martedì 13 aprile 2021

LA STRATEGIA DEL COLPO DI STATO

Da: Edward Luttwak,  TECNICA DEL COLPO DI STATO, 1968.

CAPITOLO TERZO


LA STRATEGIA DEL COLPO DI STATO



Dean Acheson soleva raccontare una storiella

a proposito del ministro della Giustizia Taft il

quale riferiva una conversazione appena avuta

con un uomo eminente sulla “macchina del

governo”. “E sapete”, diceva Taft, “credeva sul

serio che si trattasse di una macchina.”

ROGER HILSMAN To Move a Nation


Nelle condizioni del totalitarismo, la conoscenza

delle cinghie di trasmissione [della macchina

governativa] equivale al potere supremo.

HANNAH ARENDT

The Origins of Totalitarianism


Rovesciare i governi non è facile. I governi non sono soltanto protetti dalle difese professionali dello Stato (le forze armate, la polizia e i servizi segreti) ma sono altresì sostenuti da un'intera gamma di forze politiche. In una società sofisticata e democratica, esse comprenderanno i partiti politici, gli interessi settoriali, i raggruppamenti regionali, etnici e religiosi. La loro interazione, e la loro reciproca opposizione, dà luogo a un particolare equilibrio delle forze che è in qualche modo rappresentato dal governo. [1] Nelle società meno sofisticate può esistere una gamma più ristretta di queste forze, ma esiste quasi sempre qualche gruppo politico che sostiene lo status quo e, per conseguenza, il governo.

Se coloro che attuano il colpo di Stato sembrano frantumare una struttura così potente soltanto impadronendosi di alcuni edifici, arrestando alcune personalità politiche e “liberando” la stazione radio, ciò accade perché il loro conseguimento cruciale passa inosservato. Questo è il processo pericoloso e complesso col quale le forze armate, insieme agli altri mezzi di coercizione, vengono neutralizzate e le forze politiche sono temporaneamente costrette alla passività. Se noi fossimo rivoluzionari desiderosi di modificare la struttura della società, il nostro scopo sarebbe quello di distruggere il potere di alcune delle forze politiche, e il lungo e spesso sanguinoso processo degli attriti rivoluzionari può conseguirlo. Il nostro scopo, però, è completamente diverso: noi vogliamo impadronirci del potere nell'ambito del potere attuale e rimarremo al potere soltanto se realizzeremo qualche nuovo status quo sostenuto da quelle stesse forze che una rivoluzione può cercare di distruggere. Qualora volessimo conseguire un mutamento sociale fondamentale, potremo riuscirvi dopo essere divenuti il governo. Questo è forse un metodo più efficiente (e senz'altro meno doloroso) di quello della classica rivoluzione.

Anche se tenteremo di evitare ogni conflitto con le forze « politiche», alcune di esse si opporranno quasi certamente a un colpo di Stato. Ma questa opposizione cesserà in vasta misura quando avremo sostituito con il nostro nuovo status quo quello precedente e quando potremo farlo applicare col nostro controllo della burocrazia statale e delle forze di sicurezza. Questo periodo di transizione, il quale si determina una volta che noi ci siamo scoperti e prima che siamo investiti dell'autorità dello Stato, è la fase più critica del colpo. Dovremo allora provvedere al duplice compito di imporre il nostro controllo all'apparato statale, servendocene al contempo per imporci sul paese in genere. Ogni resistenza al colpo di Stato nell'uno stimolerà ulteriore resistenza nell'altro e, se venisse a determinarsi una reazione a catena, il colpo di Stato potrebbe essere sconfitto.

La nostra strategia, di conseguenza, dev'essere guidata da due considerazioni principali: la necessità della massima rapidità nella fase di transizione e la necessità di neutralizzare completamente le forze che potrebbero opporsi a noi, sia prima sia immediatamente dopo il colpo di Stato. Se, nella fase operativa di quest'ultimo, siamo, in qualsiasi stadio, ritardati, emergerà allora la nostra essenziale debolezza: acquisteremo, probabilmente, una definita colorazione politica e ciò, a sua volta, porterà a una concentrazione di quelle forze che si oppongono alla tendenza da noi rappresentata (o che si ritiene rappresentiamo). Fino a quando l'attuazione del colpo di Stato è rapida e noi rimaniamo avvolti nell'anonimo, nessuna particolare fazione politica avrà sia un motivo sia un'occasione di opporsi. In fin dei conti, potremmo essere i suoi potenziali alleati. In ogni caso, un indugio ci farà perdere il vantaggio principale di cui disponiamo: la neutralità volontaria di quegli elementi i quali si attengono al principio “aspetta e sta' a guardare” e la neutralità involontaria di quelle forze che richiedono tempo per essere concentrate e spiegate prima dell'azione.

La necessità di una massima rapidità significa che le tante separate operazioni del colpo di Stato devono essere attuate quasi simultaneamente; ciò, a sua volta, richiede un gran numero di persone. Per conseguenza, presumendo che incominciamo la preparazione del colpo di Stato soltanto con un piccolo gruppo di alleati politici, quasi tutti gli uomini di cui avremo bisogno dovranno essere reclutati. Inoltre, le nostre reclute dovranno avere l'addestramento e l'equipaggiamento che consentiranno loro di intraprendere un'azione rapida e decisa. Esisterà, di solito, soltanto una fonte di queste reclute: le forze armate dello Stato stesso.

È vero che in molti paesi esistono minoranze etniche le quali, essendo al contempo tradizionalmente ostili al governo e bellicose, possono sembrare delle reclute ideali per un colpo di Stato. Si tratta tipicamente di popolazioni delle montagne, come i drusi della Siria, i curdi dell'Iraq, gli shan della Birmania e i pathan del Pakistan occidentale e dell'Afghanistan. Tenuto conto della loro povertà e delle loro tradizioni, sarebbe probabilmente facile reclutarli, ma far questo potrebbe portare a una reazione nazionalista delle popolazioni che formano la maggioranza e. poiché i centri di governo sono situati di solito nelle zone della maggioranza, la loro opposizione costituirebbe per noi un ulteriore importante ostacolo.

Un altro possibile sostituto della sovversione delle forze dello Stato è l'organizzazione di una milizia di partito. Quando alla libertà politica si associa un inefficace mantenimento della legalità e dell'ordine, queste milizie vengono talora costituite allo scopo di “proteggere” le attività dei partiti. Nella Germania di Weimar, ad esempio, v'erano milizie di partito, a parte le “camicie brune”, dei socialdemocratici, dei comunisti e dei partiti nazionalisti di destra. Associazioni analoghe ( “camicie nere”, “camicie verdi”, « camicie rosse » e, nel Medio Oriente, « camicie d'argento ») si diffusero in molti paesi sulla scia dei successi fascisti e nazisti. Nonostante il loro portamento militare, le uniformi, gli armamenti non di rado massicci, quasi in ogni esempio di un confronto tra queste milizie e le forze dello Stato, le prime rimasero quasi invariabilmente sconfitte. [2] Così, quando i nazisti tentarono di sentirsi delle embrionali “camicie brune”, durante l'episodio del 1923 a Monaco, furono facilmente sopraffatti dalla polizia, e Io stesso Hitler venne arrestato. La sua successiva ascesa al potere fu conseguita con mezzi politici e non con l'azione delle “camicie brune”.

In ogni modo, per organizzare ed equipaggiare una milizia di partito, occorrono due rare risorse: il denaro e la libertà di dedicarsi a tale compito. Per reclutare forze dalle milizie mantenute dallo Stato non occorre né una cosa né l'altra. Per conseguenza, mentre dovremo neutralizzare un'intera gamma di forze, si dovrà ricorrere a sistemi diversi nel caso dei mezzi di coercizione dello Stato. Avendo a che fare con le forze armate, la polizia e i servizi segreti, dovremo sovvertire alcune forze, neutralizzando le altre; nel caso delle forze politiche, l'obiettivo sarà limitato alla loro neutralizzazione.

A causa della loro capacità di intervenire direttamente, le forze armate e gli altri mezzi di coercizione dello Stato devono essere neutralizzati pienamente prima che il colpo di Stato incominci; alle forze “politiche” si può provvedere, di solito, immediatamente dopo. In talune situazioni, tuttavia, anche le forze politiche possono avere un impatto immediato sul corso degli eventi e devono, per conseguenza, essere trattate sulle stesse basi, come i mezzi di coercizione dello Stato.

In Russia, durante il periodo di instabilità che seguì alla rivoluzione “borghese” di febbraio, [3] il sindacato dei ferrovieri emerse come una fonte importante di potere diretto. Il vikzel (il comitato generale del sindacato dei dipendenti delle ferrovie) ebbe una parte decisiva nella sconfitta del putsch del generale Kornilov, semplicemente rifiutando di far funzionare i treni che portavano i soldati a Pietrogrado. In seguito, quando Kerenskij fuggi dalla città dopo il colpo di Stato di Lenin in ottobre e si rifugiò presso il contingente dell'esercito di Krasnov, il vikzel minacciò di indire uno sciopero generale (vale a dire di immobilizzare le truppe di Krasnov) a meno che Kerenskij non avesse trattato pacificamente con i bolscevichi. Poiché i bolscevichi non avevano alcuna seria intenzione di trattare, ciò equivaleva a una richiesta di resa incondizionata.

Nelle peculiari condizioni della Russia nel 1917, le linee ferroviarie e coloro che le controllavano rivestirono un'importanza cruciale dal punto di vista militare; altrove vi saranno altre forze politiche in grado di esercitare pressioni analoghe: nei paesi poveri, ove la maggioranza degli abitanti delle città è in grado di acquistare i generi alimentari soltanto giorno per giorno, i negozianti, se bene organizzati, possono esercitare una pressione fortissima sul governo soltanto rifiutando di aprire i negozi. Ove esiste un forte movimento sindacale, gli scioperi possono impedire il processo vitale con cui il nuovo governo afferma la propria autorità immediatamente dopo il colpo di Stato. Capi religiosi e etnici possono avvalersi delle strutture delle loro comunità per organizzare dimostrazioni di masse contro il nuovo regime. Dobbiamo pertanto identificare e valutare queste forze politiche e, se necessario, le loro personalità più eminenti e i loro organi coordinatori devono essere neutralizzati prima del colpo di Stato. [4] Occorrerà inoltre provvedere a altre forze politiche prive di tale potere diretto, ma ciò farà parte del processo di conciliazione e di adattamento successivo al colpo di Stato.


LA NEUTRALIZZAZIONE DELLE DIFESE DELLO STATO


Una delle caratteristiche salienti degli Stati moderni è il loro esteso e diversificato sistema di sicurezza. È questa una conseguenza dello sfacelo generale della sicurezza esterna e della stabilità interna sperimentato in molte zone del mondo dalle ultime due o tre generazioni. Ogni Stato mantiene forze armate, una polizia e qualche forma di servizio segreto. Molti Stati trovano necessario disporre di “gendarmerie”. Paramilitari, di duplicati del servizio segreto e di altre variazioni sul tema.

Nel mondo prima del 1914, gli Stati non erano percettibilmente meno aggressivi di quanto Io siano nell'attuale società internazionale, ma la mancanza di mezzi di trasporto che non fossero quelli ferroviari e un residuo attaccamento alle convenzioni diplomatiche davano luogo a un certo intervallo di tempo tra la ostilità e le ostilità. L'andamento moderno delle operazioni militari, gli attacchi di sorpresa e le guerre non dichiarate, hanno, come naturale conseguenza. la pace armata. In luogo di piccoli eserciti di professionisti, che servono da “quadri” per l'espansione del tempo di guerra, molti Stati tentano di mantenere eserciti permanenti, capaci di una difesa immediata e pertanto di una immediata offesa.

L'affermarsi di partiti rivoluzionari basati sulle ideologie, tanto di sinistra quanto di destra, ha portato a un'analoga espansione delle forze di sicurezza interne.

Le branche «politiche » nelle forze di polizia, le forze di sicurezza paramilitari interne, i reparti segreti di polizia, tutte queste sono divenute caratteristiche comuni a molti Stati, compresi quelli « democratici ».

Negli anni trenta, gli Stati Uniti avevano nelle proprie forze armate meno di trecentomila uomini; il solo servizio segreto significativo era un piccolo (ma efficientissimo) servizio per la decifrazione dei codici, mentre le forze di sicurezza interne si limitavano a pochi uomini T che costituivano la guardia del corpo del presidente [NdE: USSS, United States Secret Srrvice che doveva proteggere il presidente dalle cospirazioni assassine dei banchieri… Vedi JFK.], e a un FBI relativamente « mansueto » e con scarsi mezzi finanziari a disposizione.

Oggi, il solo corpo dei marines degli Stati Uniti comprende più di duecentottantamila uomini in uniforme, mentre l'intera organizzazione militare ha una “popolazione” che, con tre milioni e quattrocentomila uomini, supera la popolazione civile di molti paesi membri delle Nazioni Unite.

La comunità dei servizi segreti si è espansa dando luogo a un mostro burocratico dalle molte teste, formato dalla CIA. dalla ancor più importante NSA, dai servizi segreti speciali e da molti istituti di ricerca per la “difesa”. Nel campo della sicurezza interna, il FBI non ha tollerato concorrenti, tranne che per alcune attività specializzate, ma ha finito con il formare una mini-CIA, con parecchie migliaia di agenti che lavorano nel settore « politico » anziché in quello criminale.

