una sorta di legittimazione ex post facto); oppure si può apertamente ammettere che il colpo di Stato è un intervento extra-costituzionale, ma un intervento compiuto contro un regime incostituzionale. Una illegalità sarà allora rappresentata come la causa dell'altra, ma noi affermeremo che mentre l'illegalità del regime ante-colpo di Stato era volontaria e permanente, la nostra è necessaria e temporanea.

Queste tecniche avranno un valore limitato nello svolgimento dei processi politici necessari per creare una base di appoggio attivo e per assicurare la nostra autorità, in quanto tutto dipenderà dal particolare ambiente politico nel quale agiremo; un problema specifico, tuttavia, richiede un ulteriore approfondimento: il riconoscimento delle potenze straniere.

Esso è quasi sempre importante, ma per molti paesi del terzo mondo, il cui pays réel si trova al di fuori dei confini, questo sarà un problema cruciale. Quando molti dei fondi disponibili provengono da prestiti, investimenti o finanziamenti esteri e quando sono quadri stranieri a svolgere funzioni vitali amministrative, tecniche e talora persino militari, il mantenimento di buone relazioni con il particolare paese “donatore” o con i paesi interessati può essere benissimo un fattore determinante della nostra sopravvivenza politica dopo il colpo di Stato.

Il riconoscimento prematuro da parte di una potenza straniera, vale a dire il riconoscimento concesso mentre il regime precedente conserva ancora una certa misura di controllo, incomincia ad essere considerato una forma di aggressione nel diritto internazionale. A parte ciò, tuttavia, il riconoscimento viene di solito concesso a governi illegittimi dopo un corretto intervallo di tempo, se esistono garanzie convincenti riguardo alla loro continuità in termini di relazioni estere. Queste garanzie vengono comunicate semplicemente e apertamente mediante annunci ufficiali i quali affermino che la partecipazione ad alleanze e blocchi sarà mantenuta, che gli accordi c gli obblighi con i paesi stranieri saranno rispettati e che i legittimi interessi stranieri nel paese in questione non verranno danneggiati.

Così, i capi del consiglio di liberazione nazionale del Ghana, formato dopo il rovesciamento di N'krumah, annunciarono che il Ghana avrebbe continuato a far parte del Commonwealth, dell'Organizzazione dell'unità africana e delle Nazioni Unite e avrebbe rispettato tutti gli obblighi sottoscritti dal regime di N'krumah. Analogamente, i regimi arabi successivi a colpi di Stato annunciano che rimarranno nella lega araba; e i regimi dell'America Latina, che rimarranno nell'Organizzazione degli Stati americani.

Di gran lunga più importante di queste dichiarazioni è la considerevole attività diplomatica che avrà luogo dopo il colpo eli Stato (e talora anche prima di esso).

Queste trattative diplomatiche avranno lo scopo di chiarire la situazione politica e, al giorno d'oggi, di indicare, o di dissimulare, l'orientamento ideologico degli organizzatori del colpo di Stato.

Quasi tutti i paesi del mondo si attengono alla dottrina diplomatica inglese, concedendo il riconoscimento ai nuovi regimi sulla base dell'effettivo controllo dei loro territori. Questa è, però, una dottrina flessibile quanto la definizione di "controllo»: per cui il riconoscimento può talora essere ritardato se il regime precedente al colpo di Stato conserva il controllo su talune parti del territorio nazionale, come nel caso del non riconoscimento inglese del regime repubblicano yemenita.

Dopo i necessari scambi di informazioni e di assicurazioni, il nuovo governo sarà in genere riconosciuto; accadrà così, anche se la sua illegalità costituisce una causa di imbarazzo, come nel caso dell'atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti dei colpi di Stato nell'America Latina, o se l'orientamento ideologico è disgustoso, come nel caso dell'atteggiamento dell'Unione Sovietica nei confronti dei colpi di Stato nel Ghana e in Indonesia.

Il riconoscimento diplomatico è uno degli elementi nel processo generale con cui si stabilisce l'autorità del nuovo governo; fino a quando il processo non si sia compiuto, dovremo far conto sui fragili strumenti della coercizione fisica e per conseguenza la nostra posizione sarà vulnerabile a molte minacce... compresa quella di un colpo di Stato.


Note:

1. Espressione impiegata negli ambienti dci servizi segreti per definire le informazioni false o non pertinenti che affluiscono insieme ai dati “sicuri”.

2. La natura specializzata del lavoro dei servizi di sicurezza impedisce una rapida espansione dei loro mezzi e, anche se tale espansione potesse aver luogo, verrebbe attuata soltanto se e quando la minaccia reale fosse identificata. Ciò è precisamente quanto il problema delle “voci” impedisce Ioro di fare.

3. Nella figura 9, il “sistema di allarme tempestivo” è indicato come un perimetro chiaramente delineato, ma naturalmente si tratterà di una zona dai confini vagamente definiti. Noi parliamo di perimetro in quanto si tratta di una sufficiente approssimazione alle circostanze_

4. I relativi particolari operativi sono esaminati nell'Appendice B.

5. I calcoli sono basati sul comportamento delle truppe ucraine e usbeche ex sovietiche impiegate dai tedeschi in posizioni difensive durante gli sbarchi in Normandia nella seconda guerra mondiale.

6. Anche quando il colpo di Stato è il veicolo di un gruppo politico che cerca di arrivare a un mutamento sociale fondamentale, l'obiettivo a breve termine è quello di stabilizzare la burocrazia e le forze amiate. In seguito, quando 5aranno state stabilite altre fonti di forza immediata e di appoggio politico, l'apparato statale potrà essere riorganizzato facendone uno strumento adatto ai mutamenti rivoluzionari.

7. Il 12 giugno 1967, la radio della Germania orientale si riferì ad “atrocità naziste commesse dagli ebrei contro gli arabi di Gaza”, i quali furono definiti “vittime di un complotto sionista-revanscista-imperialista”.

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