Nessuno Stato ha potuto emulare una crescita cosi lussureggiante, e anche l'altra superpotenza, [5] l'Unione Sovietica ha trovato impossibile mantenere il passo degli USA, nonostante il fatto che riesce a procurarsi alcuni agenti a buon mercato, alla Kim Philby.(Eleanor Philby, La spia che ho amato, Longanesi & C., Milano.) Pur non potendo rivaleggiare con gli USA, molti Stati hanno fatto senz'altro del loro meglio. Persino un paese di dimensioni medie come l'Italia, senza alcun vicino ostile di grande importanza militare, senza alcuna grave insurrezione e con un partito comunista addomesticato e « parlamentare », ha ritenuto necessario creare un vasto sistema comprendente due forze di polizia nazionali, numerosi servizi di sicurezza, un esercito di trecentomila uomini, una marina di quarantamila uomini e una potente aviazione.

Altri Stati più fortificati arruolano in pratica l'intera popolazione, inquadrandola in vari tipi di forze di difesa e di sicurezza. Israele, circondato da nemici confessi, con deboli difese naturali, non protetto da alleanze militari, è un caso estremo: sebbene abbia soltanto la popolazione di una città di dimensioni medie, ha potuto schierare sul campo più di duecentomila uomini (e donne) nella guerra del giugno del 1967.

Dal punto di vista del colpo di Stato, le dimensioni e la potenza delle forze armate, della polizia e dei servizi segreti costituiscono al contempo un grande ostacolo e un grande aiuto. Da un lato, come fece rilevare Trotskij, il perfezionamento delle armi, dei mezzi di trasporto e delle comunicazioni ha ampliato il varco tra le forze militari organizzate e i civili muniti di mezzi migliorati. Trotskij fece rilevare che, mentre le folle francesi del 1789 avrebbero potuto « conquistare,. posizioni difese da soldati di fanteria, nel 1917 una folla russa, per quanto grande e per quanto decisa, sarebbe stata falciata dalle "moderne » armi automatiche. Con l'aggettivo “moderne” si riferiva alle rozze e lente mitragliatrici Maxim; oggi, ogni soldato schierato contro la folla disporrebbe di un'arma che gli consentirebbe un analogo volume di fuoco.

D'altro canto, l'aumento delle forze armate in uniforme e la “rivoluzione tecnologica” hanno migliorato le caratteristiche del sistema di sicurezza dello Stato come terreno di reclutamento per il colpo di Stato.

L'esercito moderno è di solito troppo vasto per poter costituire un'unità sociale coerente, legata da fedeltà tradizionali; la necessità di personale tecnico specializzato ha abbattuto le barriere che spesso limitavano il reclutamento a particolari gruppi sociali, nell'ambito di ciascun paese. I pathan e i beduini possono essere pittoreschi e politicamente molto leali, ma sono inadeguati come piloti di aerei, equipaggi di carri armati o anche per formare una moderna forza di polizia.

Il fatto che il personale del sistema di sicurezza statale sia al contempo numeroso e diversificato significa che noi, gli organizzatori del colpo di Stato, potremo infiltrarci nel sistema. Cosi facendo, avremo il duplice compito di trasformare alcune delle unità che lo compongono in partecipanti attive al colpo di Stato e di neutralizzare le altre. Questo non significa che dobbiamo batterci contro di esse, ma semplicemente che dobbiamo impedire il loro possibile intervento contro di noi durante il limitato periodo di tempo dell'attuazione del colpo di Stato.

Che lo scopo della nostra infiltrazione e sovversione delle difese statali sia quello di tramutare l'unità interessata in una partecipante attiva al colpo di Stato, o che si limiti a essere meramente difensivo, i metodi da seguire di penderanno dal carattere di ciascuna particolare organizzazione. Il materiale grezzo dei nostri tentativi è l'intero spettro delle forze coercitive dello Stato e, poiché esse variano sostanzialmente per l'equipaggiamento, lo spiegamento e la prospettiva psicologica, le esamineremo separatamente.


NEUTRALIZZAZIONE DELLE FORZE ARMATE


Nel giugno del 1967, quando gli israeliani, avendo sconfitto gli altri eserciti arabi, si apprestavano a affrontare quello della Siria, il capo del consiglio rivoluzionario nazionale siriano, Salah Jadid, tenne le due migliori brigate dell'esercito siriano nei loro accantonamenti a Homs e a Damasco. [6] Il ministro della Guerra, Hafiz Assad, supplicò Jadid di consentirgli di inviare al fronte la V e la LXX brigata, ma Jadid, dopo averlo aggredito fisicamente, fece rilevare che, anche se le brigate avessero potuto salvare alcuni chilometri quadrati di territorio, il loro impiego al fronte avrebbe posto in pericolo la sopravvivenza del regime.

Il B'aath di sinistra non riscuoteva l'approvazione di alcun settore importante della popolazione [7] e le due brigate erano i puntelli più importanti del regime.

Sebbene non certo patriottico, Jadid era per Io meno realistico: quando era salito al potere nel febbraio del 1966, era potuto riuscirvi grazie alle due brigate cruciali i cui ufficiali erano politicamente ed etnicamente suoi alleati e che avevano tolto il potere al precedente uomo forte, Hafez, quando le sue brigate si erano trovate per caso lontane da Damasco o erano state infiltrate da uomini di Jalid.

Ovunque al mondo, mentre il numero dei medici, degli insegnanti e degli ingegneri aumenta soltanto lentamente, la forza numerica degli eserciti va espandendosi assai rapidamente. È interessante rilevare che mentre i miglioramenti tecnici, ad esempio nell'agricoltura, hanno consentito a un numero sempre più piccolo di contadini di produrre quantitativi sempre più grandi di viveri, per gli eserciti si è resa necessaria una sempre più grande « forza di lavoro » sebbene la loro produttività, o meglio la loro distruttività, pro capite sia anch'essa anelata aumentando molto rapidamente. Un moderno plotone di trenta uomini ha circa tre volte la potenza di fuoco di un corrispondente plotone del 1945; è dubbio se le tecniche agricole abbiano migliorato nella stessa misura.

L'efficienza dei soldati moderni, con i loro rapidi mezzi di trasporto, le comunicazioni sicure e le armi potenti, significa che anche una singola formazione fedele al regime potrebbe intervenire e sconfiggere il colpo di Stato, se, com'è probabile, le sue forze sono scarse e la massa della popolazione e il resto delle forze statali rimangono neutrali. La nostra indagine sulle forze armate del proposto Stato bersaglio deve pertanto essere completa: non possiamo escludere alcuna forza capace di intervento, per quanto piccola essa sia.

Sebbene quasi tutti gli Stati dispongano di forze navali e aeree, oltre che di eserciti, noi concentreremo l'attenzione su questi ultimi perché le procedure da seguire sono di solito le stesse per tutti e tre i servizi e perché, con talune eccezioni, soltanto le forze di terra rivestiranno importanza dal punto di vista del colpo di Stato. È naturalmente possibile servirsi di cacciabombardieri per «eliminare" un palazzo presidenziale, invece di inviare una squadra ad arrestarne l'occupante, e questo avvenne effettivamente durante il colpo di Stato iracheno del 1963, ma si tratta di un modo alquanto estremo di giocare la partita. Sebbene il volume di fuoco raggiunto per ogni uomo sovvertito sia invero molto alto, il bombardamento tattico della propria futura capitale, e della propria possibile residenza dopo il colpo di Stato, non può certo ispirare fiducia nel nuovo governo.

In determinate situazioni geografid1e, tuttavia, le capacità di trasporto delle forze aeree e navali rendono queste ultime ancor più importanti dell'esercito, come ad esempio nel caso dell'Indonesia. Con i suoi centri popolati sparsi in numerose grandi isole e in migliaia di isolette, e con le limitatissime comunicazioni stradali esistenti sulle isole, un reparto di marines o un reparto di paracadutisti sarà più efficace di qualche unità assai più grande impiegata nel luogo sbagliato. Quando vi fu in quel paese il tentativo di colpo di Stato comunista con rivoluzione, i comandanti militari furono in grado di impiegare con grande vantaggio le loro capacità potenziali di trasporto: sebbene le unità dell'esercito infiltrate dai comunisti fossero molto potenti, esse erano dislocate nei luoghi sbagliati: mentre rimanevano inerti nelle giungle del Borneo, [8] i paracadutisti e i marines anticomunisti si impadronirono di Djakarta e del paese.

Gli eserciti sono divisi in determinate formazioni tradizionali che variano da paese a paese. come le divisioni, le brigate, i reggimenti, i battaglioni, le compagnie, i plotoni. A parte questa struttura teorica, però, il centro focale delle decisioni da prendere e la reale struttura organizzativa sono concentrati di solito su uno o due livelli particolari. È per noi importantissimo identificare quale sia il livello che conta e poi concentrare su di esso le nostre fatiche. La tabella 1 illustra numerose possibili alternative alle quali possiamo trovarci di fronte, sebbene, allo scopo di conseguire un'infiltrazione in profondità, possiamo in realtà essere costretti a operare a molti livelli più in basso del vero centro del potere, in quanto agire più in alto sarebbe senza scopo.


Nel caso a) della tabella 1, lo scaglione operativo è il battaglione; se vi sono individui che hanno il grado di comandanti di divisione, probabilmente si tratterà di ufficiali eliminati dalla reale gerarchia e ai quali sono state date vistose uniformi e conferiti alti gradi per addolcire la pillola. Se, in questo caso, dovessimo sovvertire un comandante di brigata o un comandante di divisione ed egli successivamente impartisse ordini a nostro favore al comandante di battaglione, quest'ultimo, abituato com'è a ricevere gli ordini direttamente dal quartier generale, indagherà probabilmente sull'ordine o lo riferirà. Cosi, a parte l'inefficacia dell'ordine stesso, potrebbe aversi un ulteriore elemento di rischio agendo al livello sbagliato.

Nel caso b), dove quasi ogni scaglione è operativo, possiamo sovvertire il meccanismo di controllo quasi a ogni livello e gli ordini impartiti a nostro favore saranno eseguiti a ciascun livello inferiore. Anche nel caso c) possiamo agire su tutti i livelli, tranne quello divisionale e di battaglione.

Sebbene possa sembrare che la posizione del principale centro di controllo e di comunicazioni sia arbitraria, in realtà dipende da fermissimi fattori psicologici e tecnici. A meno che lo standard di addestramento e di motivazione sia abbastanza elevato, gli uomini devono essere saldati in grandi blocchi uniformi, sotto il fermo controllo dei loro superiori. perché non hanno né la disciplina necessaria né la capacità di battersi individualmente. Anche ai soldati il cui livello di motivazione è elevato non può essere consentito di agire lontano dai concentramenti di truppe, a meno che non siano collegati da un sistema efficiente di comunicazioni che consenta loro di ricevere nuovi ordini e di riferire sulla propria situazione. In generale, quanto più facile è il terreno, quanto più basso è il grado di disciplina e di efficienza, tanto più grande sarà l'entità cui si consentirà di agire indipendentemente. All'opposto, quanto più sofisticati sono gli uomini e gli equipaggiamenti e quanto più difficile è il terreno, come nelle giungle e nelle paludi. tanto più piccola sarà l'unità che agirà indipendentemente.

I due estremi vennero a trovarsi a faccia a faccia nel Sinai durante ]a guerra arabo-israeliana del 1967, quando l'esercito egiziano fu organizzato in tre grandi blocchi, posti sotto il rigido controllo del quartier generale e incapaci di un'azione indipendente; gli israeliani, d'altro canto, operarono con molti piccoli gruppi delle dimensioni di una brigata, che si univano per fare massa e si separavano per infiltrarsi in modo fluido e flessibile.

Una volta deciso quale sia il vero scaglione operativo nelle varie formazioni del paese interessato, possiamo passare alla fase successiva: identificare quali formazioni abbiano la capacità di intervenire a favore del colpo di Stato o contro di esso. Ci atterremo a due criteri principali: a) la natura dell'unità interessata e b) la posizione della particolare unità. Questi criteri sono approfonditi in uno studio esemplificativo delle forze armate portoghesi.


LE FORZE ARMATE PORTOGHESI: SITUAZIONE A METÀ DEL 1967


Il regime attuale in Portogallo può obiettivamente essere definito una associazione tra le classi dei proprietari terrieri, gli interessi industriali e commerciali appena emersi, e la classe media della burocrazia (gli impiegati governativi e gli ufficiali delle forze armate). Come in Spagna, l'aviazione e la marina sono comandate da elementi tradizionalmente meno conservatori degli ufficiali dell'esercito; come in Spagna, le due armi sono state mantenute « gracili » in fatto di numero e di risorse.


Esercito

La forza totale è di circa centoventimila uomini, distribuiti come segue (escludendo il personale amministrativo):

Una divisione di fanteria, con alcuni carri armati medi, che viene impiegata in parte come formazione di addestramento ed è a circa la metà dei suoi quadri teorici. Del numero complessivo di uomini dell'unità, soltanto duemila circa dispongono di mezzi di trasporto, a parte il piccolo numero fornito di mezzi corazzati. In qualsiasi momento gran parte delle truppe è formata da uomini di leva, con scarso addestramento e scarsa disciplina.

Posizione: Portogallo centrale.

Una divisione di fanteria: questa formazione è di solito molto al di sotto del suo organico, e forse soltanto tremila uomini sono addestrati in qualche misura. I mezzi di trasporto sono sufficienti per forse la metà di tale numero.

Posizione: Portogallo settentrionale.

Resto dell'esercito: il maggior numero di truppe, intorno a centomila uomini, con il più alto grado di addestramento e con l'equipaggiamento migliore, è sparso nei territori africani: Angola, Mozambico e Guinea.


Marina

Sebbene i portoghesi abbiano grandi tradizioni navali e anche se le « province » oltremare giustificherebbero una più grande marina (il cui costo sarebbe potuto essere pagato in parte dal programma di aiuti militari degli Stati Uniti), per le ragioni suaccennate essa è stata mantenuta relativamente debole: un cacciatorpediniere, quattordici navi da combattimento più piccole, tre sommergibili e trentasei vascelli. Di maggiore interesse per noi: dodici navi appoggio, quattro mezzi da sbarco e mezzo battaglione di marines. A causa della distanza delle province africane, anche se la marina fosse particolarmente fedele al regime, non potrebbe fare affluire rapidamente molte truppe dall'Africa. I marines tendono a trovarsi in acque lontane e, in ogni caso, il loro numero difficilmente può essere significativo.


Aviazione

Circa quattordicimila uomini. Dispone di tutta una varietà di vecchio equipaggiamento americano e italiano. I suoi tremila paracadutisti sono stazionati nelle province africane, mentre gli aerei da trasporto sarebbero in grado di riportare in Portogallo soltanto circa mille uomini ogni ventiquattr'ore.

Nel caso del Portogallo, pertanto, sebbene le forze armate ammontino a circa centocinquantamila uomini, soltanto una piccola frazione di tale numero sarebbe utile nell'eventualità di un colpo di Stato. La maggior parte dei militari non potrebbe intervenire materialmente nella zona di Lisbona a causa della sua dislocazione e della mancanza di mezzi di trasporto adatti. Altri potrebbero intervenire soltanto in modo inefficace, in quanto il loro addestramento e il loro equipaggiamento non si presterebbero allo scopo. Cosi, di tutte le forze armate, soltanto tre o quattro battaglioni (forse quattromila uomini) avrebbero una capacità di intervento efficace. Le esigue dimensioni di queste forze riducono la possibilità che il colpo di Stato venga sconfitto, ma limitano altresì il nostro settore potenziale di reclutamento.

Se l'aviazione o la marina riportassero in Portogallo alcune delle truppe dislocate in Africa, al momento del loro arrivo noi saremmo il governo, ed esse verrebbero a trovarsi, per conseguenza, ai nostri ordini. Se nel frattempo non fossimo riusciti a imporre la nostra autorità, il colpo di Stato sarebbe fallito in ogni caso, e il loro arrivo non cambierebbe le cose. A meno che, cioè, non avessimo sovvertito le truppe in Africa, il che sarebbe un modo alquanto tortuoso di procedere.

Da ciò si deduce il criterio principale mediante il quale distinguiamo le forze che rivestono importanza rispetto al colpo di Stato, siano esse militari o no:

Le forze che rivestono importanza per un colpo di Stato sono quelle la cui dislocazione e/o il cui equipaggiamento consente loro di intervenire là ove esso viene attuato (di solito la città capitale) entro l'intervallo di tempo di dodici-ventiquattro ore che precede l'affermarsi del suo controllo sulla macchina dello Stato.


INFILTRAZIONE DELLE FORZE ARMATE


La nostra rassegna iniziale delle forze armate del paese bersaglio avrà isolato due informazioni che sono cruciali per la preparazione del colpo di Stato. Esse sono la natura e la composizione delle unità che hanno una capacità di intervento e il vero scaglione operativo nel loro ambito. Tali dati sono illustrati nella tabella 2.

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TABELLA 2

Forze potenziali di intervento del paese X


a) forza di un battaglione

1000 uomini, suddivisi in IO compagnie, con mezzi di trasporto meccanici e armi controcarro. Posizione: la capitale. Scaglione operativo: comando di battaglione.


b) forza di una divisione

1500 uomini, suddivisi in 20 compagnie, con mezzi di trasporto corazzati, 25 carri armati. Posizione: 30 chilometri dalla capitale. Scaglione operativo: comando di brigata; carri armati agli ordini di un diverso comando di battaglione.


c) forza di una brigata

3000 uomini, suddivisi in 3 battaglioni. Posizione: 300 chilometri dalla capitale; mezzi di trasporto aerei disponibili. Scaglione operativo: comando di brigata e comando di squadra aerea.

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Fino a questo momento abbiamo pensato in termini di unità militari formali, ma dobbiamo ora spingere più oltre la nostra analisi allo scopo di identificare gli individui chiave nell'ambito di ciascuna unità.

Se avessimo a che fare con una organizzazione militare primitiva, potremmo isolare prontamente coloro i quali hanno il comando effettivo dell'unità che ci interessa. Nella banda armata tribale, ad esempio, vi saranno alcuni ovvi tipi di “capi”, i quali si distinguono per il loro aspetto e, meno ovviamente, per la loro discendenza e reputazione personale; gli altri guerrieri saranno soltanto funzionalmente diversi dai compagni a causa della loro forza o destrezza individuale. Nelle organizzazioni militari moderne, le cose stanno altrimenti: l'efficienza dell'organizzazione di pende dall'impiego di molti tipi diversi di armi e di altri mezzi, maneggiati da personale specializzato. In ogni situazione vi sarà un'opportuna «combinazione" di questi elementi e il sistema pertanto dipende da due tipi di individui chiave: i «tecnici» e coloro che Ii coordinano, i “comandanti”. [9]

Il nostro problema successivo, pertanto, consiste nel determinare chi siano gli individui chiave nell'ambito di quelle unità delle forze armate che potrebbero intervenire, a nostro favore o contro di noi, durante il colpo di Stato. Poiché abbiamo già determinato qual è lo scaglione “operativo” entro ogni particolare formazione e identificato così implicitamente i comandanti, ci dedichiamo ora all'identificazione dei tecnici.

Chi siano costoro dipenderà dalla natura dell'organizzazione e dal compito da eseguire. Se, ad esempio, durante il corso del colpo di Stato, il governo chiede l'intervento della forza c) della tabella 2. il suo arrivo nella capitale potrebbe essere impedito con la cooperazione di uno solo dei seguenti gruppi:

1) il personale che controlla il sistema di comunicazioni tra la leadership politica e la forza c)

2) i piloti e/o il personale a terra della squadra di trasporto aereo

3) le forze di guardia all'aeroporto o agli aeroporti

4) il personale della torre di controllo in entrambi gli aeroporti, specie in condizioni di volo difficili.

In generale, quanto più sofisticata è l'organizzazione, tanto maggiore ne è l'efficienza, ma anche la vulnerabilità. La forza a) e la forza b) della tabella 2 potrebbero, ad esempio, agire con successo anche se pochissimi dei loro uomini non collaborassero con la leadership. Per queste forze, perdere la collaborazione del dieci per cento dei loro uomini significherebbe perdere approssimativamente il dieci per cento della loro efficienza; nel caso della forza ·c), però, la perdita di forse l'un per cento dei suoi uomini potrebbe portare a una perdita totale di efficienza per quanto concerne alcuni compiti particolari (come ad esempio l'intervento nella capitale).

Ciò lascia capire che quando tentiamo di neutralizzare una formazione delle forze armate, dovremmo farlo mediante la collaborazione di tecnici più che di comandanti, perché i primi sono al contempo più efficienti individualmente e più facili (e sicuri) a reclutarsi. La seconda regola è che dovremmo, a parità di condizioni, decidere di neutralizzare quelle unità che hanno l'organizzazione più complessa, scegliendo invece le più semplici per incorporarle. Ciò ridurrà al contempo la nostra vulnerabilità a un'improvvisa defezione e ridurrà il numero complessivo degli individui che in ultimo devono essere reclutati.

Prima di procedere avvicinando e persuadendo gli individui chiave a unirsi a noi (dandoci così il controllo effettivo delle loro unità) dobbiamo aver raccolto sulle forze armate informazioni sufficienti per sapere:

a) quali sono le unità militari che potrebbero intervenire nel momento e nella località del colpo di Stato;

b) le reali strutture di comando nell'ambito delle unità che ci interessano e chi sono i comandanti;

c) la struttura tecnica delle unità e chi sono i tecnici.


Per “incorporare” una unità, ci occorrerà la collaborazione attiva di un certo numero dei suoi comandanti e, nel caso di una unità tecnicamente semplice, la defezione di alcuni tecnici non rivestirà una grande importanza. Se, in unità sotto altri aspetti bene infiltrate, alcuni dei comandanti dovessero rimanere fedeli al regime precedente al colpo di Stato, ciò non costituirebbe un ostacolo importante. [10]

Se dedicheremo maggiormente la nostra attenzione ai comandanti o ai tecnici, dipenderà dalla struttura particolare delle effettive forze di intervento e dal particolare clima politico. Se esiste una netta divisione politica tra le truppe e i loro ufficiali, potremmo essere in grado di incorporare unità senza alcuna collaborazione da parte dei comandanti. Il problema di identificare i capi non ufficiali sarà tuttavia difficilissimo, e in ogni caso non v'è motivo di ritenere che stiamo preparando il colpo di Stato in un momento in cui questa frattura si è accentuata. Le strutture tecniche, tuttavia, sono più stabili, e una delle nostre considerazioni principali sarà quella di evitare di dipendere da troppi anelli della catena tecnica. La tabella 3 indica la nostra strategia ottimale nell'infiltrare una serie tipica di potenziali forze di intervento.


 

 Naturalmente, nei paesi portati ai colpi di Stato, le persone che ordinano queste cose sono consapevoli della loro vulnerabilità alla defezione di una parte delle forze armate. È pertanto molto probabile che il “facile” battaglione n. l sia stato accuratamente scelto per la sua lealtà, e i suoi comandanti siano alleati sicuri del gruppo al governo. Se così stanno le cose, possiamo essere costretti a agire con il battaglione n. 3. La cosa che non dobbiamo fare è contare sul battaglione n. 2, perché il tradimento della nostra causa da parte di anche soltanto alcuni dei suoi “tecnici” avrebbe conseguenze drammatiche.

Fino a quando non cominceremo effettivamente a raccogliere informazioni sugli individui e a fare i primi approcci, potremo non sapere quali unità siano politicamente « legate » al regime e, più genericamente, quali siano le nostre prospettive ultime in fatto di reclutamento in ciascuna unità. Pertanto, sebbene possiamo avere in mente una rozza classificazione che suddivide le unità in alleati potenziali e in potenziali neutrali, accentreremo i nostri sforzi sulle unità da incorporare; la fedeltà di una unità “alleata” al colpo di Stato aumenterà se la infiltreremo in profondità, ma non è molto utile superinfiltrare una unità che in ultimo sarà neutralizzata. Ogni approccio con un individuo implicherà un elemento di rischio; ogni aumento del numero di coloro che sanno come si stia preparando qualcosa ridurrà la nostra sicurezza; dobbiamo pertanto evitare l'iperreclutamento.

Se avviciniamo un ufficiale dell'esercito e gli chiediamo di unirsi a un progettato colpo di Stato, egli si troverà di fronte (a meno che non sia un lealista al cento per cento) a una serie di scelte che presentano al contempo pericoli e opportunità.

La proposta potrebbe essere una astuzia dei servizi segreti per accertare la sua fedeltà al regime. La proposta potrebbe essere autentica, ma far parte di un complotto poco sicuro e inefficiente, e infine la proposta potrebbe provenire da un gruppo che ha ogni probabilità di successo.

Qualora la proposta dovesse essere un' “astuzia”, accettarla potrebbe fargli perdere il grado o molto di più. mentre, d'altro canto, denunciarla gli assicurerebbe il compenso della lealtà. Se invece la proposta dovesse essere autentica, gli si presenterebbe l'incerta prospettiva di trarre vantaggi dopo il colpo di Stato, contro la prospettiva certa di avvantaggiarsi immediatamente denunciandola. La cosa più logica da farsi per lui, pertanto, consiste nel denunciarla.

L'intera tecnica dell'approccio si propone di sconfiggere questa logica. A parte le ricompense dovute a chi abbia preso parte a un colpo di Stato riuscito e che possono essere immaginate significativamente maggiori delle ricompense della lealtà, esiste un altro fattore che agisce a nostro favore. La persona alla quale si denuncia un approccio può essere ella stessa una sostenitrice del colpo di Stato. Dobbiamo pertanto mettere il più possibile in risalto questi due punti, sottovalutando al contempo l'elemento rischio, Ma, si spera, le nostre reclute potenziali saranno ispirate da alcune considerazioni che trascendono l'avidità e la paura, e altri interessi e altre affiliazioni influenzeranno la decisione: legami d'amicizia con gli organizzatori del colpo di Stato e una condivisa concezione politica potranno essere importanti, ma di solito le considerazioni cruciali saranno i legami familiari, di clan ed etnici con coloro che preparano il colpo di Stato. [NdE: Non stupisce quindi rilevare che molti capi di stato africani siano aderenti alla massoneria della Gran Loggia di Parigi...]

In quasi tutti i paesi economicamente retrogradi, i diversi gruppi etnici sono fusi soltanto in modo imperfetto in un'unica entità e la cultura delle masse e i mezzi di comunicazione di massa non hanno affatto eliminato le rivalità tradizionali e i sospetti. In ogni caso, i primi passi verso il progresso economico rafforzano di solito questi conflitti e spesso possiamo constatare che i legami etnici sono di gran lunga più importanti delle recenti affiliazioni politiche.

Ad esempio, quando non veniva costruita alcuna acciaieria non potevano esservi conflitti regionali a proposito della località in cui realizzare gli impianti; quando tutti gli impieghi governativi venivano assegnati ai cittadini della potenza imperiale, non potevano esservi conflitti tra i gruppi etnici riguardo all' “equa” assegnazione dei posti. I conflitti a causa degli impieghi o della posizione delle acciaierie sono necessariamente più intensi degli antichi conflitti imperniati sui territori: mentre in passato soltanto i margini geografici della tribù erano in contatto con la tribù rivale, ora ogni tribù si batte contro l'altra sulla scena nazionale. Mentre un conflitto a causa di territori può essere risolto da un compromesso su qualche linea intermedia, un'acciaieria deve essere situata o nella zona A o nella zona B. L'alternativa, naturalmente, consiste nel costruirla sul confine delle due province: sebbene sia di solito lontano dalle strade e da altri servizi, a volte si fa proprio così. [11] [NdE: Nel caso delle centrali nucleari, la disposizione sul confine ha uno scopo diverso: far “pagare” alla nazione confinante metà del “pedaggio” consistente nell’inquinamento radioattivo ambientale.]

Man mano che gli antichi conflitti si intensificano per portata e intensità, aumenta la solidarietà istintiva dei gruppi etnici. Il “tribalismo“ africano non è altro che l'esempio estremo di un fenomeno molto generale: si “darà il caso”, ad esempio, che ebrei sofisticati e niente affatto religiosi sposino altri ebrei, pur potendosi considerare completamente assimilati. Nonostante le affermazioni ceche e slovacche di unità nazionale, gli investimenti di capitale devono essere accuratamente distribuiti in ciascuna zona in base a una percentuale esatta, e i conflitti per questo motivo furono uno dei motivi che causarono la caduta del governo di Novotny nel 1968. In effetti, in tutta l'Europa orientale gli antichi conflitti rimangono appena al di sotto della superficie e le nuove politiche “nazionalsocialiste” li stanno facendo inevitabilmente rivivere. [12] In Romania, quasi mezzo milione di tedeschi e un milione e mezzo di ungheresi sentono di non essere trattati giustamente; mentre in Iugoslavia croati, serbi, dalmati e macedoni sono tutti coinvolti nel gioco dell'equilibrio etnico, per non parlare dei più piccoli gruppi albanese, montenegrino e sloveno. In molte zone le divisioni etniche sono complicate dalla sovrapposizione di un conflitto religioso. La nazione ibo in Nigeria, ad esempio, è stata per lunghissimo tempo in endemico conflitto con i musulmani del nord, ma l'introduzione tra essi del cristianesimo ha significato che l'antico conflitto ibo-hausa è stato intensificato da un nuovo conflitto musulmano-cristiano.

Noi sfrutteremo quindi al massimo la “matrice etnica”, senza tuttavia allineare il nostro colpo di Stato con una qualsiasi particolare fazione etnica. In termini di tattica spicciola, affiancheremo a ogni recluta potenziale un reclutatore che ne condivida l'affiliazione e, se necessario, l'« immagine " del colpo di Stato verrà presentata sulle stesse linee. Ma dobbiamo inoltre tener conto di un fattore particolare, che è un tipico fenomeno postcoloniale. I regimi coloniali hanno creato la tradizione di reclutare gli uomini dell'esercito tra i gruppi etnici di minoranza, i quali erano ritenuti più bellicosi e, quel che più conta, avrebbero preso parte con entusiasmo alla repressione del gruppo di maggioranza. Dopo l'indipendenza, logicamente, queste minoranze sono regredite in termini di potere politico e di posizione sociale. ma, come è naturale, hanno continuato ad alimentare gran parte delle forze armate. Ciò ha determinato lo strano spettacolo di minoranze che fungono da protettrici ufficiali del regime il quale sta esercitando pressioni su di esse.

I drusi e gli alawiti della Siria si sono trovati in questa posizione da quando i francesi se ne sono andati nel 1945, e non ci si può certo sorprendere se ufficiali malcontenti dei due gruppi hanno avuto una parte preminente in quasi tutti i numerosi colpi di Stato dopo l'indipendenza.

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TABELLA 4

Ruolo delle minoranze etniche nella politica siriana

l drusi


aprile 1949 Il primo regime postcoloniale del presidente Quwatli tenta (senza riuscirvi) di distruggere la base del potere di un importante clan druso. Questo fu uno dei fattori che portarono al colpo di Stato pionieristico di Husni al-Za'im (il primo dittatore militare del mondo arabo).

agosto 1949 Husni al-Za'im è rovesciato da un gruppo di ufficiali, molti dci quali sono drusi; seguì il tentativo di intimidire la zona drusa di Jabal. I comandanti cruciali di unità corazzate erano drusi dei quali gli organizzatori del colpo di Stato si erano assicurati la collaborazione.

dicembre 1949 Il nuovo regime inizia il tentativo di unire la Siria all'Iraq, e si prepara un nuovo colpo di Stato per abbatterlo e impedire l'unione. Ufficiali drusi dell'unità corazzata attuano il colpo di Stato, che porta alla dittatura militare di Shishakli.

febbraio 1954 Il regime di Shishakli viene rovesciato. In precedenza vi era stata la sua occupazione militare della zona drusa di Jabal e l'arresto di una delegazione drusa, il che aveva portato a disordini e rappresaglie. Il gruppo che attuò il colpo di Stato era composto da tre fazioni, delle quali quella drusa era forse la più importante.


Gli alawiti


febbraio 1966 Colpo di Stato del B'aath di sinistra contro il regime B'aath di destra di Hafez e dei fondatori del partito, M. Aflak e S. Bitar. Il colpo era basato in teoria su una frattura ideologica con il movimento B'aath. In effetti il governo del B'aath di sinistra serviva da paravento a un gruppo di ufficiali alawiti guidati da Salah Jadid, egli stesso un alawita.

febbraio 1967 Il capo di stato maggiore, un musulmano sunnita, è sostituito da un alawita: il potere politico è conservato dal Consiglio nazionale rivoluzionario dominato dagli alawiti, con ministri arabi sunniti e cristiani come « uomini di paglia ».

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In molte regioni dell'Africa, le popolazioni che hanno la maggioranza sono le tribù costiere ritenute « miti », [13] le quali si sono impadronite della leadership a causa della loro superiorità numerica e culturale, mentre gran parte dell'esercito è formata da componenti delle più piccole tribù delle alture. Questo è il risultato della superficiale teoria etnografica che gli inglesi impararono in India e i francesi in Algeria, ma che, nella situazione dell'Africa, era poco meno che assurda. Non appena gli ufficiali nuovi arrivati del paese coloniale sbarcavano in un nuovo territorio, partivano in cerca delle alture e, una volta giuntivi, tentavano di ricreare il loro semiomosessualizzante rapporto con “the wily Pathan” o con « le fier Kabyle », reclutando nell'esercito gli uomini delle montagne ritenuti bellicosi.

Senza predisporre la scena per una guerra civile intertribale, esiste ogni incentivo a avvalersi di questo fattore, ma, in quanto v'è una effettiva vita politica, anche il modo di vedere ideologico della recluta potenziale riveste importanza. Per quanto ci concerne, alleare tutte le gamme dello spettro politico contro l'estrema destra o l'estrema sinistra consentirà di ottenere il più opportuno « mascheramento » politico del nostro colpo di Stato. Il regime di Kassem nell'Iraq, che durò per cinque anni come una pura situazione di equilibrio, venne infine abbattuto nel 1963, quando il nazionalista moderato Aref (Abd el-Salam) persuase tutte le fazioni politiche, dal B'aath di sinistra ai conservatori della destra, ad allearsi contro la supposta penetrazione comunista del governo. [14]

Se non esiste tuttavia alcuna fazione estremista, dovremo accontentarci della tattica spicciola di proclamare un'affinità politica con reclute potenziali. Ma, a parte le virtù dell'onestà, v'è una necessità di coerenza, e una presentazione sistematica del colpo di Stato in termini di « linee » politiche divergenti può portare in ultimo alla nostra disfatta.

Accertare a quale gruppo etnico appartenga un determinato ufficiale è relativamente facile; accertare quali siano le sue idee politiche è alquanto più difficile. Ma l'impresa più difficoltosa d'ogni altra consisterà nell'accertare se egli sia alienato dai più alti gradi militari. Soltanto la famiglia e i più intimi amici di un ufficiale possono sapere se egli ritenga che i suoi superiori lo stanno trattando ingiustamente o dirigono male le cose, al punto da fargli gradire un mutamento radicale dell'intera situazione. A meno che non disponiamo di una linea diretta fino all'individuo interessato, dovremo avvalerci di informazioni esterne per determinare i suoi più segreti sentimenti.

Una procedura standard consiste nello studiare la carriera degli ufficiali per accertare quali di essi siano stati scavalcati nelle promozioni, presumendo, a parità di condizioni, che costoro offrano buone prospettive al reclutamento. In molti paesi, le promozioni nelle forze armate sono annunciate dalle gazzette ufficiali e, incominciando da un determinato corso dell'accademia militare. è possibile seguire la carriera di ciascun ufficiale dalla sua nomina a sottotenente al grado che riveste attualmente. In altri paesi, ove le promozioni non sono rese pubbliche (per ragioni di sicurezza), si può ottenere lo stesso risultato servendosi delle vecchie copie degli elenchi telefonici, ove i nomi degli ufficiali figureranno insieme ai vari gradi. Dove, come nell'Unione Sovietica, né gli elenchi telefonici né le gazzette ufficiali costituiscono una valida fonte di informazioni, potremmo ricorrere a espedienti più disperati: convincere un anziano ufficiale a far circolare proposte di una riunione o mettere insieme succinte biografie servendoci delle nostre conoscenze personali; quale che sia il mezzo, il nostro scopo sarebbe quello di ricostruire in modo ragionevolmente accurato le carriere di ciascun allievo di ogni corso dell'accademia militare.

La posizione competitiva di ciascun ufficiale sarà stabilita vis-à-vis a quella degli altri del suo stesso corso, anziché rispetto a quella degli altri ufficiali dell'unità nella quale egli presta servizio, e la tabella 5 presenta le informazioni nella cornice appropriata.


I sette tenenti saranno con ogni probabilità avide reclute per qualsiasi cosa che possa turbare (e modificare) l'ordine, ma il loro basso grado può costituire effettivamente una giusta valutazione delle loro capacità, nel qual caso l' “aiuto” da essi dato può essere un passivo. Più generalmente e più utilmente, sapremo che, in complesso. i capitani e i maggiori della nostra tabella possono benissimo essere meno entusiasti della situazione di quanto lo siano i colonnelli, [15] mentre i due generali, se anche non sono stati promossi per la loro fedeltà politica, sono divenuti probabilmente fermi sostenitori di chiunque abbia dato loro un così alto grado.

L'affiliazione etnica, le idee politiche, l'andamento della carriera, tutto ciò servirà da orientamento per prevedere la reazione probabile della potenziale recluta al momento dell'approccio. Vi sono, tuttavia, due punti che dobbiamo tener presenti, il primo di carattere organizzativo, il secondo di carattere profondamente umano. Anche se gli uomini contrari al regime costituiranno delle buone reclute. dobbiamo tener presente che ci occorrono persone le quali non soltanto siano disposte a collaborare personalmente, come nel caso dei tecnici, ma siano anche in grado di far passare dalla parte del colpo di Stato i reparti da esse comandati. Così, mentre i capi che recluteremo potrebbero (e dovrebbero) essere estraniati dalla superiore gerarchia, essi non devono essere degli outsiders i quali non godano della fiducia degli ufficiali loro colleghi e degli uomini. Vi sarà spesso il pericolo di attrarre gli inefficienti, gli impopolari, i corrotti, oltre che i malcontenti. Se consentiremo che il nostro colpo di Stato venga aiutato da uomini simili, ne metteremo in pericolo la riuscita, scoraggeremo il reclutamento degli elementi migliori e (cosa p importante d'ogni altra) potremo constatare che i capi da noi reclutati non riusciranno a far passare dalla nostra parte le loro unità.

L'altro punto da tener presente è, semplicemente, la fondamentale imprevedibilità del comportamento umano. Fino ad ora abbiamo tentato di stabilire quali legami potrebbero annullare la fedeltà degli uomini dell'esercito ai loro superiori, e si può prevedere che di queste affiliazioni la più forte sia quella dei legami familiari. Non dovremmo, però, contare totalmente su questo fattore. Sebbene vi sia un proverbio arabo che dice: « Io e mio fratello contro mio cugino; io e mio cugino contro il mondo », dovremmo tener presente la storia della famiglia Aref nell'Iraq, fra il 1958 e il 1968 (tabella 6).


 

I rapporti tra i due fratelli illustrano la difficoltà di prevedere il comportamento umano. Tra il 1958 e il 1962 uno dei fratelli rimase in prigione in attesa di essere giustiziato, mentre l'altro comandava un'unità militare che, con ogni probabilità, avrebbe potuto occupare la capitale in qualsiasi momento. I capi B'aath, memori di questo precedente, consentirono a Abd el-Rahman di rimanere al comando di importanti unità corazzate vicino a Baghdad, e questa fu la loro rovina. Si ebbe un periodo, immediatamente dopo il primo colpo di Stato del 1963, in cui la posizione del fratello presidente era debole e la milizia di partito B'aath, totalmente priva di addestramento, ma pesantemente armata, sarebbe potuta essere impiegata per privare del comando il fratello militare. I capi B'aath, tuttavia, presunsero che Abd el-Rahman non avrebbe collaborato con il fratello e si sarebbe comportato come aveva fatto nel 1958 e nel 1959-62. Questa volta, invece, egli si comportò diversamente, anche se stava aiutando un fratello il quale aveva assai meno bisogno di aiuto che nel 1958-62, quando era prigioniero e sotto la minaccia della condanna a morte (o forse proprio per questo).

Nonostante simili esempi dell'imprevedibilità umana e tenendo presente l'individualità delle nostre possibili reclute, possiamo tuttavia avvalerci delle informazioni raccolte per classificare i comandanti in base alla loro probabile reazione ai nostri approcci.

Dopo avere accertato la carriera personale e le affiliazioni etniche e politiche delle probabili reclute, possiamo procedere valutando le nostre prospettive come è illustrato nella tabella 7. 


 

Nel valutare le informazioni dobbiamo, naturalmente, tener presente che l'importanza da attribuire a ciascun fattore varierà da un ambiente all'altro: nell'America Latina, ad esempio, si dovrebbe tener conto anche dello sfondo sociale, mentre nell'Europa occidentale e nell'America nel Nord la fedeltà politica avrebbe un'importanza prevalente, l'affiliazione etnica sarebbe di scarsa importanza, ma le origini sociali potrebbero contare in qualche modo.

Così, su quindici reclute potenziali, constatiamo come il n. 3 sia l'unico che presenti prospettive totalmente buone dal punto ùi vista dei fattori presi qui in considerazione; il n. 5 è totalmente negativo e probabilmente pericoloso ad avvicinarsi; gli altri, tuttavia, si trovano in una posizione intermedia.

Una volta ripetuta la procedura seguita nel caso del battaglione n. l ed esaminate tutte le altre formazioni delle forze armate (o in ogni caso quelle con una effettiva capacità di intervento), sapremo quali siano le prospettive generali di reclutamento per ciascuna unità e, nell'ambito delle unità. per ciascun individuo. l\fa non riusciremo mai a effettuare un'indagine al cento per cento; in taluni casi, quando le forze armate sono molto forti in rapporto con le nostre risorse o quando sono soggette a frequenti nuovi spiegamenti, la nostra indagine può essere molto incompleta.

Ciò non rivestirà una grande importanza se le unità « ignote » potranno essere neutralizzate tecnicamente.

Se, tuttavia, la loro capacità di intervento non dipende da mezzi di trasporto e di comunicazione complessi e vulnerabili, allora il colpo di Stato pub essere posto in pericolo. Noi non dipendiamo, però, dalle sole procedure di incorporazione e di neutralizzazione, e potremo anche isolare materialmente quelle unità che appaiano inaspettate sulla scena e quelle che non ci sia stato possibile infiltrare. Prima di esaminare i problemi relativi al terzo e al meno desiderabile dei nostri metodi per affrontare un'opposizione annata, dobbiamo dedicare la nostra attenzione alla sovversione degli individui in quelle unità per le quali siamo in possesso delle informazioni necessarie.

Non appena usciremo dall'assoluto segreto dello stadio della preparazione e dell'informazione, il fattore pericolo nelle nostre attività aumenterà in misura assai accentuata. Come abbiamo già fatto rilevare, ogni singolo individuo che avviciniamo sarà un informatore potenziale che, denunciando alle autorità il nostro tentativo, potrebbe determinare il fallimento del colpo di Stato. La persona più pericolosa ad avvicinarsi sarà la prima di ogni particolare formazione perché, fino a quando non avremo la sua collaborazione, non disporremo di una fonte di informazioni realmente valida sull'unità e sui suoi componenti. La nostra prima recluta, per conseguenza, deve far parte da lungo tempo della formazione e. se possibile, deve trattarsi di un ufficiale superiore, o anche del comandante. Una volta scelto il nostro uomo, il primo passo da compiere consiste nel predisporre un incontro e nel « sondarlo » in termini vaghi e generici sulla « possibilità » di arrivare a “riforme politiche”. Questi sondaggi devono essere condotti da un uomo, o da uomini, i quali posseggano certi precisi requisiti: l'uomo, o la donna, devono essere elementi sicuri di alto livello, senza, tuttavia, far parte del gruppo dirigente che prepara il colpo di Stato. In altri termini, devono essere al contempo preziosi ma non indispensabili. È questo un ideale al quale possiamo tentare soltanto di approssimarci, ma potrebbe essere fatale esporre un componente del gruppo dirigente alla possibilità di essere denunciato alle autorità. Nel paese dei colpi di Stato per eccellenza, la Siria, leader politici si sono effettivamente recati nelle caserme, cercando di assicurarsi appoggi armati, ma non è probabile che le particolari condizioni della vita politica siriana si ripetano altrove.

Una volta che la recluta potenziale sia stata portata allo stadio in cui la possibilità del colpo di Stato viene apertamente discussa, le si dovrebbe dire tre cose a proposito dello stesso: a) qual è lo scopo politico del colpo di Stato; b) che abbiamo già «reclutato» altri individui e unità, e c) la natura del compito che le verrà chiesto di eseguire. Tutto ciò che diciamo, o decidiamo di dire, alla recluta potenziale dovrà essere studiato attentamente e noi agiremo in base alla supposizione che ogni recluta possa essere un agente il quale lavora per conto dei servizi segreti.

Non identificheremo, naturalmente, il nostro colpo di Stato con alcun particolare partito (le cui politiche siano note), né con alcuna fazione politica (della quale siano noti i capi). Esporremo, invece, gli scopi del colpo di Stato in termini di atteggiamento politico, anziché in termini di politiche o di personalità, perché questi ultimi dati sono necessariamente più specifici e per conseguenza possono determinare una specifica opposizione. L'atteggiamento che noi esprimeremo dovrà essere accuratamente calcolato: esso dovrebbe rispecchiare le preoccupazioni del paese bersaglio, implicare una soluzione dei problemi che si ritiene esistano e, formalmente, riflettere le convinzioni politiche generali della maggioranza della popolazione. Così, in Inghilterra, parleremmo della « necessità di un governo più pratico »: si può addirittura lasciar capire (si tratti o no della verità) che il colpo di Stato è legato a personaggi pubblici molto in vista, come proprietari di giornali, grandi uomini d'affari o il presidente di un'industria nazionalizzata. Nell'America Latina. l'atteggiamento da noi espresso può, ad esempio, lasciar capire che « il sacro impegno delle forze armate » richiede l'intervento per «eliminare i disastri causati dagli uomini politici » allo scopo di conseguire il progresso sociale e nazionale, pur rispettando i diritti di proprietà e i diritti individuali.

Se il governo esistente prima del colpo di Stato è esso stesso il risultato di una conquista del potere, allora i nostri scopi possono essere presentati come miranti puramente a ristabilire « una normale vita politica », oppure, se siamo estremisti di sinistra, possiamo parlare della necessità di «restaurare la democrazia ». [NdE: La democrazia, per Luttwak, è cosa da estrema sinistra… Giusto per aprire gli occhi sul nostro alleato statunitense!]

La creazione di slogan può sembrare una cosa semplice, ma in realtà i nostri slogan dovranno essere attentamente calcolati per soddisfare un optimum politico. Dobbiamo, ad esempio, evitare di essere specifici, ma se l'atteggiamento da noi presentato è troppo generico, esso non può non destare i sospetti dei più scaltri dei nostri ascoltatori, senza riuscire a entusiasmare i più idealisti. Dobbiamo inoltre ricordare che le forze annate di molti paesi sono politicamente e psicologicamente avulse dalla società civile e che potrebbero avere diverse, e forse antagonistiche, preoccupazioni e convinzioni. Come cittadini. gli ufficiali dell'esercito potrebbero ad esempio condividere la convinzione che si dovrebbe economizzare nelle spese governative, ma al contempo potrebbero pensare che le forze armate sono prive di fondi. Laddove la condizione sociale dei militari ha subìto un declino a causa di eventi disgraziati, come ad esempio una sconfitta o semplicemente una lunga pace, noi sottolineeremo sempre la necessità di “riportare i difensori della società al posto che loro compete nel suo ambito …”. [NdE: si pensi alle centinaia di morti e le migliaia di vittime tra i militari a causa delle conseguenze – note da vent’anni – dell’impiego di armi all’uranio da parte della NATO, nonché tra i civili che, ancorché lontani dal teatro delle operazioni, vivono presso i poligoni militari, come in Sardegna o a Vieques]

Presentando gli scopi del colpo di Stato a potenziali reclute, dovremmo dar prova di una certa misura di flessibilità, per poter pervenire a una buona « armonia» con quelle che sappiamo essere le loro convinzioni; non possiamo però correre il rischio di essere accusati di grossolana incoerenza. Il fatto che abbiamo realmente le idee le quali quasi possono contribuire a creare la nostra «immagine», non riveste assolutamente alcuna importanza, purché le altre condizioni vengano effettivamente rispettate. È cortese, tra parentesi, lasciar capire che il colpo di Stato viene attuato soltanto con estrema riluttanza e che noi apprezziamo il fatto che questa riluttanza sia condivisa dalla nostra recluta.

Una volta che l'idea del colpo di Stato sia stata accettata in una certa misura nella mente della recluta potenziale, dovremmo definire l'azione nei termini del ruolo della recluta in essa. Questo non implica che dobbiamo rivelare uno qualsiasi dei particolari operativi, ma dovremmo chiarire il più possibile che:

a) il suo compito sarà limitato ad alcune azioni specifiche;

b) quasi tutti gli uomini della sua unità sono già con noi;

c) per conseguenza la parte che egli avrà non sarà pericolosa.

Quando, e soltanto quando, la recluta diviene effettiva. anziché potenziale, possiamo rivelare la natura del suo compito reale. Esso sarà spiegato con il maggior numero possibile di particolari, ma non in modo da consentire alla recluta di dedurre le implicazioni del compito che le si chiede di svolgere. Se, ad esempio, la recluta in questione è destinata a impiegare l'unità da essa comandata per fornire uomini a un blocco stradale, le si dirà di quale equipaggiamento dovrebbero disporre i suoi uomini. quanti ne accorreranno e come riceverà il segnale del “via”. Ma non le si rivelerà la data del colpo di Stato, il luogo in cui dovrà essere posto il blocco stradale, né ciò che faranno le altre squadre.

Le informazioni sono il più grande vantaggio di cui noi disponiamo, e gran parte del nostro vantaggio nella fase della preparazione deriverà dal fatto che, mentre sappiamo molto delle difese dello Stato, coloro i quali le controllano sanno pochissimo di noi. Dobbiamo di conseguenza adoperarci in ogni modo per evitare di dare informazioni al di là di quanto sia effettivamente necessario. In ogni caso, mentre una recluta potrebbe ritenere di dover sapere qualcosa di più del colpo di Stato prima di accettare di prendervi parte, si sentirà anche più sicura se le dimostreremo in modo concreto che l'operazione viene condotta con la più grande cautela ed è pertanto “sicura”.

Dopo che saranno state assicurate le prime poche reclute di ogni unità, sarà molto più facile persuadere le altre; vi sarà inoltre un maggior numero di persone a fare opera di persuasione, in quanto questo è il compito che assegneremo alle nostre prime reclute, nell'intervallo tra il reclutamento iniziale e il vero e proprio colpo di Stato. Inoltre un effetto “a palla di neve” o, si spera, “a valanga” sarà determinato dalle prime reclute, le quali, a poco a poco, daranno luogo a un clima in cui sarà facile procedere a ulteriori reclutamenti.

Dopo che l'approccio e la persuasione degli individui chiave avranno cominciato a dare i loro frutti, potremo identificare le unità che saranno impiegate in ultimo come partecipanti attive del colpo di Stato. Esse saranno soltanto una piccola parte delle forze armate come un tutto, ma. è augurabile, la sola parte che potrà avere un ruolo attivo al momento e nel luogo del colpo di Stato. Concentreremo su di esse i nostri ulteriori sforzi, perché la loro infiltrazione in profondità sarà importante per noi, mentre l' “interneutralizzazione” delle altre forze implicherà semplicemente ulteriori rischi. Idealmente, dovremmo neutralizzare tutte quelle formazioni che non abbiamo incorporato, ma non è probabile che ciò accada. I metodi ai quali ci atterremo per “isolare” queste formazioni che non saremo riusciti a penetrare, verranno esaminati nel capitolo quarto.

La misura del successo richiesto alla nostra infiltrazione, prima che possiamo passare alla fase operativa, dipenderà dai fattori militari, politici e geografici in gioco; e la stessa misura di penetrazione può assicurare il successo in un paese ed essere invece del tutto inadeguata in un altro. Nell'esempio citato del Portogallo, dato l'esteso spiegamento delle truppe attive nelle remote « province » africane e la mancanza di addestramento e di meccanizzazione delle truppe stazionate in Portogallo, potremmo procedere anche dopo una penetrazione minima (tabella 8).


 

 È questo un esempio estremo di un paese piccolo e povero che sta cercando di conservare il proprio impero africano sino all'amara fine, e per conseguenza lascia soltanto forze limitatissime nel proprio territorio metropolitano. La misura dell'incorporazione qui conseguita è appena del due per cento circa e ciò nonostante il colpo di Stato non incontrerebbe alcuna opposizione militare a meno che fallisse nell'imporre la propria autorità entro l'intervallo di tempo necessario per portare a Lisbona le truppe dislocate nelle province africane. (Il fatto che il regime attuale sia tutt'altro che universalmente popolare rafforzerebbe i fattori « militari » favorevoli.)

Se, tuttavia, prendiamo il caso di un paese progredito, con buoni sistemi di trasporto e senza impegni oltremare per le proprie truppe. le stesse percentuali di incorporazione e di neutralizzazione attiva che, nel caso del Portogallo, garantirebbero il successo, qui condurrebbero a un insuccesso certo, come è dimostrato nella tabella 9.

 

 Poiché non possiamo far nulla per impedire l'intervento delle grandi forze capaci di farlo. Falliremmo quasi certamente, a meno che non fossimo la pii1 alta leadership delle forze armate.

Quasi tutte le situazioni si svolgeranno tra i due estremi, con una percentuale piccolissima delle forze armate incorporate, una percentuale più grande neutralizzata e una piccola percentuale da " isolare " interrompendo dall'esterno le sue comunicazioni e le sue linee di trasporto. A parte le forze militari, il governo sarà inoltre difeso da forze di polizia e dalle loro organizzazioni paramilitari, e a questo punto ci dedichiamo al problema della loro neutralizzazione.


NEUTRALIZZAZIONE DELLA POLIZIA


Le bandiere e le uniformi delle forze militari dei vari paesi sono molto diverse, ma la loro struttura e organizzazione tende a essere assai simile, in quanto rispecchia l'universalità della tecnologia moderna. Le implicazioni tattiche delle armi e dell'equipaggiamento sussidiario impongono una certa uniformità all'organizzazione militare e questo ci ha consentito di studiarne l'infiltrazione in termini che sono generalmente applicabili.

Le forze di polizia, però, sono foggiate dalle condizioni politiche e sociali della società che servono e sono pertanto molto diverse le une dalle altre. Il poliziotto può essere armato molto pesantemente o non essere armato affatto: gli agenti possono essere concentrati in unità mobili e munite di grande potenza d'urto o dispersi in piccoli gruppi; oppure possono essere alle dipendenze del ministero della Difesa e avere così un addestramento e un aspetto militari, o della comunità locale e avere una mentalità civile all'estremo.

Sebbene la loro struttura sia così diversa, le forze di polizia somigliano le une alle altre per gli scopi ai quali sono adibite: la prevenzione dei reati, l'arresto dei colpevoli, [17] e il mantenimento dell'ordine pubblico. La lotta contro i criminali a opera della polizia implica la rete, estesa all’intero paese, dei posti di polizia rafforzata da speciali reparti investigativi nei grandi centri. Il mantenimento dell'ordine pubblico, tuttavia, è assicurato da forze separate paramilitari o, dove queste forze non esistono, concentrando e spiegando agenti comuni sottratti ai loro altri compiti. L'attività della polizia comprende inoltre un servizio informazioni. Le informazioni sono raccolte non ufficialmente dall'intero apparato della polizia (e dai suoi informatori). ma vi è di solito una speciale sezione della polizia specializzata in questo compito.

Il compito informativo della polizia sarà efficacemente neutralizzato dalla nostra attività difensiva in genere. cosi come quello dei servizi di sicurezza, dei quali si parlerà più avanti. Le forze pararni1itari non esistono in Inghilterra, ove si hanno provvedimenti affinché l'esercito agisca in appoggio del potere civile, ma vengono estesamente impiegate in molti a1tri paesi. In Francia, ad esempio. vi sono due forze di polizia, la Sûreté Nationale e la Préfccture de Police, ma v'è anche una forza paramilitare che normalmente svolge i compiti di una polizia rurale, la Gendarmerie. [18]

La Gendarmerie dipende dal ministero della Guerra e i suoi ufficiali fanno parte dci quadri delle forze armate, mentre gli uomini, oltre all'addestramento normale delle forze di polizia, sono addestrati, sia pure in minor misura. come la fanteria. La Gendarmerie comprende circa sessantatremila uomini ed è organizzata in unità dipartimentali disperse in piccoli gruppi ovunque nelle campagne. nonché in gruppi “mobili” concentrati in grandi unità (legioni). Possiamo ignorare le forze dipartimentali, perché non sarebbero probabilmente in grado di intervenire entro il breve periodo di tempo previsto per l'attuazione del colpo di Stato; ma le unità mobili, ognuna delle quali consiste di sette squadroni di gendarmi autotrasportati e di uno squadrone di carri armati, rappresentano una forza formidabile che dovrebbe essere neutralizzata o isolata.

La Gendarmerie mobile risiede in accantonamenti di tipo militare ed è equipaggiata con mitragliatori e armi più pesanti della fanteria; i suoi mezzi corazzati (veicoli a ruote da tredici tonnellate con quaranta millimetri di corazza) possono essere fermati soltanto con le normali armi controcarro. Ufficialmente la Gendarmerie, a differenza dalle altre due forze di polizia, non ha un servizio informazioni; durante la guerra in Algeria, però, fu istituita una sezione di sicurezza che. come accade spesso con gli organismi burocratici, è sopravvissuta alla cessazione del suo compito originario.

La Sûreté Nationale, che svolge i compiti di polizia nei centri abitati di oltre diecimila abitanti (eccezion fatta per Parigi e i suoi sobborghi), è formata in vasta misura da uomini del cm e da agenti dispersi, ma anch'essa dispone di una forza paramilitare. Si tratta della Compagnie Républicaine de Securité (CRS). Comprende circa tredicimilacinquecento uomini, addestrati e equipaggiati in un modo simile a quello delle unità mobili della Gendarmerie, eccettuati i mezzi corazzati. La cRs è comandata da ufficiali passati a un accurato vaglio politico e sorvegliata da un vicedirettore del ministero degli Interni. La Sûreté ha un servizio segreto che si dedica soprattutto alle forme più sofisticate di criminalità e un servizio di controspionaggio che anch'esso svolge un'attività «politica» oltre a sorvegliare gli stranieri. Entrambi i servizi agiscono in tutta la Francia, compresa Parigi, [19] a differenza dal resto della Sûreté.

Tutto il lavoro della polizia del Département de la Seine (la zona di Parigi) è di competenza esclusiva della Préfecture de Police, che è diventata famosa in tutto il mondo grazie a un ispettore immaginario, Maigret. La Préfecture ha influenzato l'organizzazione delle forze di polizia in molli paesi dell'Europa meridionale e del Medio Oriente, e noi la studieremo più particolareggiatamente delle altre forze di polizia francesi.


ANATOMIA DI UN'ORGANIZZAZIONE DI POLIZIA: I.A PRÉFECTURE DI PARIGI


È augurabile che la polizia della capitale nella quale verrà attuato il colpo di Stato sia meno potente della Préfecture. Essa è formata da circa ventiquattromila uomini ed è suddivisa in varie sezioni, delle quali le seguenti ci riguardano direttamente:

a) La Police Municipale è la sezione più importante e da essa dipendono i familiari flics in uniforme, con le loro pistole p che altro simboliche e i loro assai più utilizzati manganelli. Essi sono dispersi in venti posti distrettuali nella città e in ventisei posti di polizia suburbani; il livello dell'addestramento e della disciplina è stato migliorato sotto la quinta repubblica, ma la capacità di brutalità individuale non equivale a efficaci unità di intervento. Nell'eventualità di gravi disordini, questi uomini vengono spostati mediante colonne di autobus di tipo civile che potrebbero essere fermate con blocchi stradali idonei; il loro addestramento e la loro mentalità ne faranno probabilmente dei “neutrali” se riusciremo a impedirne lo spiegamento.

b) La Police Judiciaire è la CID di Parigi e una delle pioniere in fatto di indagini scientifiche. A parte l'incidentale aspetto spionistico del suo lavoro, possiamo ignorarla.

c) Il “servizio segreto”, come il suo duplicato della Sûreté, si occupa soprattutto di criminalità sofisticata: stupefacenti, vizio e gioco d'azzardo d'alta classe. Ha anche una sezione politica che svolge un'attività di sorveglianza. Come nel caso di altri servizi di sicurezza, esamineremo in seguito le opportune tattiche difensive.

d) Sezione stranieri: è questo un servizio limitato e si occupa principalmente della routine burocratica di rilasciare e controllare i permessi di residenza. Esercita la sorveglianza generale sugli stranieri di passaggio (le fiches che si riempiono negli alberghi vengono ritirate da questa sezione) e sulle comunità straniere. La sua attività può concernerei soltanto se abbiamo qualche rapporto con elementi stranieri, e in particolare con quelle comunità straniere che hanno precedenti di attività politica nelle forme più violente.

e) Sicurezza del presidente: questa sezione si occupa della protezione della persona fisica del presidente, ma svolge anche una funzione di sorveglianza preventiva. Nel seguire i ripetuti tentativi di assassinio organizzati dall'OAS e dalle organizzazioni a essa affiliate, questa sezione della Préfecture è stata potenziata con elementi accuratamente vagliati provenienti dall'intero apparato di sicurezza. II suo sistema di sicurezza all'Eliseo ostacolerebbe seriamente chi volesse impadronirsi del palazzo durante un colpo di Stato.

f) Garde Républicaine: sebbene controllata dalla Préfecture, essa fa parte della Gendarmerie ed è dotata delle armi della fanteria leggera e di tutta una gamma di mezzi di trasporto. Fornisce la guardia presidenziale a cavallo, con tanto di elmo e di pennacchio, in occasione di cerimonie, ma i suoi due reggimenti sono unità mobili dotate di grande forza d'urto, la cui neutralizzazione sarebbe un requisito essenziale nell'eventualità di un colpo di Stato.

L'esistenza di separate organizzazioni di polizia costituisce una delle difficoltà nel neutralizzare questa parte dell'apparato di sicurezza statale.

In Inghilterra, la suddivisione è in vasta misura territoriale e il suo scopo è quello di assicurare agli interessi locali un certo controllo delle forze di polizia; ma esistono anche forze specializzate che riflettono divisioni funzionali. A parte la polizia dislocata nelle campagne (e che attualmente viene amalgamata in raggruppamenti più vasti) vi sono le seguenti forze di polizia indipendenti:

Admiralty constabulary

Air Ministry constabulary

Atomic Energy Authority constabulary

cinque reparti indipendenti di polizia portuale

polizia della British Transport Commission

Civil Aviation constabulary

War Department constabulary


Tutte queste forze di polizia sono strettamente limitate, per quanto concerne le loro operazioni. alle installazioni che proteggono, ma analoghe organizzazioni in altri paesi, ove le inclinazioni burocratiche sono soggette a controlli più deboli, hanno dimostrato una considerevole capacità di espandersi e di diversificarsi.

Sebbene il sistema poliziesco francese sia particolarmente esteso, le sue caratteristiche fondamentali sono comuni alle forze di polizia nella maggior parte dell'Africa, dell'Asia e del Medio Oriente. L'elemento paramilitare è di solito presente sotto forma di « forze da campo » assegnate alla normale polizia o altrimenti sotto forma di reparti di carri armati. L'elemento « controllo dei disordini » si riproduce nelle speciali squadre delle forze di polizia del Medio Oriente, che, come la squadra di Beirut nel 1966, possono essere molto efficaci nonostante le loro dimensioni limitate. Dove, come nella maggior parte dell'Asia, è stata sperimentata una grave situazione insurrezionale, questo modulo comune è stato deformato dalla proliferazione di forze di polizia ad hoc che svolgono al contempo funzioni di sicurezza interna e amministrative. Il Vietnam del Sud è l'esempio estremo di questa tendenza con non meno di cinque polizie diverse. [20]

Se si può dire che il sistema poliziesco inglese è suddiviso, grosso modo, in unità territoriali e quello francese in unità in vasta misura funzionali, negli Stati Uniti la divisione è soprattutto costituzionale. Eccettuato il lavoro specializzato dei reparti di polizia assegnati a vari dipartimenti del governo federale, soltanto il FBI ha una giurisdizione nazionale e, d'altro canto, solo per determinati crimini giuridicamente definiti «federali».

La maggior parte della normale attività della polizia è svolta da forze locali assolutamente indipendenti, istituite sul piano municipale, di contea o di Stato. La frammentazione [21] del sistema significa che la polizia come tale avrebbe una capacità potenziale di intervento assai limitata, nonostante la sua vasta dotazione di armi e di mezzi di comunicazione. Esiste, naturalmente, la guardia nazionale, ma fino ad ora essa non è stata organizzata in modo da assicurarle una reale capacità di intervento, come fu dimostrato dagli eventi dell'estate 1967, quando la guardia non riuscì a dare buona prova di sé, anche contro civili non addestrati.

La strategia del colpo di Stato, per quanto concerne il sistema poliziesco del paese bersaglio, dovrà per conseguenza essere diversificata quanto i componenti dello stesso.


L'ELEMENTO PARAMILITARE


Le forze paramilitari sono di solito in grado di svolgere un compito militare oltre che di pulizia. Questa versatilità ha causato la loro rapida espansione, in parte perché esse possono essere un modo autenticamente economico di migliorare il sistema di sicurezza in generale e in parte perché spesso è più facile procurare fondi per esse che per la normale polizia. Un partito d'opposizione o l'opinione pubblica, che talora si oppongono a un aumento del hilancio della polizia, possono spesso essere persuasi a stanziare fondi per il ministero della Guerra, dal quale dipendono di solito amministrativamente le forze paramilitari. Nei paesi dalla recente indipendenza, l'elemento paramilitare della polizia può costituire un gravissimo ostacolo per il colpo di Stato perché, mentre l'esercito è spesso un recente sviluppo postcoloniale, la polizia e le sue unità paramilitari sono in genere organizzazioni istituite da tempo. Ciò significa che la polizia può essere più numerosa dell'esercito e talora superiore ad esso anche per la qualità dell'addestramento e dell'equipaggiamento.

Stando così le cose, non sarà possibile controllare le unità paramilitari schierando contro di esse quella parte dell'esercito che abbiamo «incorporato».

Per fortuna, i governi dei paesi di recente indipendenza stanno compiendo ogni sforzo per potenziare le loro forze armate e così questo sfavorevole (per noi) equilibrio delle forze tra l'esercito e la polizia paramilitare viene di solito capovolto pochi anni dopo l'indipendenza. Questa è forse una delle spiegazioni dell'improvvisa alluvione di colpi di Stato in Africa durante gli anni 1966-67, colpi di Stato attuati dopo una fase di rapidissima espansione delle forze armate.

È interessante rilevare che, mentre la “spietata oppressione” delle potenze coloniali venne spesso attuata mediante pochi poliziotti di villaggio dalle scarse pretese militari, la nuova èra di libertà ha richiesto spesso la creazione di forze di polizia paramilitari pesantemente armate. [22] Nel Ghana, ad esempio, il sistema poliziesco venne potenziato dopo l'indipendenza nel 1957 e unità di carri armati furono aggiunte alla già esistente polizia mobile; il sistema di comunicazioni della polizia fu reso indipendente dai servizi civili e la “polizia di scorta”, che un tempo era consistita di reparti formati da amabili analfabeti, con tanto di fez e a piedi nudi, è stata trasformata in una efficiente unità capace di stroncare i disordini.

Se la polizia paramilitare è numerosa in confronto a quelle unità delle forze armate che noi possiamo incorporare, sarà necessario ripetere l'intera analisi e la procedura di infiltrazioni. Possiamo invero essere in grado di concentrare i nostri sforzi sulla polizia paramilitare e accontentarci di neutralizzare l'esercito con mezzi tecnici. Di norma, tuttavia, l'equilibrio delle forze tra i mezzi di coercizione dello Stato non lo richiede e noi potremo isolare la polizia per tutta la durata del colpo di Stato avvalendoci dell'esercito.

Il primo passo, nella neutralizzazione di queste forze, consiste nello stabilire le dimensioni, lo spiegamento e l'organizzazione della polizia paramilitare. Ciò è di solito più facile di quanto non lo sia nel caso dell'esercito, perché, a differenza da quest'ultimo, le forze paramilitari si trovano di norma in caserme permanenti.

Subito dopo, cercheremo di accertare quale sia il loro attaccamento al regime; ciò non implicherà lo stesso genere di studio in profondità eseguito nel caso dell'esercito e basterà soltanto accertare il loro atteggiamento politico collettivo, anziché quello individuale.

La mentalità della polizia paramilitare può essere “burocratica”, vale a dire interessata alle mansioni e alle carriere, come nel caso della pubblica sicurezza italiana e delle sue unità paramilitari della celere; così stando le cose, ci si può aspettare una misura minima di intervento. D'altro canto, la sua mentalità può essere parallela a quella dell'esercito, vale a dire interessata alla lealtà e all'onore [23] (oltre che alle mansioni e alla carriera), oppure può riflettere un'associazione politica come nel caso della KBG o dei Tonton Macoutes di Duvalier.

Se l'equipaggiamento, lo spiegamento e la mentalità della polizia paramilitare è tale da farne un'efficace forza di intervento, dovremo controllarla nello stesso modo del “duro nocciolo” delle forze lealiste dell'esercito. (l modi e i mezzi per ottenere questo efficace isolamento saranno esaminati nel capitolo quinto.) Di solito, però, constateremo che le forze di polizia paramilitari sono essenzialmente burocratiche e per conseguenza, nonostante il loro imponente portamento militaresco e il loro equipaggiamento, esse non interverranno contro l'appoggio armato a un colpo di Stato. Non sono riuscito a trovare un singolo caso, negli ultimi vent'anni, di una polizia paramilitare che abbia effettivamente difeso i propri padroni politici durante un colpo di Stato, sebbene si abbiano parecchi esempi di azione a favore di un colpo di Stato.


LA POLIZIA RURALE E LA GENDARMERIA


In quasi tutti i paesi sottosviluppati, questo elemento delle forze di polizia è numericamente il più forte, cosa del tutto prevedibile, in quanto la maggior parte della popolazione di questi paesi vive nei villaggi ed è dedita ai lavori agricoli. Nonostante il gran numero dei suoi uomini, la polizia rurale non disporrà mai di un potenziale di intervento contro un colpo di Stato.

Si tratta spesso di sottufficiali in congedo, completamente integrati nella società rurale in cui vivono, e anche ove vi sono disposizioni per la loro mobilitazione e il loro impiego concentrato, è improbabile che vengano riuniti, equipaggiati e preparati in tempo per intervenire contro di noi. Sia il poliziotto rurale una garde champêtre armata di un'antica pistola con l'iscrizione La Loi, oppure uno zaptié del Medio Oriente che si atteggia a padrone del villaggio, difficilmente egli vorrà precipitarsi in una remota capitale per proteggere un governo altrettanto remoto.


LA POLIZIA URBANA E NAZIONALE


Anche se questo corpo del sistema di polizia sarà notevolmente meno disperso della polizia rurale la cui base è il villaggio, la maggior parte dei suoi appartenenti sarà altrettanto inefficace contro un colpo di Stato. Il personale della polizia urbana è diviso in tre grandi categorie: a) arresto dei criminali e indagini, b) sorveglianza normale, e c) sorveglianza del traffico.

La prima ha un numero di uomini limitato, dalla mentalità molto burocratica e, a parte la sua incidentale attività informativa, [24] può essere da noi ignorata.

La polizia in uniforme, che esplica tutta la consueta attività di sorveglianza, sarà più numerosa. ma, pur potendo essere utile nello stroncare disordini una volta opportunamente concentrata. è improbabile che possa agire contro avversari armati in una importante crisi politica. La polizia municipale, che si occupa soprattutto del traffico, sarà di solito comandata da ufficiali di età matura e ormai desiderosi di andare in congedo, con arrugginite pistole di piccolo calibro. Vi sono, tuttavia, eccezioni, come la Policía Armada y del Tráfico spagnola, i cui uomini sono vagliati politicamente e che è equipaggiata con adeguati mezzi di trasporto e di comunicazione; è pertanto in grado (e probabilmente anche disposta a farlo) di intervenire nell'eventualità di gravi disordini politici. Un'analisi particolareggiata del sistema poliziesco del nostro paese bersaglio rivelerà probabilmente un problema di composizione: dopo aver suddiviso le forze della polizia in reparti «duri» e “malleabili” possiamo individuare cospicue suddivisioni « dure » tra gli elementi “malleabili”.

La nostra rassegna ha dimostrato come soltanto una piccola parte delle forze di polizia possa con una certa probabilità intervenire contro di noi, e di essa è probabile che un'ancor più piccola parte sia disposta a farlo con qualche entusiasmo. La tendenza naturale della polizia sarà quella di lasciare che la crisi finisca, mentre i singoli individui eviteranno di compromettere la propria posizione nei confronti dei possibili, futuri superiori. II colpo di Stato può benissimo essere pianificato come un'operazione militare, ma non implicherà, a meno che non fallisca in parte o totalmente, alcun effettivo combattimento. Così, il fatto che la polizia non sia pesantemente armata, non spiega fondamentalmente la sua scarsa capacità di intervento, in confronto all'esercito. La reale differenza tra l'una e l'altro sta nel loro grado di integrazione nella società civile. (Mentre nell'esercito possono venire a determinarsi una ideologia e una mentalità collettive che sono divergenti da quelle dei civili, o anche opposte, la polizia è di solito troppo intimamente coinvolta nella vita civile perché questo possa avvenire.)

Ciò può costituire sia un vantaggio sia un ostacolo, dal nostro punto di vista. Da un canto, l'eccentricità dell'esercito significherà che un regime può conservare la propria presa nel mondo chiuso degli accantonamenti militari, pur perdendola nella società in genere.

Questo può senz'altro ostacolare il nostro reclutamento, ma, d'altro canto, potrebbe accadere l'opposto, cioè potremmo constatare che l'esercito è fondamentalmente contrario a un governo accettato invece da gran parte dell'opinione pubblica. Il reclutamento delle nostre forze nella polizia sarà sempre più difficile che nell'esercito. In primo luogo, il più basso livello della disciplina (automatica) significherà che il reclutamento di un ufficiale può non portare dalla nostra parte anche i “suoi” uomini. Inoltre, il fatto che il poliziotto vive tra il pubblico significherà che la dinamica interna generabile nel mondo chiuso di una unità militare si dissiperebbe in questo ambiente più aperto; e l'effetto a “palla di neve”, che porterebbe a noi intere unità dopo una misura limitata di infiltrazione, non funzionerà. Tutti questi fattori stanno a attestare una cosa sola: lo scarso grado di capacità di intervento (a nostro favore, così come contro di noi) e la difficoltà di incorporazione indicano al contempo che mentre l'esercito dovrebbe essere penetrato, la questione delle forze di polizia può essere risolta, difensivamente, dopo il colpo di Stato. Ci occuperemo ora della neutralizzazione dei servizi di sicurezza.


NEUTRALIZZAZIONE DEI SERVIZI DI SICUREZZA


I servizi di sicurezza del paese bersaglio saranno numericamente le più piccole tra le difese professionali dello Stato, ma spesso anche le più pericolose. A differenza dalle forze armate e dalla polizia. i servizi di sicurezza tenteranno attivamente di identificare le minacce di disfatta presentate da gruppi come il nostro; a differenza dalle forze armate e dalla polizia, le loro organizzazioni, lo spiegamento e il personale non possono di solito essere studiati dall'esterno e la loro stessa esistenza può non esserci nota. Quasi ogni Stato ha qualche sorta di « servizio segreto » e può disporre di parecchie di queste organizzazioni che agiscono sia all'interno sia all'esterno del territorio nazionale e che fino ad oggi sono state denominate con il termine nebuloso di «servizi di sicurezza ». Il nostro primo compito è quello di tentare di identificarle in modo più preciso.

È ben noto che l'animale burocratico, al suo stato naturale, presenta determinate e caratteristiche modalità di comportamento: si espande nelle dimensioni e estende la propria sfera d'azione, fino a quando non sia frenato da qualche forza esterna. Questo freno viene di solito esercitato dalla burocrazia finanziaria, che asseconda i propri istinti opponendosi allo sviluppo di ogni altra organizzazione burocratica. Altrettanto importante, come fattore limitativo. è la pressione concertata delle singole burocrazie, ciascuna delle quali lotta per conservare ed estendere il proprio territorio.

L'effetto cumulativo di queste pressioni è di limitare in una certa misura l'espansione della burocrazia come un tutto e forse, senza di esse, tutti gli abitanti dei paesi progrediti sarebbero ormai alle dipendenze della burocrazia statale.

Queste pressioni agiscono debolmente, o non agiscono affatto. nel caso dei servizi di sicurezza: i loro bilanci sono stanziati da parecchi ministeri diversi e rimangono di solito segreti, per mi non è possibile conoscerli facilmente e tanto meno ridurli: altre organizzazioni burocratiche non possono impedire ai servizi segreti di cacciare di frodo nei loro territori, perché spesso non è possibile identificarne le attività e dichiararle, così, vietate. Infine, il prestigio di cui godono spesso gli agenti segreti di ogni specie consente loro il più delle volte di trasgredire norme cui altri burocrati devono ubbidire e di agire in ogni settore dell'attività sociale.

Il risultato di questa libertà è prevedibile: in molti paesi, i servizi di sicurezza si sono ingranditi in modo più dinamico e più disordinato del resto della burocrazia e tendono a avere sfere di attività che si sovrappongono.

Lo zoologo, prima di studiare i suoi esemplari, li classifica e cerca di metterli in relazione con le specie note più affini. Ci atterremo a questa procedura sia in termini funzionali (generalmente applicabili a tutti i paesi) sia in termini organizzativi (specifici per ciascuno di essi).


SCOPO DEI SERVIZI SEGRETI


I servizi segreti raccolgono e analizzano informazioni, di dominio pubblico o no, di ogni genere e, a causa dell'alto grado di conoscenze specializzate che è spesso necessario, molti servizi diversi possono agire in questo campo, che di conseguenza è il più gremito di tutto il settore. Informazioni tattiche militari (che cosa sta facendo il possibile nemico?) possono essere raccolte da servizi separati che agiscono per le tre branche delle forze armate; nelle nazioni marittime per tradizione, il servizio dello spionaggio navale è spesso il più grande e il più complesso. Le informazioni strategiche (che cosa sta progettando il possibile nemico?) possono costituire il campo d'azione di servizi separati e concorrenti alle dipendenze dello stato maggiore generale, del ministero della Guerra e del ministero degli Esteri. Le informazioni scientifiche possono essere raccolte dal dicastero che si occupa della “scienza” e anche da enti specializzati ai quali sono affidati settori particolari, come l'energia atomica, l'aeronautica e le telecomunicazioni. Le informazioni economiche sono uno dci peggiori settori di doppioni, con uffici dedicati alla raccolta di dati demografici, dell'energia e agricoli, che agiscono contemporaneamente al dicastero dell'economia in genere. Le informazioni politiche possono essere raccolte apertamente dal ministero degli Esteri, per il tramite del servizio diplomatico e anche segretamente mediante un apposito servizio.


SCOPO DEL CONTROSPIONAGGIO


Il controspionaggio deve impedire le attività sopraelencate e può essere affidato sia a servizi generici sia a servizi specializzati. I militari possono avere un loro servizio di controspionaggio, così come può averlo ogni branca delle forze armate. Il ministero degli Interni avrà quasi sempre un servizio per la “cattura delle spie” (come il servizio di sicurezza del Home Office) e enti particolari avranno un servizio per proteggere i loro impianti (ma tali servizi raramente andranno al di là dello stadio della normale polizia). Dal nostro punto di vista, questo settore sarà il più importante.

Potremmo, qualora non riuscissimo a conservare la nostra posizione di sicurezza, entrare in contatto con:

a) l'organizzazione di polizia, come lo Special Branch in Inghilterra o il FBI negli Stati Uniti,

b) il ministero interessato, e

c) gli enti militari. Gran parte della nostra preparazione e del nostro lavoro di infiltrazione non avrà caratteri distintivi rispetto al lavoro che potrebbe essere svolto da un servizio segreto straniero e entrerà pertanto nella sfera d'azione dei servizi di controspionaggio.

Questo comprende il contatto con i servizi segreti nemici, allo scopo di fornire loro informazioni volutamente errate o di sconvolgerne l'organizzazione. È improbabile che questo lavoro venga svolto da più di un servizio perché richiede un controllo preciso all'estremo delle operazioni. Il servizio deve essere una sottosezionc di uno degli organi summenzionati, ma per funzionare in modo efficiente deve poter esercitare una certa autorità su tutti i servizi concorrenti, specie su quelli che agiscono contro i servizi segreti nemici e che, rispetto al controspionaggio, sono come un macellaio in confronto a un chirurgo.


SICUREZZA [POLITICA] INTERNA


Ecco un altro settore sensibile, dal nostro punto di vista. Il suo scopo specifico è quello di impedire precisamente ciò che ci proponiamo di fare: il rovesciamento del governo. In molti paesi esiste una polizia politica” con agenti sia in uniforme sia segreti; può dipendere dalla burocrazia del ministero degli Interni o dalla più alta leadership politica sia direttamente sia, negli Stati a partito unico. per il tramite del partito. Altrove, nei regimi più o meno democratici, la polizia ha una sezione politica, come in Francia, in Italia e nella Germania occidentale. e il suo scopo essenziale consiste nella sorveglianza dei gruppi estremisti. Nelle dittature militari, la sfera d'azione del servizio informazioni militare si estende spesso a questo settore; in taluni paesi, il servizio cui è affidata la protezione fisica della suprema leadership può comprendere un servizio informazioni oltre a fornire le guardie del corpo.


INFORMAZIONI INTERNE


Questo compito è svolto dai servizi informazioni, assegnati alla polizia e alle forze paramilitari dello Stato. Così in Italia, a parte la polizia (pubblica sicurezza), che ha una squadra “politica” i paramilitari carabinieri dispongono a loro volta di un servizio informazioni (SIFAR) che, sebbene si interessi essenzialmente dell'attività di controinformazione militare, agisce anche nel settore della politica interna.

Il nostro comportamento in questa giungla burocratica sarà puramente difensivo, a meno che non abbiamo una « linea diretta » con l'uno o l'altro dei servizi di sicurezza. Se cosi stessero le cose, il servizio di sicurezza in questione ci fornirebbe un «paravento» ideale per tutte le nostre attività. In mancanza di una cosi fortunata coincidenza, non cercheremo di assicurarci una « linea diretta » infiltrando un qualsiasi servizio di sicurezza, perché in tal caso esiste il gravissimo pericolo che il servizio in questione sfrutti ogni contatto per infiltrare noi. È questa una procedura standard cui si attengono i servizi di sicurezza e le tecniche difensive elementari impiegate nell'infiltrare le forze armate (sostituzioni, comunicazioni in un sol senso, eccetera) non riusciranno probabilmente a funzionare nel loro caso.

Allo scopo di organizzare un'operazione sicura, ci atterremo a tutte le norme derivanti dalla supposizione fondamentale che ogni informazione sulla nostra attività è una fonte di pericolo non appena esiste fuori delle menti del ristretto gruppo direttivo. Da ciò derivano tutte le normali procedure: a) nessuna informazione deve essere comunicata, se non verbalmente; b) nessuna informazione deve essere comunicata se non sulla base di quanto è “necessario “ sapere; c) tutte le comunicazioni dal gruppo direttivo agli affiliati devono aver luogo soltanto in un solo senso; d) nessuna attività deve essere svolta da chi appartiene al gruppo direttivo quando sia possibile affidarla a un elemento esterno.

Queste norme sono semplici e ben note; il problema consiste nell'attenersi ad esse sotto la pressione dell'attività e le emozioni che essa genera. Le più delicate delle nostre attività saranno l'approccio e la persuasione di nuovi affiliati del colpo di Stato, e la natura dei servizi di sicurezza può rendere ancora più grande il pericolo; in molti paesi, alcuni servizi di sicurezza sono celati entro organi amministrativi in apparenza dediti a compiti tutt'altro che appassionanti; là ove, come nel caso del servizio segreto della tesoreria degli Stati Uniti, ciò rispecchia una convenienza amministrativa, il fatto è ben noto; in altri casi, tuttavia, il sistema del “servizio entro il servizio” è deliberato.

Possiamo per conseguenza tentare inconsapevolmente di infiltrare un servizio “sicuro” e scoprire che abbiamo a che fare con un servizio di sicurezza. Una sola cosa possiamo fare, elencare alcune delle attività nelle quali è “naturale” che si “formino” servizi di sicurezza: servizi di censimento e cartografici, servizi centrali bancari anticontraffazione, direzioni delle poste, uffici stampa, uffici doganali e dell'immigrazione, nonché l'organizzazione fiscale.

Non si deve ritenere che tutta la nostra organizzazione debba crollare automaticamente se viene penetrata da un servizio di sicurezza. [25] Se ci siamo attenuti alle procedure di sicurezza, è probabile che soltanto una piccola parte di tutti i nostri preparativi sia identificata e che, per conseguenza, il loro scopo ultimo possa non essere scoperto. Anche se si scoprisse che è in corso di preparazione un colpo di Stato, il servizio di sicurezza può aspettare prima di intraprendere un'azione qualsiasi, allo scopo di catturare tutti i suoi organizzatori, e una volta che si decidesse potrebbe essere troppo tardi.

Non appena le nostre squadre saranno all'opera ed attueranno effettivamente il colpo di Stato, potrà essere troppo tardi perché i servizi di sicurezza si oppongano a noi dal punto di vista delle «informazioni», mentre la loro capacità combattiva sarà di solito irrilevante in confronto a quella delle unità dell'esercito che noi avremo incorporato. Infine, i servizi di sicurezza politici sono necessariamente sensibili alle tendenze politiche e potrebbero decidere di unirsi al gruppo che prepara un colpo di Stato, sapendo che quest'ultimo è bene organizzato e pronto a impadronirsi del potere.


Note:

1. La terminologia della meccanica celeste non dovrehhe oscurare le inevitabili deformazioni che danno luogo all'equilibrio delle forze.

2. l conflitti tra i boliviani armati delle miniere di stagno e l'esercito, conclusisi con la rivoluzione del 1952, costituiscono una delle pochissime eccezioni.

3. Secondo il vecchio calendario; altrimenti, marzo e, poco più sotto, novembre.

4. Vedi il capitolo quarto, in cui i' esaminata la neutralizzazione delle forze politiche.

5. L'astuto direttore del Monde contraddisse l'asserzione di de Gaulle, secondo la quale esiste\'a una sola superpotenza, gli Stati Uniti, facendo rilevare come ve ne fossero sempre due, gli Stati Uniti e la CIA.

6 ATALLAH R., “Six jours d'irresponsabilité”, in ]eune Afrique, n. 343, 6 agosto 1967, pp. 1!1-15. Inoltre, Der Spiegel, 23 ottobre 1967.

7. Tranne la piccola fazione “cinese” del partito B'aath c della comunità alawita.

8. È spassoso rilevare che l'ex presidente a vita Sukarno le aveva inviate laggiù allo scopo di opporsi alla federazione malese nel “confronto” che il nuovo governo, in ultimo, liquidò.

9. I “comandanti” saranno di solito gli ufficiali operativi dell'unità interessata, ma non è sempre necessariamente così. Vedi la nota seguente.

10. Gli ufficiali sono superflui in misura stupefacente. Sia in Francia sia in Russia molti ufficiali abbandonarono le loro unità dopo le rispettive rivoluzioni, eppure gli eserciti di entrambe le nazioni parvero dar prova di un improvviso accrescimento della loro efficienza. Certo, le azioni militari francesi dopo il 1789 costituirono un grande miglioramento rispetto ai trent'anni precedenti e altrettanto si può dire di quelle russe dopo il 1917.

11. Il problema è reso p complesso dal fatto che i piani di sviluppo sono in genere imperniati intorno a un unico grande progetto, che attrae gran parte dell'attenzione del paese ... nonché i capitali. I paesi “donatori” si oppongono di solito alla frammentazione dei progetti industriali tendente a placare i risentimenti locali, e ciò complica ulteriormente il problema politico.

12. Il complotto “sionista” in Polonia agli inizi del 1968 e l'eterno conflitto tra Ungheria e Romania a causa delle province transilvane sono esempi particolari di un problema generale.

13. Fa eccezione alla regola la Nigeria, ove le nazioni costiere sono assai più progredite ma minori di numero degli hausa dell'interno, e questa è la causa delle complicazioni.

14. Uno degli indizi di pericolo consistette nel fatto che Kassem incominciò a definire i suoi avversari politici “fascisti hitleriani” (sic). Adolf Hitler è una figura popolare presso quasi tutte le sfumature dell'opinione araba e sol!amo una sconsiderata trasposizione delle abitudini sovietiche avrebbe potuto indurre all'impiego di questo epiteto.

15. I colonnelli, naturalmente, hanno sempre avuto una parte molto importante nei colpi di Stato militari, ma si è trattato di colpi di Stato organizzati da essi stessi. II nostro scopo è quello di servirei di ufficiali dell'esercito, ed è meno probabile che i capitani si sostituiscano a noi nel colpo di Stato di quanto potrebbe accadere se venissero reclutati ufficiali superiori.

16. In una zona fittamente popolata, con estesi impianti di telecomunicazioni civili e un sistema di trasporti assai sviluppato, anche questa cifra potrebbe essere raggiunta soltanto con grande fatica.

17. Dicendo reati ci riferiamo a infrazioni delle leggi del paese, e questo significa cose diverse in paesi diversi; si pensi ad esempio alle leggi sudafricane sulla residenza e a quelle sovietiche sulle pubblicazioni.

18. Nella primavera del 1968 la Préfecture de Police è stata fusa amministrativamente con la Sûreté.

19. Ma a Parigi la giurisdizione del servizio segreto della Sûreté è limitata ufficialmente alle stazioni ferroviarie.

20. Forze regionali (circa centomila uomini), forze popolari (circa trentamila uomini), gruppi irregolari di difesa civile (circa ventimila uomini), la normale polizia e la polizia militare, che si ritiene sia una élite.

21. Naturalmente, la frammentazione della polizia negli Stati Uniti è stata determinata in vasta misura dalla delibera/li intenzione di negare il governo federale come possibile strumento di tirannia. Al giorno d'oggi, però, la conseguenza principale del sistema è quella di impedire alla polizia di svolgere un'attività efficiente, come nel caso dello “strangolatore di Boston”.

22. Vedi però l'Appendice A.

23. La mentalità collettiva della polizia sarà naturalmente alquanto più complessa di quanto si lascia capire qui a titolo di esempio.

24. Vedi più avanti.

25. L'Ohrana, la polizia segreta zarista. era efficientissima e aveva infiltrato il partito bolscevico e altri partiti rivoluzionari, senza però impedirne l'attività. Roman Malinovskij, il capo dell'organizzazione bolscevica in Russia lino al 1914, lavorava per I'Ohrana e i bolscevichi redigevano la Pravda, il cui direttore era a sua volta uno dei loro agenti. Ciò, sia detto di sfuggita, in seguito diede una lieve plausibilità alle accuse che furono fatte ai processi di Mosca e secondo le quali i vecchi capi bolscevichi erano stati per tutta la vita alle dipendenze di servizi segreti stranieri (di solito quello inglese).

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